Carioti: "Niente soldati", l'Italia gela Macron e Starmer

  • Postato il 27 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Carioti: "Niente soldati", l'Italia gela Macron e Starmer

Sono passate da poco le 10 quando Giorgia Meloni si collega con gli altri leader dei ventisette Paesi Ue. Un breve vertice in videoconferenza, mezz'ora in cui il francese Emmanuel Macron riassume il colloquio che ha avuto a Washington con Donald Trump, e poi spazio alle veloci repliche di ognuno. La premier italiana ripete davanti ai suoi omologhi quello che ha detto in altre circostanze: l'ipotesi di inviare truppe dell'Unione europea in Ucraina è «molto rischiosa e poco efficace». Assai più utile sarebbe dare «concrete garanzie di sicurezza all'Ucraina» per prevenire nuove invasioni. Garanzie, dirà in pubblico dopo poco, al termine dell'incontro col primo ministro svedese Ulf Kristersson, che devono essere realizzate «nel contesto dell'Alleanza atlantica». Ovvero coinvolgendo gli Stati Uniti, perché l'ultima cosa che vuole il governo italiano è che l'Europa si trovi sola ad affrontare il “rischio Russia”.

Al resto provvede un Guido Crosetto più schietto del solito. Allettato dalla polmonite, il ministro della Difesa interviene sui social network per bocciare la proposta avanzata dal «presidente di una nazione comunitaria e quello di una nazione extracomunitaria», ossia Macron e l'inglese Keir Starmer. Ai due spiega che «i contingenti non si inviano come si invia un fax. Soprattutto quelli delle altre nazioni». E che se si parla a nome dell'Europa, «bisognerebbe avere la creanza di confrontarsi con le altre nazioni». Difesa ed esercito, infatti, ricadono nella competenza nazionale, e nel caso dell'Italia un impegno simile «dovrebbe avere dei passaggi parlamentari, molteplici e complessi». Prima, peraltro, bisognerebbe «aver verificato con scrupolo tutti gli aspetti tecnico-logistici-operativi-capacitivi e le conseguenti necessità di risorse finanziarie». Un altolà, insomma, a quei due «presidenti stranieri» privi di «creanza».

Nei confronti dei quali è gelido pure Matteo Salvini: «Prima di parlare di un solo militare italiano mandato sul teatro di guerra tra Ucraina e Russia dovranno essere molto convincenti». Il «no» del leader leghista è ancora più netto dinanzi all'ipotesi di un esercito Ue: «Se mettiamo una von der Leyen a capo di un esercito comune europeo, dura venti minuti e poi si arrende. Sono assolutamente contrario».

Starmer sarà di scena oggi alla Casa Bianca: dopo Macron tocca a lui incontrare Trump, sono i leader dei due Stati europei dotati di un arsenale nucleare proprio. Il premier britannico ha invitato Meloni, Macron e altri capi di governo Ue a Londra per domenica. Un vertice ristretto in cui contano di abbozzare una proposta comune sulle trattative di pace e le garanzie da dare all'Ucraina, da definire e sigillare nel Consiglio Ue straordinario del 6 marzo e condividere poi – così si spera - con Regno Unito, Canada e magari Turchia. Trump sta correndo e l'Europa è costretta a tenere il suo passo, se non vuole che gli accordi li facciano gli altri.

Meloni ne ha discusso a palazzo Chigi insieme al premier svedese. Kristersson è il capo del Partito Moderato, affiliato al Ppe, e guida un governo di centrodestra molto attento alla sicurezza e al controllo dell'immigrazione. Spaventata dalla Russia, un anno fa la Svezia è entrata nella Nato, e questo ha rafforzato i rapporti con Roma. Al termine del colloquio, la premier conferma che sulle questioni cruciali lei e il leader scandinavo la pensano allo stesso modo. Per quanto riguarda la politica militare, «l'Europa deve avere il coraggio di lavorare in maniera concreta per consolidare quel pilastro europeo dell'Alleanza atlantica di cui si parla da molto tempo e che deve affiancarsi al pilastro nordamericano». Motivo per cui «dobbiamo spendere di più, ma anche riuscire a incrementare gli investimenti». La scelta di von der Leyen di escludere le spese per la difesa dal Patto di Stabilità è «un primo passo», avverte Meloni, «ma a questo devono seguire altre soluzioni».

La sintonia politica è completa anche in materia di immigrazione. La presidente del consiglio ricorda che la Svezia è «una delle nazioni che stanno supportando la posizione del governo italiano di fronte alla Corte di Giustizia europea sulla questione dei Paesi sicuri», Kristerrson dice che Meloni è «leader» nel dibattito europeo su questo argomento e sposa in tutto la sua linea. Anche riguardo al coinvolgimento dei Paesi terzi, come l'Albania e gli Stati di partenza e di transito dei migranti: «Dobbiamo cambiare le nostre politiche a livello nazionale e agire con fermezza affinché l'Europa faccia di più».

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Libero Quotidiano

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