Carioti: perché i tecno-capitalisti preoccupano Mattarella
- Postato il 19 dicembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Carioti: perché i tecno-capitalisti preoccupano Mattarella
La grande preoccupazione di Sergio Mattarella per le nuove tecnologie digitali, e soprattutto per il potere che esse danno a chi le controlla, è relativamente recente. Non l'interesse per l'argomento, però: quello c'è sempre stato. A differenza di tanti italiani della sua generazione, il capo dello Stato ha seguito con interesse anche per evidenti ragioni istituzionali - l'evoluzione degli strumenti usati dall'uomo e il loro impatto sui mondi del lavoro, dell'istruzione e della politica. E sino a non molto tempo fa, nelle sue valutazioni prevaleva la fiducia.
Nel febbraio del 2019, ad esempio, e quindi durante il suo primo mandato, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'università Luiss, parlando di intelligenza artificiale, si mostrò assai ottimista. Intervenendo dopo che il professor Giuseppe Francesco Italiano (un'autorità della materia) aveva illustrato gli sviluppi possibili di questa rivoluzione tecnologica, il presidente della repubblica disse: «Io non condivido quel filo di inquietudine che alcuni avvertono di fronte a queste prospettive.
Non credo che, accanto all'aspetto affascinante, vi sia qualche profilo inquietante. Il progresso, comunque sia, è altamente positivo e da cogliere in tutta la sua valenza positiva. Naturalmente tenendo sempre conto del senso dei risultati, dei limiti dei risultati, dell'esigenza di regolarli».
Dunque, nonostante meno di un anno prima, nel maggio del 2018, sui social network centinaia di account “dormienti” si fossero “svegliati” per chiedere la sua messa in stato d'accusa (operazione d'inquinamento partita con ogni probabilità dalla Russia, e ripetutasi in altre occasioni), Mattarella era convinto che, per la collettività, i guadagni prodotti dall'uso su larga scala di reti neurali, algoritmi di apprendimento automatico eccetera, sarebbero stati superiori alle perdite.
Da allora, però, tutto è avvenuto in fretta. L'intelligenza artificiale si è dimostrata uno strumento efficacissimo anche per i creatori di fake-news: finti video, finte fotografie, finte notizie, indistinguibili da quelli veri. Strumenti come ChatGpt hanno iniziato a cambiare il modo in cui si lavora prima ancora di essere compresi a fondo non solo da chi li usa, ma dagli stessi che li hanno creati. La concentrazione di queste tecnologie nelle mani di pochi, e la partecipazione di costoro alla battaglia politica, non è una novità: Silicon Valley, quasi senza eccezioni, ha marciato per decenni al fianco dei democratici statunitensi. Ma è diventato motivo di scandalo, a sinistra, da quando Elon Musk (proprietario anche di X, l'ex Twitter) ha supportato la corsa vincente di Donald Trump.
Pochissimi al mondo, insomma, possono dire di non essere stati sorpresi dagli eventi. E anche il giudizio di Mattarella si è fatto più complesso e meno fiducioso. Nel settembre del 2023, rivolto all'assemblea di Confindustria, ha denunciato lo «pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti Over the top che si pretendono, spesso, legibus soluti». Riferimento a Google, Microsoft, Amazon e compagnia.
Torna sull'argomento due mesi dopo, durante gli scambi di auguri con i rappresentanti delle istituzioni e delle forze politiche. Lo spirito ottimista pare svanito, Mattarella vede una realtà che non gli piace: «La gestione delle tecnologie più avanzate è, nei fatti, patrimonio esclusivo di poche grandi multinazionali che, oltre a detenere una quantità imponente di dati personali – talvolta artatamente carpiti – possono condizionare i mercati, incluso quello che, abitualmente, loro stesse definiscono “il mercato della politica”».
Diventa una delle sue preoccupazioni principali. Al Festival delle Regioni, oltre a ricordare il «grande contributo» che l'intelligenza artificiale può dare allo sviluppo dell'umanità, domanda: «Quali rischi si corrono se il ritmo veloce di sviluppo e le sempre più ampie applicazioni dell'intelligenza artificiale rimangono appannaggio di un numero limitato di soggetti globali dotati di enormi risorse e che si sottraggono a ogni forma di regolamentazione?».
L'uscita di Elon Musk, che pare in procinto di entrare nella squadra di governo di Trump e sul proprio social network giudica «una follia» le decisioni del tribunale di Roma in materia di immigrazione, non aiuta certo a dissipare le perplessità di Mattarella. Il quale replica al multimiliardario naturalizzato statunitense («l'Italia sa badare a se stessa») e lancia nuovi allarmi.
Coglie l'occasione degli scambi di auguri col corpo diplomatico per avvertire che «le scoperte e gli sviluppi» nell'ambito dell'intelligenza artificiale «non possono essere monopolio privato. È necessario che le istituzioni sappiano farne un “bene comune”».
Alle alte cariche dello Stato, due giorni fa, dice che «la concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico, così come il controllo accentrato dei dati – il petrolio” dell'era digitale determinano una condizione di grave rischio». Tanto da mettere in pericolo libertà e democrazia. Tutto fa credere che non sarà l'ultimo ammonimento. In pochi anni, la realtà ha preso una strada diversa da quella che il capo dello Stato immaginava, o auspicava.
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