Caso Almasri, il Tribunale dei ministri ha chiesto documenti anche ai Servizi segreti
- Postato il 15 marzo 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non solo il ministero della Giustizia e la direzione centrale immigrazione del Viminale. Nelle scorse settimane il Tribunale dei ministri di Roma, che sta indagando sulla vicenda del rimpatrio del generale libico Osama Njeem Almasri, ha chiesto di acquisire documentazione anche alle Agenzie di sicurezza, ossia agli uffici dei Servizi segreti italiani. L’indagine è quella a carico della premier Giorgia Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e di quello della Giustizia Carlo Nordio e del sottosegretario con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano. Sono tutti stati iscritti per favoreggiamento e peculato, il solo Nordio anche per omissione di atti d’ufficio. Il fascicolo era stato aperto dalla Procura di Roma – che poi lo ha trasmesso al Tribunale dei ministri – sulla base dell’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti. L’atto dovuto del procuratore Francesco Lo Voi è diventato nella narrativa di Meloni un atto ostile: è noto il video in cui la premier, dando notizia dell’inchiesta a suo carico, parlava di Lo Voi come lo stesso procuratore del “fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona”. Di lì le solite avvertenze: “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire”.
Nel frattempo il Tribunale dei ministri ha iniziato a inviare i decreti di esibizione: alla Direzione centrale immigrazione e polizia delle frontiere del Dipartimento di Pubblica Sicurezza e anche al ministero della Giustizia, alla Corte d’Appello e alla Procura generale di Roma. Sono stati dunque acquisiti i documenti che servono per ricostruire quanto accaduto tra l’arresto del generale libico in un albergo di Torino all’alba del 19 gennaio scorso su mandato della Corte penale internazionale che lo accusa di torture e il suo ritorno a casa a bordo di un aereo di Stato dopo la scarcerazione da parte della Corte di Appello di Roma il 21 gennaio. Scarcerazione motivata per vizi procedurali e in particolare per le “mancate interlocuzioni” intercorse con il ministero della Giustizia.
Documenti sono stati chiesti, nelle scorse settimane, anche alle Agenzie di sicurezza, in particolare l’Aise. Segnale questo che il Tribunale dei ministri vuole fare chiarezza sull’utilizzo del Falcon 900 a disposizione dei Servizi segreti (che hanno eseguito le indicazioni governative). Per questo i magistrati potrebbero aver chiesto carteggi e interlocuzioni che ci sono state nell’organizzazione di quel viaggio o anche delucidazioni sulle informazioni in possesso degli 007 nel momento in cui Almasri era arrivato in Italia.
Per il ministro Piantedosi le modalità di rimpatrio del libico erano in linea con quanto avvenuto in altri casi e con governi diversi. L’aereo era volato già nella mattinata del 21 da Ciampino a Torino, prima che la Corte d’appello disponesse la scarcerazione di Almasri. Ciò, ha spiegato Piantedosi nelle scorse settimane, “rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario (ivi compreso l’attuale trasferimento in altro luogo di detenzione) che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico”. I “motivi di sicurezza dello Stato” sono alla base del provvedimento di espulsione. Il Tribunale dei ministri ha 90 giorni per effettuare attività di indagine. Secondo quel che risulta al Fatto, nessuno degli indagati è stato finora convocato per un eventuale interrogatorio. A fine aprile si saprà se il fascicolo verrà archiviato o trasmesso con relazione motivata al procuratore Lo Voi, affinché chieda l’autorizzazione a procedere.
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