Caso Mara Favro, i familiari contro l’archiviazione: “Non si è uccisa”

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – I familiari della 51enne di Susa, Mara Favro, sono convinti: «Non si è uccisa». La donna scomparsa nella notte tra il 7 e l’8 marzo 2024 è stata ritrovata senza vita esattamente un anno dopo ai piedi di un dirupo a Gravere. Per questo la famiglia si è formalmente opposta alla richiesta di archiviazione presentata dal procuratore aggiunto Cesare Parodi.

A rappresentarli è l’avvocato Roberto Saraniti, che ha depositato un documento di diciotto pagine in cui ricostruisce i punti ancora oscuri della vicenda: contraddizioni nelle testimonianze, lacune investigative e presunte menzogne da parte dei due indagati per omicidio e occultamento di cadavere, Vincenzo Milione e Cosimo Esposto, rispettivamente titolare ed ex pizzaiolo della pizzeria “Don Ciccio”, dove Mara aveva lavorato la sera prima di sparire.

Le incongruenze nelle versioni degli indagati

Nell’atto di opposizione, Saraniti sottolinea che Milione avrebbe dichiarato di aver ricevuto un’ispezione dei carabinieri la notte della scomparsa, ma di tale controllo non esiste alcun riscontro ufficiale.
Allo stesso modo, non è mai stato trovato il messaggio con cui Mara avrebbe annunciato la decisione di licenziarsi a lui e a Esposto.

L’avvocato richiama poi un passaggio chiave delle intercettazioni: una conversazione particolarmente tesa in cui Esposto urla a Milione che «non ne vuole sapere» della vicenda di Mara Favro, arrivando a minacciare di denunciarlo perché «lui non voleva essere mezzo in mezzo» e non gliene «importava nulla di quel che avesse fatto» la donna scomparsa.
Un dialogo che, secondo i familiari, dimostrerebbe un legame più complesso e un clima di tensione nelle ore successive alla sparizione.

I dubbi sull’ipotesi del suicidio

La famiglia Favro e il loro legale contestano con forza anche la tesi del suicidio legato a presunti disturbi bipolari.
Secondo Saraniti, questa versione non sarebbe compatibile con la documentazione medica né con le testimonianze di chi, nei giorni precedenti alla scomparsa, aveva visto Mara serena e sorridente.

Le richieste al giudice: nuovi esami e sopralluoghi

Nell’opposizione all’archiviazione, Saraniti chiede al giudice di disporre ulteriori accertamenti tecnici e scientifici, tra cui:

  • la ricerca di cellule epiteliali e tracce biologiche sui vestiti rinvenuti;

  • analisi delle tracce ematiche e delle lesioni sui tessuti;

  • verifica dei residui sotto le scarpe per capire se provengano dal luogo del ritrovamento o da un altro ambiente;

  • un nuovo sopralluogo con metal detector per cercare il telefono mai ritrovato e possibili nuovi resti scheletrici.

L’obiettivo, spiega il legale, è «ricostruire con maggiore precisione gli ultimi movimenti di Mara e verificare l’eventuale coinvolgimento di terze persone».

“È ipotizzabile un ritorno a Susa con qualcuno”

Per la famiglia, la morte di Mara Favro non sarebbe frutto di un gesto volontario, ma «della mano di qualcun altro».
Nell’atto si legge infatti che, anche se Milione ed Esposto potrebbero non essere direttamente responsabili della morte, «è ipotizzabile che Mara sia rientrata a Susa su un veicolo condotto da un soggetto a oggi ignoto».

Una pista che, secondo Saraniti, merita di essere approfondita prima di chiudere definitivamente le indagini.

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