Caso Almasri, Nordio minaccia sanzioni contro un magistrato critico: “Si è permesso di indicare i miei errori”

  • Postato il 18 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 3 Visualizzazioni

“L’altro giorno un magistrato in servizio si è permesso di indicare su un giornale tutti gli errori fatti dal ministro nel caso Almasri. Che un magistrato si permetta di censurare su un giornale le cose che ho fatto, in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri. Potrebbe essere oggetto di valutazione“. Dal palco dell’evento di FdI “Parlate di mafia”, intervistato dal direttore del Tempo Tommaso Cerno, il ministro della Giustizia Carlo Nordio arriva a minacciare di sanzioni disciplinari un magistrato che “si è permesso” (parole sue) di criticarne le scelte. Il bersaglio della sua ira è Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale in Cassazione e a lungo dirigente apicale proprio al ministero di via Arenula (è stato capo di gabinetto del ministro M5s Alfonso Bonafede) che in un’intervista pubblicata mercoledì da Repubblica ha dato la propria opinione tecnica sulla vicenda in relazione alla quale Nordio è indagato per favoreggiamento e omissione d’atti d’ufficio. “I magistrati sono convinti di godere di una impunità tale da poter dire quello che vogliono. Questo rimane fino a che non faremo una riforma, perché non c’è sanzione di fronte a esondazioni improprie”, attacca il Guardasigilli.

Ma quali sono le “esondazioni” di Piccirillo, le frasi per cui servirebbe addirittura “chiamare gli infermieri”? A leggere l’intervista è difficile trovarle: il magistrato si limita a dare un (argomentato) punto di vista sul caso del torturatore libico, arrestato su mandato della Corte penale internazionale e poi, dopo pochi giorni, liberato e riportato in Libia su un volo di Stato. “Credo che non vi fossero valide ragioni giuridiche per non convalidare l’arresto e non consegnarlo alla Corte penale internazionale”, spiega il pm alla luce della propria esperienza specifica nel settore (è stato anche direttore del Dipartimento affari di giustizia, quello direttamente responsabile sulla cooperazione internaziomale). Una parte importante delle critiche di Piccirillo, peraltro, è rivolta non al ministero ma alla Corte d’Appello di Roma, che ha scarcerato il libico a causa della mancata trasmissione del mandato d’arresto da parte del governo: i giudici, spiega, hanno dato “una lettura gravemente lacunosa delle norme rilevanti in questa materia”, perché “l’arresto era convalidabile senza attendere alcuna iniziativa ministeriale”. In ogni caso, afferma, le giustificazioni date da Nordio in Parlamento sul fatto che il mandato fosse ineseguibile perché formalmente viziato “sono prive di fondamento giuridico”.

Tanto basta al ministro per rilanciare il suo progetto di “chiudere la bocca” ai magistrati che si esprimono pubblicamente in modo sgradito, già esplicitato negli scorsi mesi. Rispondendo a un’interrogazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, infatti, il ministro aveva annunciato di voler introdurre un illecito disciplinare per vietare alle toghe di “tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o il prestigio dell’istituzione giudiziaria”. E ancora prima aveva provato a inserire in un decreto legge un illecito per obbligare giudici e pm ad astenersi dai processi quando sussistono generiche “gravi ragioni di convenienza“, impedendo loro di esprimere la propria opinione sui temi che trattano per lavoro.

Le parole di Nordio innescano la dura reazione dell’Associazione nazionale magistrati. “Esprimiamo sdegno e viva preoccupazione per le dichiarazioni rese dal ministro della Giustizia”, si legge in una nota firmata dalla giunta dell’organismo di rappresentanza delle toghe. “Che il titolare del dicastero della Giustizia possa ritenere che l’espressione pubblica del pensiero di un magistrato in servizio meriti l’intervento degli “infermieri” o diventi oggetto di valutazione disciplinare rappresenta un fatto grave, incompatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto. La libertà di manifestazione del pensiero”, ricorda l’Anm, “è garantita dalla Costituzione. Purtroppo, da parte del ministro, si registra un uso ricorrente della minaccia disciplinare, evocata come uno strumento di pressione e intimidazione nei confronti di decisioni sgradite o legittime critiche”. “Criticare”, prosegue la nota, “non significa offendere, e dissentire non equivale a mancare di rispetto. La libertà di espressione non può essere compressa né svilita attraverso prospettive di riforma che assumono il volto della ritorsione o attraverso un improprio ricorso agli strumenti disciplinari. La critica, anche aspra, alle decisioni ministeriali non può essere scambiata per lesa maestà. Le parole del ministro confermano, purtroppo, ciò che l’Anm denuncia da tempo: il vero obiettivo della riforma sembra essere quello di intimidire, indebolire e infine ridurre al silenzio la magistratura. Siamo stati, e restiamo, disponibili al confronto. Ma non possiamo accettare che ci venga imposto il silenzio”, concludono i magistrati.

Ancora prima era intervenuto Giovanni Zaccaro, giudice di Corte d’Appello a Roma e segretario di Area, la maggiore corrente progressista delle toghe: “Il ministro Nordio approfitta di un dibattito sulla mafia per intimidire i magistrati che osano criticare il suo operato. Ha calato la maschera: il suo modello è Trump che licenzia i magistrati che indagano i suoi amici. Per fortuna in Italia c’è ancora la Costituzione che ha consentito alla magistratura di non farsi intimidire dal terrorismo, dalle mafie e dai poteri economici e mediatici. Non sarà per questo che il ministro la vuole riformare?”, chiede. Critico anche Ernesto Carbone, consigliere Csm in quota Italia viva: “Piuttosto che fare chiarezza” sulla vicenda Almasri, “il ministro preferisce intimidire un magistrato Auspicare una riforma che privi della libertà di espressione diventa a questo punto un problema per la democrazia. Piuttosto ci dica come e con chi ha gestito il rimpatrio del criminale libico”, attacca. Dalla politica insorge il Pd: “A Nordio non basta colpire ogni giorno l’indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri. Ora il Guardasigilli, che dovrebbe prendere atto della insostenibilità della sua posizione, vorrebbe chiudere la bocca ai magistrati. Diciamo invece al ministro: eviti minacce, parli piuttosto anche lei. Invece di fuggire, di non dire la verità alie Camere, venga in Parlamento a spiegare tutte le gravi omissioni del ministero da lei guidato sul gravissimo caso Almasri”, dichiara il senatore Walter Verini.

Con la stessa intervista Nordio riesce ad attirarsi la reprimenda persino di un suo alleato politico, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, avvocato vicino alla Lega. Il ministro ha dichiarato, riferendosi ai magistrati, che “se non sei iscritto a una corrente non hai nessuna possibilità non dico di carriera, ma neanche di essere ascoltato. Se tu invece ha in una corrente di queste il tuo padrino, il tuo protettore, anche quando finisci davanti alla Sezione disciplinare c’è una stanza di compensazione, perché ne arrivano sempre quattro insieme, è difficile che ne arriva uno da solo, così Tizio protegge il suo, Caio anche”. Parole che hanno spinto Pinelli a intervenire, per quanto in modo felpato, a difendere l’onorabilità della Disciplinare, che lui stesso presiede di diritto. “Non è mia abitudine commentare le interviste del ministro Nordio, il quale esercita il proprio diritto costituzionalmente garantito di libertà di manifestazione del proprio pensiero o comunque di critica politica, sostenuto peraltro dall’alto ruolo istituzionale che egli ricopre”, scrive in una nota. Mi limito a rilevare che, nell’esperienza acquisita quale presidente della sezione disciplinare del Csm, l’attività da essa compiuta si è caratterizzata, grazie alla serietà e competenza di ciascun componente, dall’analisi rigorosa degli atti e dalla applicazione dei principi di diritto, senza alcuna influenza sulle decisioni prese legata all’eventuale appartenenza a gruppi associativi o a presunte camere di compensazione, a cui allude il ministro Nordio”.

L'articolo Caso Almasri, Nordio minaccia sanzioni contro un magistrato critico: “Si è permesso di indicare i miei errori” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti