Casabona, insediata la Commissione d’accesso antimafia

  • Postato il 15 novembre 2024
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Casabona, insediata la Commissione d’accesso antimafia

Comune di Casabona

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Insediata la commissione d’accesso antimafia a Casabona dopo l’arresto di sindaco e assessore nell’operazione Nemesis


CASABONA – Commissione d’accesso antimafia a Casabona. L’ha nominata la prefetta di Crotone, Franca Ferraro, a un mese dall’arresto del sindaco Francesco Seminario, noto esponente Pd, e dell’assessore Anselmo De Gaetano nell’ambito dell’operazione Nemesis, con cui i carabinieri e la Dda di Catanzaro ritengono di aver fatto luce sul patto tra la politica e la ‘ndrina dei Tallarico, articolazione a Casabona del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò. A indagare su eventuali condizionamenti mafiosi sul Comune saranno il viceprefetto di Crotone Luigi Guerrieri, la maggiore dei carabinieri Rossella Pozzebon, comandante della Compagnia di Crotone, il tenente Giuseppe Rausa, della Guardia di finanza di Catanzaro.

La commissione avrà tre mesi di tempo (prorogabili fino ad altri tre mesi) per gli accertamenti e potrà avvalersi di ulteriori rappresentanti delle forze di polizia. I tentacoli delle cosche si erano già allungati sul Comune tanto da determinare lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel 2018, alcuni mesi dopo la mega operazione “Stige”.

L’INCHIESTA

La notizia del nuovo accesso antimafia era nell’aria poiché l’inchiesta ha travolto il consiglio comunale, peraltro sottoposto a commissariamento ordinario in seguito a dimissioni di massa. La Dda ha concluso l’inchiesta nei giorni scorsi. Tra gli indagati (in tutto 14) non sottoposti a misure cautelari ci sono l’ex vicesindaco Leonardo Melfi e l’ex consigliere comunale Vincenzo Poerio, all’epoca dei fatti contestati direttore di un istituto di credito a Catanzaro. Spiccano le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio per l’ex sindaco (la prima ipotesi è stata però esclusa dal Tribunale del riesame che ha concesso a Seminario gli arresti domiciliari).

Il PATTO

«Dopo le elezioni facciamo quello che dobbiamo fare», è l’intercettazione chiave. Lo diceva Seminario, che avrebbe poi stravinto le elezioni, nell’ottobre 2021, con oltre il 60 per cento dei consensi. In cambio di denaro, ma anche e soprattutto di appalti e assunzioni, la ‘ndrangheta avrebbe garantito un pacchetto di voti alla lista “Ripartiamo” che candidava a sindaco Seminario. La ‘ndrina, dal canto suo, avrebbe rassicurato Seminario che un parente del presunto reggente del clan, Carlo Mario Tallarico, Tallarico non si sarebbe candidato nello schieramento opposto, “Il Bene in Comune”, capeggiato dal candidato Domenico Capria, in modo tale da spostare pacchetti di voti a sostegno del sindaco poi eletto. Tra gli assunti al Comune anche l’ingegnere Francesco Alessio, figlio di Domenico Alessio, il capoclan ucciso nella strage del giugno ’96.

LEGGi ANCHE: Operazione Nemesis, dal presunto patto con i clan ai “favori” per appalti e assunzioni – Il Quotidiano del Sud

I FAVORITISMI

Favoritismi poi alla Edil Tallarico di Ludovico Tallarico, figlio di Carlo Mario, ritenuta impresa di riferimento del clan, alla quale il sindaco avrebbe consentito di operare in area Pip pur avendo a suo tempo la commissione straordinaria del Comune dichiarato la decadenza di una convenzione e pur essendo stata esclusa dalla white list. Tra le contestazioni a Seminario anche l’assegnazione di un alloggio popolare a un esponente del clan e l’impegno, insieme al vicesindaco, per evitare sanzioni dopo il rinvenimento di un allaccio abusivo alla rete elettrica presso il cantiere della ditta dei Tallarico. Impegno, quello del sindaco, volto anche ad agevolare la costituzione di una coop in seno al Comune che poi assunse un affiliato.

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