C’è qualcosa che si muove a sinistra? Si, il centro, col Quirinale sullo sfondo
- Postato il 2 febbraio 2025
- Politica
- Di Blitz
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C’è qualcosa che si muove a sinistra? Si, il centro. La voglia è tanta: si vorrebbe fare in fretta, ma non è facile un ritorno all’antico.
La “rivoluzione” di Elly Schlein ha un seguito, la nuova corrente non si lascia intimidire dalla vecchia guardia.
D’altronde, se ricordiamo come è arrivata la segretaria in via del Nazareno, ci si renderà conto che non è un’impresa semplice quella di tacitare la new generation. Il nuovo corso ha idee ben diverse da quelle che oggi vorrebbero riportare il Pd sulla vecchia strada.
Si sentono forti, alle Europee hanno avuto un gran successo, mai si era arrivati a toccare e superare il 24 per cento. Che cosa significa tutto questo? Che la base renderà cara la pelle se i Dc di una volta volessero riportare il partito a quello che era ai tempi dell’Ulivo.
La lezione, chiara e indiscutibile, arrivò proprio il giorno in cui il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, voluto dalla gerarchia del Pd, venne clamorosamente sconfitto da chi con il vertice dei dem non aveva nulla a che fare.
Quando il Pd ha svoltato a sinistra
“Non ci hanno visti arrivare”, esclamò la Schlein: parole dirette più ai compagni di una volta che ai suoi fedelissimi che l’avevano voluta a tutti i costi, a dispetto di uomini e donne che non avevano ottenuto in precedenza un buon risultato.
Eppure, nonostante la svolta sia stata clamorosa, Elly Schlein non vive oggi giorni tranquilli. A muoversi contro non sono stati nostalgici senza un gran seguito, ma personalità che hanno avuto nel partito una enorme influenza. Basterebbe citare un sole nome per far tremare le gambe alla segretaria: quello di Romano Prodi che dopo essere stato in silenzio per molti mesi, si è riaffacciato ora sul panorama politico italiano. Insieme con altri esponenti di tutto rispetto come Graziano Del Rio.
Il progetto vorrebbe fare un passo indietro, ridare al Pd un volto antico che guardi maggiormente al centro ed abbandoni l’idea di un partito di sinistra-sinistra. Perché? Il ragionamento dei “ribelli” non fa una grinza: “Abbiamo perso gran parte dei voti di quelli che oggi vengono considerati astensionisti. Si debbono recuperare.
In che modo? Virando al centro, appunto, per tranquillizzare la gente che ci ha dimenticato ed ha preferito rimanersene a casa il giorno delle elezioni?”Non è uno scherzo di poco conto, Elly l’ha intuito subito e ha cercato di correre ai ripari intervenendo su tutto avendo nel mirino sempre il governo di Giorgia Meloni. “Con l’operazione Albania ha fallito tre volte, sta portando il paese alla deriva, deve andarsene da Palazzo Chigi”.
Niente di nuovo e di convincente, tanto è vero che i sondaggi stanno portando la maggioranza a superare il trenta per cento con Giorgia che è sempre più nel cuore degli italiani.
“Dobbiamo andare avanti, non ci dobbiamo farci spaventare da queste chiacchiere che non hanno valore”, sostiene la maggioranza.
E’ logico che stando ai numeri, i veri nemici della Schlein gongolano e tentano di convincere quell’opinione pubblica sconcertata dalla furiosa lite tra politica e magistratura.
Quirinale on my mind
Ma anche “il nuovo Pd” spostato al centro, non gliela farebbe da solo a battere la destra. Rinasce l’idea del campo largo sulle orme di quell’Ulivo che portò Romano Prodi a Palazzo Chigi dopo aver sconfitto un colosso come Silvio Berlusconi.
Per non essere fraintesi, riteniamo che oggi più che mai sia ricominciata una campagna elettorale in vista non solo delle politiche del 2027, ma di un traguardo ben più importante: quello del Quirinale.
In questo ultimo periodo, la Meloni ha dovuto attenuare il suo progetto più ambito: il premierato arrivato buon secondo dopo che l’elezione diretta del capo dello Stato aveva subìto un freno.
Che cosa si prefigge in cuor suo la premier? Sfilare alla sinistra il Colle. Se uno dei suoi (dell’alleanza con la Lega e Forza Italia) riuscisse a sedersi su quell’ambita poltrona, per l’opposizione i tempi diventerebbero duri perché dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, il presidente della Repubblica è stato sempre scelto dalla sinistra o dal centro sinistra. Se la svolta clamorosa dovesse avvenire, il potere della destra aumenterebbe fino ad una data che nemmeno il più ottimista degli ottimisti potrebbe prevedere.
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