Carlo Nicolato: Angela Merkel faceva affari col Cremlino, ora bolla Trump di putinismo
- Postato il 22 novembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Carlo Nicolato: Angela Merkel faceva affari col Cremlino, ora bolla Trump di putinismo
Del libro di Angela Merkel in uscita la prossima settimana con il titolo “Libertà” non conosciamo che qualche estratto pubblicato dal settimanale tedesco Die Zeit, perlopiù riferito alle opinioni della ex cancelliera su Donald Trump, più qualche riferimento all'Ucraina e a Vladimir Putin. Ovviamente non ci vuole molto sforzo nell'immaginare che Angela, oramai fuori dalla politica da qualche anno, abbia avuto mano libera nel descrivere nel peggiore dei modi il presidente eletto americano che lei ha conosciuto durante il suo primo mandato. Né che il resto del libro sia dedicato più che altro a giustificare la politica dei suoi 16 anni di potere, rivelatesi con il tempo non esattamente i più brillanti per il suo Paese e per l'Unione Europea stessa.
Di Trump Angela scrive che «giudicava tutto dalla prospettiva dell'imprenditore immobiliare che era stato prima della politica» e che «per lui, tutti i Paesi erano in competizione tra loro, e il successo dell'uno era il fallimento dell'altro; non credeva che la prosperità di tutti potesse essere aumentata attraverso la cooperazione». Parole che fanno sorridere amaramente se si pensa alla sanguinosa austerity imposta dalla Germania ai Paesi del sud Europa, in particolare alla Grecia che rischiava di trascinare nella sua crisi le banche tedesche. Ma Trump, secondo lei, andava oltre, era aggressivo anche a livello personale: «Quando prestava attenzione ai miei argomenti, di solito era solo per costruire nuove accuse da essi». E dopo un incontro alla Casa Bianca nel 2017 «ho concluso dalle mie conversazioni» che «non ci sarebbe stato alcun lavoro congiunto per un mondo in rete con Trump».
Ma del tycoon la Merkel sottolinea anche un'altra caratteristica, quella sua fascinazione per «i politici con tratti autocratici e dittatoriali» come Putin del quale, in un incontro del marzo del 2017, aveva voluto sapere la sua opinione. Ed era una curiosità ben riposta quella di Trump dal momento che tra la Merkel e il presidente russo vi era notoriamente un rapporto di cordialità e proficui interessi reciproci. Dagli stralci a nostra conoscenza la Merkel parla di Putin non tanto come di un dittatore ma come di un capo di Stato degno di grande considerazione, pur nei suoi umani limiti: «Lo percepivo come un uomo che non voleva che gli si mancasse di rispetto ed era pronto a balzare su in qualsiasi momento. Potresti considerare questo infantile e sprezzante, potresti scuotere la testa. Ma significava che la Russia non sarebbe mai scomparsa dalla mappa del mondo».
Eppure il suo rapporto con Putin e più in generale con la Russia è proprio l'origine dei peggiori abbagli dell'ex Cancelliera, errori che l'Ucraina, l'Europa e il suo stesso Paese stanno pagando tuttora pesantemente. Nel libro, la Merkel difende la sua decisione di opporsi, nel 2008 durante un summit a Bucarest, alla possibilità di fare entrare Ucraina e Georgia nella Nato. Di quella discussione scrive che pensava «fosse un'illusione supporre che lo status di candidati dell'Ucraina e della Georgia li avrebbe protetti dall'aggressione di Putin, che questo status sarebbe stato un deterrente tale che Putin avrebbe accettato gli sviluppi senza agire». «Se ciò fosse avvenuto» si chiede poi la Merkel, «se allora ci fosse stata una situazione di emergenza, sarebbe stato concepibile che gli Stati membri della Nato avrebbero risposto militarmente - con materiali e truppe - e sarebbe stato concepibile che io, come Cancelliere, avrei chiesto al Bundestag tedesco un simile mandato?».
Il problema tuttavia è che nonostante tali dubbi e nonostante la prima invasione in Ucraina nel 2014 Angela ha continuato a fare affari con Mosca impostando l'intera economia tesdesca sull'energia a basso mercato che arrivava dai gasdotti russi che lei stessa ha persino voluto raddoppiare. «La Germania è totalmente controllata dalla Russia. Otterranno tra il 60 e il 70 percento della loro energia dalla Russia e da un nuovo gasdotto» disse Trump nel 2018 di fronte all'ex segretario generale Nato Jens Stoltenberg, ma scommettiamo che di ciò nel libro della Merkel non fa menzione.
Così come del fatto che durante il suo mandato la spesa per la difesa è rimasta un desolante 1,3% del Pil mentre l'allora presidente americano, considerato anti-Nato, reclamava a gran voce che gli alleati stessero al 2% pattuito, Germania per prima. Come ha scritto in un recente articolo The Economist, Angela Merkel «ha lasciato il Paese con una ormai famosa tripletta di pericolose dipendenze: incapace di difendersi senza l'America, in difficoltà di crescita senza esportare in Cina, contando sul gas russo per far andare avanti la propria industria». E l'amico Vladimir Putin su cui ha contato per 16 anni si è rivelato alla fine colui che ha dato il colpo di grazia.
Con l'invasione all'Ucraina il castello è crollato rivelando tutta la miope pochezza delle scelte politiche ed economiche della Cancelliera. Nel novero delle quali non va certo dimenticata l'apertura all'invasione migratoria del 2015 e tutto ciò che ne è seguito, compreso il terrorismo e l'ascesa dei neonazisti.
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