Carlo Nicolato: l'offensiva mediatica dei tagliagola all'angolo
- Postato il 31 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Carlo Nicolato: l'offensiva mediatica dei tagliagola all'angolo
L'omicidio a sangue freddo in Svezia di Salwan Momika, il rifugiato iracheno che nel 2023 bruciò il Corano per protesta, è stato accolto con gioia e soddisfazione tra gli islamici. Sui social è già un tripudio di inshallah e Allah akbar, insomma di “giustizia è fatta”. D'altronde in gran parte dei Paesi islamici l'insulto al profeta e la blasfemia, ivi compresa la profanazione delle sacre scritture, sono punibili con la morte e non c'è punizione più simbolica di una pena capitale che venga comminata non tanto da uno Stato e da un boia ufficiale, ma da una provvidenziale mano sconosciuta che rappresenta la richiesta di giustizia di un mondo intero, quasi che quella mano comune sia stata guidata da milioni di fedeli e da Allah stesso. Chi sia stato a far materialmente fuori a colpi di rivoltella Momika, mentre pare stesse girando un video in casa sua, è tuttora ignoto. Si teme anche ci possa essere dietro una «potenza straniera», dicono le autorità svedesi riferendosi forse alla Turchia che ai tempi, anche a causa di quell'incidente, si era anche messa di traverso sull'entrata della Svezia stessa nella Nato.
Ma non è così importante, è il gesto che conta e in questo caso è altamente simbolico, di grande portata mediatica perché ancora una volta avvisa chi non la pensa come loro, cioè il mondo occidentale, che chi non si allinea, chi si ostina a credere che l'Islam non sia esattamente una religione di pace, è destinato prima o poi a una brutta fine. Così come sono di grande impatto mediatico anche gli show imbastiti a Gaza da Hamas per la liberazione degli ostaggi israeliani. Eventi puntualmente trasformati dai terroristi in patetiche opportunità per umiliare fino all'ultimo quei poveri disgraziati tenuti in cattività per oltre un anno e per mostrare al mondo chi ancora comanda da quelle parti. Per il rilascio di quelli di ieri, Arbel Yehoud, Gadi Mozes e 5 cittadini thailandesi, è stata scelta la pubblica umiliazione del passaggio tra ali di folla inferocita, degli spintoni, degli insulti, degli sputi. Una gogna pubblica che si fa beffe di ogni basilare principio di umanità, ben documentata ad uso e consumo di antisemiti, anti-israeliani e tifosi dei terroristi palestinesi. Sabato scorso era invece stato allestito una specie di teatrino in Palestine Square, al centro di Gaza City, un'area completamente devastata dalla campagna di bombardamenti e dalle incursioni di terra di Israele.
Sul palco era stato anche esposto uno striscione con un messaggio in ebraico: «Il sionismo non vincerà». In quel caso gli ostaggi erano stati costretti a sorridere e salutare gli spettatori schiumanti di rabbia fino a che, dopo le varie firme e gli scambi di documenti, le auto della Croce Rossa li hanno portati via. In tutte le occasioni agli ostaggi viene consegnato una sorta di attestato di avvenuto rilascio dopo un periodo di “onorata prigionia”. Considerato che ogni evento viene filmato da più cameramen e fotografi professionali riccamente equipaggiati, non si può non notare la somiglianza tra questi tentativi di propaganda terroristica e quelli di qualche anno fa dello Stato Islamico che nel campo specifico è stato insuperabile precursore. Basti ricordare le riprese delle esecuzioni all'alba sulla spiaggia libica di 21 cristiani copti vestiti di arancione, come i detenuti delle carceri americane di Guantanamo, o quelle ancora più elaborate del pilota giordano, anche lui vestito di arancione, bruciato nella gabbia dove era stato rinchiuso dopo la sua cattura. Episodi ripresi con tempi e professionalità da cinema hollywoodiano, primi piani horror, suspence, luci e atmosfere lugubri.
A Gaza non siamo certamente a quei livelli, ma il tentativo propagandistico è lo stesso, quello di andare oltre la semplice documentazione dell'evento cercando un target preciso. Con la morte, forse, dell'Isis pensavamo di non dover più assistere a tali spettacoli, ma ci siamo illusi. Il terrorismo islamico infatti è tornato in grande stile, e purtroppo non solo con la sua sporca propaganda. Con l'attacco del 7 ottobre sono ripresi gli attacchi in Europa, le coltellate agli innocenti, le macchine impazzite sui mercatini di Natale, le folle falcidiate dal pazzo di turno, le esecuzioni sommarie a chi osa criticare l'Islam. Quello che succedeva 20 anni fa con Al Qaeda, 10 anni fa con l'Isis, si ripete adesso con Hamas o chicchessia perché nulla alla fine cambi. Gli autori sono sempre gli stessi, fedeli a una stessa religione e a identiche motivazioni.
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