Carenza di medici, dopo la Calabria anche il Molise si affida ai dottori da Cuba: “Qui il sistema ha pensato alla casta e non al futuro”

  • Postato il 22 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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I medici in Molise non bastano, e i rinforzi arriveranno da Cuba. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Francesco Roberti, in un nuovo tentativo di far fronte alla carenza di organico negli ospedali regionali. La regione è alle prese dal 2007 con il Piano di rientro dal disavanzo sanitario, e dal 2009 è in regime commissariale, continuando a risultare poco attrattiva anche per i giovani medici. La conseguenza è un’emergenza che mette a rischio funzionalità dei reparti ospedalieri e la possibilità garantire i livelli essenziali di assistenza. La regione ha negli anni affrontato la cosa in modi differenti: ricorsi a medici in pensione e a professionisti stranieri, accordi con Aziende sanitarie e strutture di fuori regione. Nel 2019 il Commissario ad Acta per la sanità, Angelo Giustini, aveva ipotizzato anche il ricorso a medici militari in pensione pur di “superare questo agonico stallo nella governance del Servizio sanitario regionale e del diritto all’equità e universalità di accesso dei cittadini”.

“Senza medici non si può fare sanità” ha spiegato il governatore Roberti. “L’intesa con i medici cubani, sul modello già sperimentato in Calabria, rappresenta un’idea concreta per assicurare la presenza di un numero necessario di professionisti in grado di raggiungere ogni angolo del Molise”. Secondo il presidente l’attuale giunta ha “ereditato una programmazione errata e una situazione disastrosa, sulla quale occorre intervenire. Non si comprende come, con l’eliminazione delle vecchie Asl e l’introduzione di un’unica Azienda sanitaria, siano aumentati i costi e, di conseguenza, il debito”. Una storia figlia di un “sistema che in passato ha difeso logiche di casta, senza guardare al futuro dei territori e delle nuove generazioni”.

L’ipotesi cubana, però, non mette tutti d’accordo. Per Gianluca Giuliano, segretario nazionale di Ugl Salute, si tratta di “una soluzione tampone” che non affronta i veri nodi della crisi. “Non è accettabile”, dice, “che in un Paese come l’Italia non si investa seriamente sul personale interno, preferendo ricorrere a soluzioni estemporanee. Servono contratti stabili, retribuzioni adeguate, migliori condizioni di lavoro e incentivi concreti, così da fermare la fuga all’estero e verso il privato di medici e infermieri italiani”. Per l’Ugl Salute, aggiunge Giuliano, serve “una strategia nazionale di assunzioni e valorizzazione del nostro capitale umano. Importare medici dall’estero non è la soluzione: occorre dare dignità, tutele e prospettive ai nostri professionisti, senza i quali non è possibile garantire un vero futuro al Ssn.” Una critica a cui Roberti ha risposto indicando una strada verso il futuro che passa per il ruolo dell’Università del Molise. “Stiamo formando giovani medici nelle specializzazioni oggi carenti nei nostri ospedali e nei prossimi cinque anni gli specializzandi Unimol potranno entrare, crescere professionalmente, e al tempo stesso rafforzare la sanità molisana”.

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