Caso Dulbecco, gli avvocati: «Bruni e Garofalo sono due eroi, chiariremo tutto»
- Postato il 5 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Caso Dulbecco, gli avvocati: «Bruni e Garofalo sono due eroi, chiariremo tutto»
La difesa degli avvocati di Andrea Bruni ed Eugenio Garofalo al centro dell’inchiesta in corso a Catanzaro alla Renato Dulbecco: «Sono due eroi»
«ANDREA Bruni ed Eugenio Garofalo sono due eroi. Ricordate gli anni del Covid, i medici in prima linea per salvare vite negli ospedali, nei reparti di terapia intensiva? Bruni e Garofalo erano tra quei medici». All’altro capo del telefono, a parlare, è l’avvocato Enrico Morcavallo, legale – insieme al collega Antonio Gerace – dei professori Andrea Bruni ed Eugenio Garofalo, medici rianimatori e docenti universitari, il primo all’Unical e il secondo all’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Entrambi rimasti coinvolti nell’inchiesta che pochi giorni fa ha colpito l’Azienda ospedaliera universitaria ‘Dulbecco’ di Catanzaro e in particolare il team di oculistica del primario Vincenzo Scorcia. Per gli oculisti, l’accusa è, a vario titolo, di aver ‘privatizzato’ le liste d’attesa dell’ospedale, garantendo corsie preferenziali a chi andava in visita privatamente da Scorcia e si vedeva chiedere cifre importanti, che andavano da 300 a 500 euro.
A Bruni e Garofalo, invece, si contesta d’aver svolto attività extra moenia non autorizzate da ospedale e università o comunque incompatibili. Entrambi sono stati destinatari di un provvedimento di sequestro beni: 62mila euro per Bruni, 76mila per Garofalo. «Chiariremo tutto nelle sedi opportune, i nostri assistiti hanno fatto tutto alla luce del sole» assicurano gli avvocati, che si preparano a ricorrere al Riesame contro i sequestri.
CASO DULBECCO, LE ATTIVITÀ EXTRA MOENIA DI BRUNI E GAROFALO
I fatti contestati, dicono gli avvocati di Bruni e Garofalo, si riferiscono al periodo del Covid. Entrambi freschi di specializzazione, vengono assunti – e in tutta fretta, vista l’emergenza – dall’ospedale Mater Domini di Catanzaro con un co.co.co. Un contratto precario, sottolineano gli avvocati, compatibile con l’assunzione di incarichi in strutture extraospedaliere. «I nostri assistiti hanno lavorato senza risparmiarsi durante l’emergenza Covid, – spiega Morcavallo – senza vaccini, senza tutele, senza malattia. In quei mesi concitati, segnati da un’assoluta carenza di medici e di rianimatori in particolare, sono stati chiamati a operare in altre strutture». In veste, in alcuni casi, di esperti: ad esempio per aiutare strutture e cliniche private a definire i protocolli di sicurezza, nell’era Covid. Da strutturati – il loro percorso, in università, inizia da ricercatori di tipo B, a cavallo tra 2020 e 2021 – «non hanno prestato attività extra moenia».
Quanto alle imprese di cui erano soci, «i regolamenti d’ateneo e la stessa Crui ribadiscono che è consentito a docenti universitari esser soci di capitale e ai nostri assistiti – rimarcano gli avvocati – si applicano le norme della legge Gelmini, non quelle della dirigenza medica». La struttura in questione – Unicalab – «non è accreditata – aggiungono – con la Regione».
CASO DULBECCO: BRUNI E GAROFALO «PROFESSIONISTI STIMATI»
Gli avvocati ripercorrono i curricula – già piuttosto importanti – dei loro assistiti. «Vogliamo solo ricordare che sono stati loro nel 2021 a portare a Catanzaro l’Ecmo, la procedura di ossigenazione extracorporea a membrana, salvavita nei casi di insufficienza respiratoria e cardiaca. – spiegano – Al sud era presente solo a Bari e Palermo. I dottori Bruni e Garofalo hanno fatto la formazione a Monza, consentendo poi al Mater Domini di diventare Centro Ecmo. Ad oggi sono state eseguite oltre 200 procedure, con un tasso di sopravvivenza del paziente dell’80%, tra i più alti d’Italia. Il reparto di Terapia intensiva del Mater Domini (oggi Dulbecco, ndr) è un’eccellenza riconosciuta e un punto di riferimento regionale anche grazie al loro lavoro. È l’unica rianimazione che fa mobilità attiva: durante il Covid, per l’Ecmo, ha avuto in cura un paziente arrivato da un’altra regione d’Italia, trasferito d’urgenza su un aereo militare».
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IL PRIMARIATO A COSENZA
I riflettori in queste ore si sono accesi anche sull’assunzione di Andrea Bruni come primario dell’Unità operativa di Terapia intensiva e Rianimazione dell’Annunziata di Cosenza. Bruni ha preso servizio il primo luglio, giorno in cui esplodeva la notizia delle indagini.
Dubbi e sospetti, legati all’età del medico – a 38 anni tra i più giovani primari d’Italia – e all’amicizia con il governatore Roberto Occhiuto, a cui lo lega la lunga militanza nell’Udc. «Il professor Bruni ha vinto una posizione da ordinario di Anestesiologia bandita dall’Università della Calabria, per il corso di laurea in Medicina che, come noto, è in convenzione con l’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
Diventando ordinario ha quindi acquisito il primariato. – ribattono gli avvocati, respingendo ogni illazione al riguardo – Prima però di diventare ordinario, il professor Bruni, come il collega Garofalo, ha dovuto ottenere l’abilitazione scientifica nazionale, rilasciata da una commissione nazionale formata da docenti universitari del settore, in base a una serie di requisiti stringenti».
Vi rientrano il numero di pubblicazioni scientifiche, le citazioni in studi di colleghi, l’h-index, un indicatore bibliometrico che misura la produttività e l’impatto di un ricercatore, le collaborazioni con enti di ricerca. Bruni e Garofalo, spiegano gli avvocati, hanno oltre 120 pubblicazioni, un h-index che sfiora i 30 e migliaia di citazioni, oltre a essere titolari di brevetti. Sono gli unici in Calabria ad avere l’abilitazione da ordinario nel settore e quindi il requisito per partecipare al concorso dell’Unical. Bruni è stato l’unico partecipante. Nessun candidato, però, da fuori regione? «Non è strano; – replicano gli avvocati – dirigere un reparto come la Terapia intensiva in un ospedale calabrese non è probabilmente al momento un incarico appetibile fuori».
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Caso Dulbecco, gli avvocati: «Bruni e Garofalo sono due eroi, chiariremo tutto»