Casabona, nuove emergenze e voto di scambio per l’ex sindaco da rivalutare
- Postato il 14 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Casabona, nuove emergenze e voto di scambio per l’ex sindaco da rivalutare
I motivi della decisione della Cassazione che ha annullato l’ordinanza per voto di scambio nei confronti dell’ex sindaco di Casabona
CASABONA – Nuove emergenze investigative sul presunto voto di scambio da rivalutare, mentre il consiglio comunale di Casabona è ormai sciolto per infiltrazioni mafiose. Si conoscono i motivi della decisione con cui la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio, in relazione alle esigenze cautelari, l’ipotesi di voto di scambio politico-mafioso a carico di Franco Seminario, ex sindaco di Casabona e noto esponente del Pd. Seminario è imputato, oltre che di voto di scambio politico-mafioso, anche di concorso esterno in associazione mafiosa, ipotesi già esclusa, sempre sotto il profilo cautelare, dal Tribunale del riesame di Catanzaro.
L’ex sindaco è però tra i 14 imputati per i quali la Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta che travolse il Comune, ormai sciolto per condizionamenti mafiosi, e sgominò la presunta ‘ndrina dei Tallarico, articolazione a Casabona del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò.
CASABONA, CHIAVI DI LETTURA
In cambio di denaro, ma anche e soprattutto di appalti e assunzioni, la ‘ndrangheta, secondo l’accusa, avrebbe garantito un pacchetto di voti alla lista “Ripartiamo” che candidava a sindaco Seminario e stravinse.
Davanti alla Suprema Corte, l’avvocato Pino Napoli ha sostenuto che il voto di scambio si basa su alcune intercettazioni estrapolate da un contesto di conversazioni che non trascritte dagli investigatori e che sarebbero di segno contrario rispetto alla chiave di lettura fornita dalla Dda.
Una parte delle doglianze della difesa accolta dai giudici. Per esempio, circa la conversazione intercettata tra un esponente del sodalizio mafioso e sua moglie, alcuni colloqui intercettati sarebbero da interpretare con riferimento al rapporto professionale preesistente tra Seminario e la donna. Seminario la aveva assistito in quanto legale e per questo la donna diceva che se lui avesse messo da parte alcune pratiche non lo avrebbe votato. Inoltre, non sarebbe stata provata la consapevolezza, da parte di Seminario, dell’appartenenza mafiosa del marito.
IL PATTO ELETTORALE
La frase «Dopo le elezioni facciamo quello che dobbiamo fare»? Sarebbe stata pronunciata da Seminario, sostiene la difesa, quando le liste elettorali erano state ormai chiuse e Salvatore Palmieri, che non si era candidato in quanto parente del presunto capo bastone Luigi Tallarico, ipotizzava un riavvicinamento politico alla coalizione.
I carabinieri, osserva la difesa, non avrebbero però trascritto la parte della conversazione intercettata in cui Seminario, quando chiede a Palmieri se Tallarico sia “tranquillo” e Palmieri risponde “tranquillismo”, tronca la conversazione affermando «faccia quello che vuole». Altri colloqui, secondo la difesa, sarebbero da riesaminare perché non comproverebbero sostegno elettorale a Seminario da parte della ‘ndrina. Inoltre, non ci sarebbe intercessione mafiosa nell’assunzione di un dipendente presso la ditta che aveva l’appalto dei rifiuti.
NIENTE FAVORI
E circa l’operatività della ditta edile della famiglia Tallarico in area Pip, pur essendo esclusa dalla white list, non sarebbero emerse irregolarità compiute da Seminario. Analogamente non sarebbe provato l’interessamento dell’ex sindaco per alcune assunzioni al Comune, compresa quella di un parente di Tallarico.
Dalle produzioni difensive emergerebbe che «Seminario, nello svolgimento del mandato, non ebbe affatto un atteggiamento di favore verso il Tallarico, non solo perché durante il suo mandato nessun incarico fu mai affidato alle ditte riconducibili alla famiglia Tallarico, ma anche perché, come documentato, il Comune di Casabona resistette in giudizio alle pretese creditorie del Tallarico relative a lavori eseguiti per conto dell’ente».
Anche per questo i supremi giudici hanno disposto l’annullamento con rinvio dell’ordinanza di custodia cautelare.
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