Carne e impatto ambientale: un piano fattibile

  • Postato il 5 novembre 2024
  • Di Focus.it
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Sappiamo che un drastico ripensamento al nostro consumo di carne avrebbe effetti desiderabili sulla salute nostra e del Pianeta. Ma anche una moderata riduzione della produzione di questo alimento porterebbe a enormi benefici dal punto di vista ambientale, attraverso un uso più avveduto della risorsa-suolo. In base a una nuova analisi pubblicata sulla rivista scientifica PNAS, un taglio alla produzione di carne nei Paesi a più alto reddito - per una riduzione del 13% totale della produzione - consentirebbe di rimuovere dall'atmosfera 125 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, una quantità maggiore del totale delle emissioni globali di combustibili fossili degli ultimi tre anni.. L'importante è "dove". I benefici deriverebbero dalla riduzione del terreno destinato a pascolo, che sarebbe lasciato di nuovo libero per la crescita di foreste capaci di assorbire la CO2. Il trucco è focalizzarsi sulle regioni con il maggiore potenziale di sequestro di carbonio: aree che un tempo erano occupate da foreste e che, rimossi gli animali da pascolo, potrebbero ritornare alla loro naturale vocazione.. Dove operare? Un team di scienziati del Dipartimento di Studi ambientali dell'Università di New York ha sfruttato tecnologie di telerilevamento per analizzare la produttività dei pascoli (ossia la quantità di foraggio prodotta ogni anno su determinate porzioni di suolo) e capire quali aree siano più efficienti e dove invece si potrebbero operare riconversioni di suolo. «Anche se due aree diverse possono far ricrescere la stessa quantità di alberi per il sequestro di carbonio, ora possiamo sapere quanto pascolo, quindi quanta produzione di carne bovina, dovremmo perdere in ogni area per far ricrescere quegli alberi» spiega Johannes Piipponen, dottorando presso l'Università di Aalto in Finlandia e coautore dello studio. . A ogni area il suo compito. Dato che sappiamo che dobbiamo ridurre consumo e produzione di carne, le mappe prodotte dagli scienziati hanno permesso di individuare le aree dove sarebbe più conveniente iniziare. I Paesi a reddito alto e medio-alto sarebbero i candidati ideali per una prima riduzione del numero di capi allevati, perché qui si trovano alcune delle aree da pascolo a produttività ridotta, dove per esempio l'erba cresce in stagioni molto brevi; allo stesso tempo, in queste stesse aree potrebbero crescere foreste lussureggianti con suoli profondi e in grado di sequestrare grandi quantità di CO2. Al contrario, in altre regioni come per esempio il Sud America, dove l'erba nei pascoli cresce tutto l'anno e dove sono prodotte grandi quantità di foraggio, si potrebbe aumentare l'efficienza con cui gli animali sono nutriti e allevati, così da tamponare le riduzioni rese necessarie nei Paesi ad alto reddito.. Sognare in grande. Questa ottimizzazione della produzione non sostituirebbe certo i doverosi tentativi di ridurre la nostra dipendenza dalla carne e i tagli alle emissioni dannose. Ma darebbe un contributo importante contro la crisi climatica. E ci si potrebbe anche spingere un po' oltre: rimuovendo ovini, bovini e altri animali da pascolo da tutte le aree che potrebbero ospitare foreste native (non degradate), si potrebbero eliminare 445 gigatonnellate di CO2 dall'atmosfera entro fine secolo - l'equivalente di oltre 10 anni di emissioni fossili ai ritmi attuali. Questo approccio permetterebbe di mantenere comunque gli animali da pascolo sulle praterie e sui pascoli aridi, dove le foreste non crescono facilmente. Il tutto, riducendo la quantità globale di animali da allevamento di meno della metà..
Autore
Focus.it

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