Caso Abedini, dopo la liberazione di Cecilia Sala il ministro Nordio chiede la revoca del carcere per l’ingegnere iraniano arrestato
- Postato il 12 gennaio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha depositato alla Corte d’Appello di Milano la richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere per Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne ingegnere e imprenditore svizzero-iraniano detenuto nel penitenziario milanese di Opera dopo essere stato arrestato a Malpensa il 16 dicembre scorso. Su Abedini pende una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, che lo accusano di aver fornito ai Pasdaran iraniani componenti elettronici usati per realizzare un attentato terroristico contro militari in Giordania. La sua vicenda è strettamente legata a quella di Cecilia Sala, giornalista italiana arrestata a Teheran il 19 dicembre come ritorsione per la detenzione di Abedini e liberata mercoledì scorso dopo venti giorni di reclusione nel durissimo carcere di Evin.
Chiedendo la liberazione di Abedini, Nordio ha fatto uso di una precisa prerogativa attribuitagli dal codice di procedura penale: il ministro della Giustizia, nel procedimento di estradizione, può infatti in ogni momento ottenere l’applicazione o la revoca di una misura cautelare. La richiesta di convertire la custodia in carcere negli arresti domiciliari era già stata depositata a fine anno dal difensore dell’iraniano: la Corte d’Appello avrebbe dovuto decidere mercoledì 15 gennaio, ma la Procura generale aveva dato parere negativo. Nelle ore successive alla liberazione di Sala, Nordio aveva partecipato a un vertice a palazzo Chigi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, in cui, secondo i retroscena, si era parlato proprio della richiesta di scarcerazione: il Guardasigilli però aveva negato, dicendo che l’incontro non aveva “niente a che vedere” con la vicenda (video).
In un comunicato, il ministero di via Arenula afferma che la decisione di liberare Abedini è basata su motivazioni squisitamente giuridiche, e in particolare sul cosiddetto “obbligo di doppia incriminazione“: “In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”, si legge. Infatti, sostiene il ministero, “non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano” la prima accusa delle tre rivolte al’ingegnere, quella di “associazione a delinquere per violare l’Ieepa”, International Emergency Economic Powers Act, una legge che consente al presidente Usa di confiscare beni e vietare transazioni commerciali al di fuori dei confini nazionali, nel caso rapprentino una “minaccia straordinaria” alla sicurezza del Paese.
“Quanto alla seconda e terza condotta”, prosegue il comunicato, “rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale a una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta a oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.
L'articolo Caso Abedini, dopo la liberazione di Cecilia Sala il ministro Nordio chiede la revoca del carcere per l’ingegnere iraniano arrestato proviene da Il Fatto Quotidiano.