Caso Congi, l’Asp: «Documenti secretati», Caterina Perri: «Cosa avete da nascondere»?

  • Postato il 2 settembre 2025
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Caso Congi, l’Asp: «Documenti secretati», Caterina Perri: «Cosa avete da nascondere»?

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Morte Serafino Congi, l’Azienda sanitaria di Cosenza ha consegnato i documenti in Procura e non può renderli pubblici perché secretati. Ma Caterina Perri incalza: «Cosa avete da nascondere?»


COSENZA – Né l’esito della relazione, né la cartella clinica che l’Asp dice di non avere più a disposizione. L’intero caso di Serafino Congi, l’uomo deceduto il 4 gennaio scorso per un infarto mentre, dopo ore di attesa, era in ambulanza, è in mano alla Procura di Cosenza e l’Asp, quindi, non può rilasciare nulla alla famiglia dopo otto dolorosissimi mesi. Così dice la direzione generale dell’azienda sanitaria, in risposta alle richieste di Caterina Perri, riportate in una lunga intervista nei giorni scorsi sul Quotidiano.

Una nota stringata che parte con la «profonda vicinanza e rispetto nei confronti della signora Caterina Perri e delle sue figlie per la perdita del signor Serafino Congi, evento che ha segnato profondamente la comunità di San Giovanni in Fiore».
Ma l’operazione trasparenza sugli esiti dell’indagine interna è sostanzialmente impossibile. Secondo l’Asp tutto sarebbe secretato, compresa la cartella clinica. «Gli atti richiesti – scrive – sono stati trasmessi agli organi competenti e non possono essere consegnati ai familiari in quanto potrebbero condizionare o influenzare il procedimento penale in corso nonché il regolare svolgimento delle attività ispettive».

Qui un primo dubbio: le attività ispettive sarebbero state chiuse tre mesi fa o sono ancora in corso? E perché?
Stesso vale per la cartella clinica che è «stata posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria e pertanto non è nella disponibilità dell’Azienda». E i registri digitali aziendali? E ancora: «L’Asp conferma di aver collaborato pienamente con la magistratura e di aver trasmesso tutte le risultanze agli organi competenti. Non appena le condizioni normative e procedurali lo consentiranno, saranno fornite ai familiari le informazioni richieste attraverso gli strumenti previsti dalla legge.
In questa fase l’Asp di Cosenza mantiene un atteggiamento di prudenza e rispetto, confidando che le indagini facciano piena luce sull’accaduto».

CATERINA PERRI: «COSA C’È DA NASCONDERE?»

Un silenzio «indecoroso e ingiustificabile» da parte dell’Asp, replica la vedova Congi. «Sono trascorsi ben otto mesi dalla morte di Serafino Congi, giovane padre di famiglia, doppiamente vittima di un sistema malato: l’assenza di sanità in Calabria con un servizio di emergenza urgenza, in molti casi, rivelatosi una trappola di morte e l’omertà imperante sulle circostanze che ne hanno determinato la tragica fine».

La cruda realtà è che nel sistema di emergenza-urgenza calabrese «persino il trasporto del paziente va in tilt e dove si muore perché le ambulanze non arrivano o, quando arrivano, partono con inaccettabile ritardo, rispetto a patologie tempo-dipendenti. Per non dire della carenza di personale medico e delle gravi insufficienze organizzative nei Pronto Soccorso territoriali».
«Rispetto alla grave irreparabile perdita subita dalla nostra famiglia e al profondo impatto emotivo, determinato dalla tragica perdita di Serafino nella comunità di San Giovanni in Fiore ed in Calabria, abbiamo chiesto giustizia e verità».

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Il punto non è la magistratura «le cui risultanze attendiamo con rispettosa attesa», Ma il fatto che non si conoscono gli esiti dell’indagine interna. «Dopo mesi di ripetute sollecitazioni pubbliche – insiste Caterina Perri – della famiglia, della stampa, di numerose associazioni, cosa fa l’Asp di Cosenza? Esce allo scoperto, ma lo fa nel peggiore dei modi. Calpestando i principi di correttezza e trasparenza in palese violazione della legge 241/90, a cui le amministrazioni pubbliche devono improntare la loro attività ed i rapporti con i cittadini». Un comportamento «omissivo» e «a dir poco irrispettoso della memoria di un giovane professionista e padre di famiglia, vittima di un sistema malato».

«L’Asp ricorre all’espediente di nascondere le proprie responsabilità amministrative dietro l’indagine della Procura che, come dovrebbe essere noto anche ai dirigenti dell’Asp, svolge in autonomia le sue indagini in maniera del tutto indipendente e scevra dalle risultanze dell’indagine interna dell’Asp. D’altronde, a riprova di ciò, non mancano precedenti.

L’Asp di Cosenza è tenuta a rendere pubbliche le risultanze dell’indagine interna ed a comunicarle alla famiglia che ne ha fatto esplicita e formale richiesta. Sia chiaro una volta per tutte: non ci si può continuare a nascondere. Sono inammissibili comportamenti così gravi ed irriguardosi che alimentano inquietanti interrogativi.
Quali sono i motivi che spingono a tanto un’amministrazione pubblica che dovrebbe garantire imparzialità, trasparenza e rispetto della legalità? Perché l’Asp non rende pubblici gli atti. Cosa c’è da nascondere? Cosa e chi bisogna coprire?».

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