Caso Almasri, Meloni evita il Parlamento, via libera alla diretta tv
- Postato il 5 febbraio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Caso Almasri, Meloni evita il Parlamento, via libera alla diretta tv
L’informativa alla Camera sul caso Almasri affidata ai ministri Carlo Nordio, Giustizia, e Matteo Piantedosi, Interno
Niente Meloni in Parlamento e diretta tv accordata solo in extremis.. Il governo cerca di mettere la sordina al “caso Almasri”, il leader libico che, secondo la corte dell’Aia, sarebbe implicato in 34 omicidi ed è accusato di aver violentato un bambino. Oggi, mercoledì 5 febbraio, alle 12.15, a spiegare alla Camera com’è stato possibile arrestare il leader africano e poi rilasciarlo 2 giorni dopo, lo scorso 21 gennaio, saranno i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
ALMASRI, LE TENSIONI CON LA MAGISTRATURA
L’opposizione aveva richiesto che l’informativa venisse trasmessa in diretta, ma per ottenerla serviva l’unanimità. Forza Italia e Lega si sono opposti. Solo in serata è arrivato il via libera. La riunione dei capigruppo ha confermato quanto era già filtrato nei giorni scorsi.
Giorgia Meloni, paragonata dalla sorella Arianna a Frodo, il piccolo eroe fragile e ingenuo chiamato a salvare l’umanità, per una volta non sfiderà l’oscuro Signore di Mordor e manterrà un profilo basso.
Eviterà così di esporsi in prima persona su una questione assai imbarazzante che le è già costata l’iscrizione nel registro degli indagati (e non un avviso di garanzia, come erroneamente la premier ha comunicato via social).
«Sulla diretta televisiva qualcuno in maggioranza non era d’accordo – ha chiosato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani – Il governo non scappa dal Parlamento, non c’era nessuna volontà dilatoria, l’informativa sarà tenuta da due ministri molto importanti, capaci di dare le risposte adeguate».
Lo scaricabarile sui giudici della Corte d’Appello che avrebbero deciso, in totale autonomia, la scarcerazione del capo della polizia giudiziaria libica, ha creato non poca tensione con la magistratura. Per la “compagnia dell’Anello”, come Arianna Meloni ama definire il cerchio magico che sostiene la sorella Giorgia, non sarà semplice spiegare come mai per Almasri – che ha iniziato il suo viaggio per l’Europa, volando da Tripoli a Londra – è stato bypassato il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale con una maggioranza di due giudici a uno, per crimini contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga.
TANTE LE RISPOSTE SU ALMASRI CHE DOVRANNO DARE I MINISTRI
Tante le risposte che i due ministri dovranno dare: Almasri è stato rilasciato su disposizione della Corte d’Appello a causa di un errore procedurale? La Corte internazionale non aveva in precedenza trasmesso gli atti al nostro Guardasigilli Nordio?
L’arresto non è stato «preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale; ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti della Questura di Torino, e che, a oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito», si legge nell’ordinanza della corte di Appello di Roma, che ha disposto l’immediata scarcerazione.
Nello stesso giorno il comandante libico è stato rimpatriato dall’Italia su un volo di Stato e portato in trionfo dai sostenitori festanti.
«Stiamo cercando, e non abbiamo ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti», si è limitata a commentare fino a questo momento la Corte dell’Aia.
LE MOTIVAZIONI DEL GOVERNO
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo il 23 gennaio scorso in Senato a un question time, ha confermato che il comandante libico è stato rimpatriato a Tripoli «per urgenti ragioni di sicurezza» con un provvedimento di espulsione, «vista la pericolosità del soggetto».
Il governo contesta anche la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico.
Anche in queste ore la premier Giorgia Meloni ha fatto notare che il provvedimento è scattato dodici giorni dopo l’inizio del viaggio di Almasri in giro per l’Europa, quando il libico aveva già attraversato Regno Unito, Belgio e Germania superando i controlli. Nei mesi scorsi risulta essere stato anche in Francia, Olanda e Svizzera.
Dura l’opposizione. Riccardo Ricciardi, capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle: «Giorgia Meloni si nasconde dietro i suoi ministri. Non si capisce perché, se vengono i suoi ministri, la Meloni non venga in aula. Continua a scappare».
L’ATTACCO DELLE OPPOSIZIONI
Duro anche il Pd. La capogruppo alla Camera Chiara Braga: «L’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi era il minimo dovuto, a fronte del fatto che la scorsa settimana è stata annullata. Non capiamo per quale motivo, essendo lei nelle stesse condizioni dei suoi ministri, rifiuti di venire in Parlamento per spiegare, ad esempio, quali sono le ragioni di sicurezza, il motivo per cui non ha posto il segreto di Stato. C’è il tentativo continuo di sfuggire».
Non è tenera con la premier Italia viva. Davide Faraone: «Quello che non si spiega è perché i due ministri possano venire, mentre la presidente del Consiglio no, e, soprattutto. perché la scorsa settimana non potevano riferire in Parlamento mentre questa settimana sì. Ma non dobbiamo farci troppe domande davanti al governo delle incongruenze».
La capogruppo di Avs, Luana Zanella: «Abbiamo insistito perché fosse la premier a riferire in Aula, il governo manda invece Nordio e Piantedosi. Ha fatto il minimo, ma noi abbiamo dovuto combattere una settimana per averli». Anche nel magnifico e puro mondo di Frodo l’Anello può essere troppo pesante.
Il Quotidiano del Sud.
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