C'è chi dice sì ai militari. Altro che Bologna, sentite la rettrice dell’Unimore: “Noi con più di 600 studenti cadetti”
- Postato il 5 dicembre 2025
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni
C'è chi dice sì ai militari. Altro che Bologna, sentite la rettrice dell’Unimore: “Noi con più di 600 studenti cadetti”
Se l’Università di Bologna si sfila dal corso di Filosofia che gli aveva chiesto di organizzare l’Accademia militare di Modena, c’è un’università emiliana, quella di Modena e Reggio Emilia (Unimore) che quest’opzione non la toglie affatto dal tavolo. Anzi, la prende sul serio. Complice una nuova rettrice che non ha alcuna remora a parlare di accordi con la difesa, che ha esperienza nelle collaborazioni con i bersagli preferiti dei collettivi (le aziende israeliane, la Nato). E che non sembra essere disposta ad assecondare le richieste più bislacche provenienti dal corpo studentesco. Oltre a un’abitudine, quella dell’ateneo modenese-reggiano, a interloquire con le Forze armate. Se ne è avuta una prova ieri, all’inaugurazione dell’850esimo anno accademico dell’ateneo, alla presenza del presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Fresca fresca di polemica che aveva appena colpito l’Alma mater, la nuova rettrice Rita Cucchiara, insediatasi da poche settimane, ha preso la parola per delineare il percorso dell’università. E in mezzo alla prolusione ha fatto cenno, senza alcun tipo di imbarazzo, alla collaborazione proficua con l’Accademia militare di Modena, “con cui lavoriamo da molti decenni”, ha ricordato Cucchiara. Specificando che “abbiamo un’offerta didattica diversificata, 96 corsi di studio di cui uno in collaborazione con l’Accademia militare, quello di Scienze strategiche, anche se più di 600 cadetti sono iscritti ai nostri corsi comprese le facoltà di medicina, ingegneria e tante altre”.
Quando l’Università di Bologna ha detto no al corso di Filosofia per gli allievi dell’Accademia militare di Modena, la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha rassicurato: “Il corso si farà”. E subito, la ministra, ha dato a intendere di voler creare qualcosa di nuovo nel panorama italiano: “Un gruppo interforze delle università dell’Emilia-Romagna, guidato dall’ateneo di Modena-Reggio Emilia, per rispondere in modo efficace alle esigenze formative degli allievi dell’Accademia”.
In effetti, anche per venire meno al pretesto dei “costi logistici” di organizzare un corso a Bologna, l’Università di Modena e Reggio Emilia avrebbe tutti i titoli per subentrare. E le parole di Cucchiara di ieri non sono affatto casuali. La rettrice è un ingegnere con un curriculum molto vasto nel campo della visione artificiale e dell’intelligenza artificiale. Ma soprattutto, dopo essere stata eletta rettrice, ha iniziato a suscitare una serie di mal di pancia nelle realtà pro Pal perché, secondo una ricostruzione condivisa anche da gruppi come i “Giovani palestinesi italiani”, sarebbe “vicina a Israele”. Motivo? Nel corso della sua attività professionale, Cucchiara ha annoverato diverse collaborazioni con le università israeliane. Nel 2019, da direttrice del Laboratorio Nazionale AIIS (Artificial intelligence and intelligent systems) ha visitato Israele per stringere accordi con l’Università di Tel Aviv. “Intendiamo iniziare una collaborazione a lungo termine su diversi temi sia metodologici sia applicativi che possano coinvolgere università e centri di ricerca italiani e israeliani nonché l’industria di entrambi i paesi”, disse all’epoca Cucchiara. La docente si era recata in Israele anche nel 2022 per la ECCV-European conference on computer vision. E ha lanciato ELLIS, “un laboratorio di ricerca sulle AI multicentrico composto di unità e istituti situati in Europa e in Israele”. Ma tra le collaborazioni portate avanti dalla professoressa ci sono anche progetti Nato come il programma di riconoscimento facciale BESAFE – Behavioral learning in surveilled areas with feature extraction, in collaborazione con la Hebrew University di Gerusalemme. Più tutta una serie di attività di ricerca, sempre dell’Unimore, che prevedevano la collaborazione con la Difesa italiana e statunitense. Una vasta expertise che al collettivo rosso “Kamo” ha fatto coniare l’espressione “Modena fabbrica della guerra”. E ha reso la rettrice una specie di bersaglio perfetto per le contestazioni dei gruppi che si oppongono a qualsiasi tipo di ricerca in ambito militare
Eppure Cucchiara, pur riconoscendo, come ha fatto ieri, che il mutare degli assetti geopolitici possa portare al congelamento di alcune collaborazioni a livello internazionale, sembra essere l’antitesi rispetto al modello Bologna, dove di “militari nelle aule” si preferisce non sentir parlare. “Qui ne abbiamo più di 600”. Quasi a voler dire: non ce ne vergogniamo affatto.
Continua a leggere...