Caso Almasri, il relatore in Giunta chiede si proceda contro Nordio, Piantedosi e Mantovano: “Hanno agito per mero opportunismo politico”
- Postato il 24 settembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Concedere l’autorizzazione a procedere per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, coinvolti nell’indagine sul caso Almasri. Sono le conclusioni attese del deputato Pd Federico Gianassi, che da relatore della Giunta per le autorizzazioni della Camera ha esposto oggi la sua relazione. Il documento, che sarà votato in Giunta il prossimo 30 settembre, condanna duramente i membri dell’esecutivo, accusato di aver compiuto “una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero”. La condotta dei ministri Nordio e Piantedosi, così come del sottosegretario Mantovano, “ha determinato una grave violazione degli obblighi internazionali dell’Italia e ha compromesso l’interesse superiore della comunità internazionale a vedere perseguiti i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità”, scrive ancora Gianassi.
Osama Njeem Almasri è stato arrestato il 19 gennaio scorso a Torino e rimpatriato in Libia due giorni dopo, nonostante su di lui pendesse un mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra. La procura della Cpi accusa quindi il governo italiano di non aver rispettato i propri obblighi, impedendo alla giustizia internazionale di agire. Per questo il Tribunale dei ministri chiede l’autorizzazione a procedere contro Mantovano, Nordio e Piantedosi, ipotizzando a vario titolo i reati di omissione di atti d’ufficio, concorso in favoreggiamento e peculato.
L’esito giudiziario è scontato: l’Aula negherà l’autorizzazione a procedere. Politicamente, però, la scelta fatta a fine agosto dal presidente della Giunta, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Devis Dori, di nominare relatore della pratica un esponente dell’opposizione come Gianassi, può produrre l’effetto di tenere accessi i riflettori sul caso Almasri ancora a lungo. Come previsto, infatti, la relazione del deputato dem e avvocato fiorentino alla prima legislatura è dura nei confronti dell’esecutivo, insistendo sulla gravità delle condotte di Nordio, Piantedosi e Mantovano e sulle loro contraddizioni in Parlamento. La sua relazione sarà chiaramente bocciata dal centrodestra già in Giunta il prossimo 30 settembre e a quel punto si procederà alla nomina di un nuovo relatore, questa volta di centrodestra.
Intanto però il documento redatto da Gianassi resta. E le accuse sono appunto pesanti: “Alla luce di quanto emerso, deve affermarsi che i Ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano non abbiano perseguito né un interesse costituzionalmente rilevante né un preminente interesse pubblico, ma abbiano compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali”, si legge nelle conclusioni della relazione. “La debolezza del Governo rispetto a potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni generiche – prosegue il relatore – non sono sufficienti per consentire alla Giunta di concedere ai Ministri accusati di avere violato la legge l’immunità dal processo penale“.
Gianassi aggiunge: “La loro condotta ha determinato una grave violazione degli obblighi internazionali dell’Italia e ha compromesso l’interesse superiore della comunità internazionale a vedere perseguiti i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità. Le scriminanti previste dall’articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989 non possono dunque trovare applicazione“. “Resta, infine, la responsabilità politica di avere occultato la natura reale delle decisioni assunte, presentandole al Parlamento come inevitabili conseguenze giuridiche, quando in realtà sono state il frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne“, sottolinea ancora la relazione. Gianassi quindi conclude: “Una condotta che ha minato la credibilità internazionale dell’Italia e la trasparenza interna del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento”.
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