Capezzone: imporre sanzioni comuni a un governo sgradito demolirebbe la democrazia

  • Postato il 10 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Capezzone: imporre sanzioni comuni a un governo sgradito demolirebbe la democrazia

«Non siamo all'Eurovision, dignità per quest'aula», protesta la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola. In piedi, davanti agli scranni, ci sono Ilaria Salis, Carola Rackete, Ignazio Marino, l'ex calciatrice Carolina Morace, Mimmo Lucano e gli altri eurodeputati di The Left – La Sinistra – che intonano “Bella Ciao” contro Viktor Orbán il quale ha appena parlato. Per i compagni non poteva. C'è un dettaglio: il premier ungherese è il presidente di turno del Consiglio dell'Ue. Chissenefrega: a sinistra scoppia la crisi isterica. Strasburgo, seduta plenaria, questo il democratico spettacolo.

«Sembra di essere alla “Casa de papel”», ripete infastidita Metsola – esponente del Partito popolare europeo – la quale redarguisce gli scatenati onorevoli. “La Casa di Carta” è la serie tivù che ha fatto conoscere il motivetto partigiano a chi non lo conosceva europarlamentari compresi, ma nella serie di rosso ci sono solo le tute dei rapinatori. Salis (che la “Casa de Papel” non l'ha occupata) ha una specie di poncho di lana; Rackete, la capitana tedesca speronatrice di motovedette della Finanza indossa una tuta da ginnastica; Brando Benifei del Pd fa parte di un altro gruppo, quello dei socialdemocratici, ma batte le mani a tempo con l'entusiasmo di un paggetto alla Prima Comunione. Il baffone dem bianco e canuto di Sandro Ruotolo vibra a ritmo di musica. Tutto questo a più di 15mila euro al mese. Poi c'è il grillino Pasquale Tridico, padre del reddito di cittadinanza che sogna la Patrimoniale come sognava il sussidio finito pure nelle tasche di mafiosi e truffatori. Marino invece – maglione infeltrito d'ordinanza – ieri ha ricordato a tutti perché quand'era sindaco di Roma veniva chiamato “il marziano”: «L'Europa continua a trattenere i fondi destinati agli ungheresi perché non vuole che vengano usati da un dittatore che ha istituito per legge l'ufficio per la propaganda di Stato, come fecero prima di lui Hitler e Mussolini». Il “marziano”, eletto con l'Alleanza Bonelli-Fratoianni, continua: «Ha fatto bene a citare fra i suoi amici chi non disdegna il saluto fascista, come alcuni cosiddetti leader italiani. L'Europa è un'unione di valori, e li difenderemo». Li difenderà Marino.

Da metà dell'aula è tutto un insulto contro Orbán, durante gli interventi e mentre l'ungherese è al microfono. Lucano, l'ex sindaco di Riace, brandisce il pugno chiuso. Il presidente ungherese ha appena detto che «il sistema europeo di asilo semplicemente non funziona», che «l'immigrazione illegale sta portando all'antisemitismo, alla violenza contro le donne e a un aumento dell'omofobia». Nel dettaglio: «Da anni ormai vediamo la pressione migratoria in Europa, soprattutto sugli Stati con confini esterni. Dobbiamo proteggerli nell'interesse dell'intera Unione, e quindi dovremmo fornire un supporto significativo a questi Paesi. Possiamo consentire l'ingresso solo a chi ha ricevuto in precedenza l'autorizzazione a farlo. Qualsiasi altra soluzione», ha sentenziato Orbán, «è francamente un'illusione». Lo slogan è trumpiano: «Let's make Europe great again», «Rendiamo l'Europa di nuovo grande». Fischi della sinistra, applausi da destra, e i rappresentanti del gruppo dei Patrioti – di cui fa parte la Lega – si sono alzati per un'ovazione. Lo hanno fatto anche diversi esponenti dei Conservatori, di cui Fratelli d'Italia è il partito più numeroso.

Salis si era scagliata contro il nemico: «L'Ungheria sotto Orbán è diventata un regime illiberale e oligarchico, uno Stato autoritario che alcuni addirittura chiamano una moderna tirannia. Questa nuova pericolosa forma di fascismo rappresenta la variante autoritaria del capitalismo globale odierno.

Sono qui oggi come donna libera solo grazie alla solidarietà di migliaia di cittadini antifascisti». Salis ha poi rifiutato una domanda da uno dei suoi colleghi, secondo la procedura del “cartellino blu”, tra i «buuu» di disapprovazione dell'ala destra dell'aula: la presidenza può concedere la parola per 30 secondi a un eurodeputato che esprima, mostrando un cartellino blu, la volontà di porre una questione all'oratore.

Anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha attaccato il presidente ungherese perle posizioni filo-russe. Tocca a Sandro Gozi (Renew), segretario generale del Partito democratico europeo: «Lei è un bugiardo seriale, ha pronunciato stupidità».

Torniamo allo contro Salis-Orbán. L'ungherese ha risposto a muso duro all'eurodeputata santa protettrice delle case altrui, ma anche ad altri onorevoli: «Chi mi accusa di corruzione come l'onorevole Freund (Verdi, ndr) è il più corrotto, perché pagato da Soros. È assurdo che qui dobbiamo ascoltare Ilaria Salis che ha picchiato con sbarre di ferro persone pacifiche a Budapest. Lei parla di Stato di diritto? Il dibattito ha superato il buon senso, ho sentito solo accuse, frutto della vostra ben nota propaganda. Se non leggeste i report finanziati da Soros, ma altri indipendenti, vedreste che l'Ungheria non è messa peggio di altri sulla corruzione». Il baffo di Ruotolo raggiunge il diapason.

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Libero Quotidiano

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