Caos rifiuti a Genova, Salis verso l’ultimatum ad Amiu: ma la soluzione non è dietro l’angolo

  • Postato il 7 ottobre 2025
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Genova. Amiu aveva avvertito che, a causa della concomitanza di vari problemi negli impianti di smaltimento fuori regione, per due settimane la raccolta dei rifiuti a Genova sarebbe stata a singhiozzo. Ma quella che si sta verificando in tutti i quartieri di Genova, a macchia di leopardo ma in maniera sempre più diffusa, è una condizione di totale apnea.

Cumuli di spazzatura attorno ai cassonetti ormai strapieni, in diverse zone della città, sono all’ordine del giorno a causa del mancato ritiro della frazione indifferenziata. E, premesso che probabilmente i cittadini non hanno raccolto l’invito a un maggiore impegno nel differenziare il rifiuto (obbligo di legge), la situazione si sta rivelando esplosiva. Con il dubbio che il ritiro dei rifiuti non sia prossimo a tornare a regime.

Oltre alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini, a far traboccare il vaso dell’amministrazione comunale è stato un video pubblicato lunedì sera dall’ex vicesindaco Pietro Piciocchi, ora capogruppo di Vince Genova in consiglio comunale. “Sembra di essere a Calcutta, chiederà spiegazioni alla sindaca”, ha detto riprendendo con lo smartphone immagini sconfortanti di degrado attorno ai cassonetti in via Tortosa, a Marassi.

Caos rifiuti, Salis vicina a un ultimatum all’azienda

E questa mattina, non a caso, dalla sindaca Silvia Salis è arrivato un pre-ultimatum al management di Amiu, convocato per una riunione d’urgenza mercoledì alle 9 a palazzo Tursi. Non è il primo richiamo, negli ultimi giorni, ai vertici della partecipata (che peraltro avrebbe già dovuto rinnovare il proprio consiglio di amministrazione) ma è sicuramente il più duro.

Al governo comunale, come ai cittadini, Amiu aveva dato rassicurazioni sulle criticità che stanno compromettendo l’efficienza della raccolta e la pulizia della città, escludendo che ci si trovasse in una situazione di crisi o di emergenza, ma secondo quanto filtra da Palazzo Tursi, la sindaca non sarebbe disposta ad attendere oltre per una soluzione che chiede sia immediata e concreta, nell’interesse dei cittadini e del decoro urbano. Alla riunione di domani da Salis potrebbe arrivare un ultimatum vero e proprio.

A proposito di riunioni, oggi c’è stato un incontro mattiniero a De Ferrari tra la stessa sindaca, il vicesindaco Alessandro Terrile, e il presidente della Regione Marco Bucci. Non è dato sapere se fra le questioni affrontate ci sia anche quella dei rifiuti – e in particolare lo stallo sulla gara per il termovalorizzatore che la Regione Liguria dovrebbe bandire – ma non è escluso, anzi, che da Genova sia arrivata la richiesta di un’accelerata.

Cumuli di rifiuti a Genova, il nodo degli impianti fuori regione

Come spiegato da Amiu, anche con comunicazioni ufficiali, il rallentamento – per non dire lo stop – nella raccolta del rifiuto indifferenziato a Genova di questi giorni è dovuto a una “tempesta perfetta”: guasti, revamping, ristrutturazioni e saturazioni in diversi fra gli impianti che in Lombardia e Piemonte.

“Ma quello che è stato presentato come un problema contingente è in realtà strutturale – avverte Umberto Zane, Rsu Amiu e coordinatore regionale Fit Cisl Liguria del comparto igiene ambientale – oggi Amiu conferisce ad Aral, ad Alessandria, anche sulla base di un accordo siglato nel 2019 dall’amministrazione Bucci che ha consentito ad Amiu, per una cifra di 2,2 milioni di euro, di acquisire il 2% delle quote di Aral appoggiandosi quindi all’impianto per gestire i rifiuti. Ad Aral, Amiu versa un corrispettivo per ogni tonnellata conferita, cifre che variano da tipologia a tipologia di rifiuto. Di contro ad Amiu ritornava una parte del residuo secco, ed è quindi stornata una quota di costi. Il punto è che in questo momento Alessandria è saturo, non ha più spazio per immagazzinare il rifiuto. Questo non si risolverà da un giorno all’altro. In più anche i depositi di altri impianti, anche inceneritori o termovalorizzatori, hanno la stessa criticità e quindi Genova non può fare altro che tenere il rifiuto in casa”.

“E’ ovvio – continua Zane – che Genova avrebbe bisogno al più presto di un impianto di chiusura del ciclo, ma il rischio di immaginare un impianto di enormi dimensioni come lo vorrebbe realizzare Iren, la società di cui più spesso si parla come partner industriale di Amiu, è che si finisca di non andare da nessuna parte. Non esiste un Comune in tutta la Liguria che voglia accettare di realizzarlo sul proprio territorio, ed è per questo che la gara della Regione è ferma”.

Secondo il sindacalista Cisl più percorribile sarebbe l’opzione Scarpino. “Se ci fosse un partner industriale disposto a investire in un impianto più contenuto, in grado di gestire il rifiuto di Genova e città metropolitana, e peraltro senza dover portare i camion a percorrere centinaia di chilometri ogni giorno, questo permetterebbe anche di allungare la vita di Scarpino che, altrimenti, dal 2028 dovrà chiudere per saturazione della discarica, e per cui non è ancora stato accantonato un euro per gestire il mantenimento. Se Scarpino chiude e non ci saranno né un tmb, come sembra sempre più probabile, né un impianto di fine ciclo, saranno solo milioni di euro ogni anno di costi vivi.

Il silos di Volpara non c’è più: “Non sappiamo dove mettere la spazzatura”

Ad aggravare la già complicata situazione del conferimento del rifiuto indifferenziato genovese è oggi la mancanza di un’area per uno stoccaggio momentaneo. Ad avere questo ruolo, fino a poche settimane fa, era il silos della Volpara, in Val Bisagno, che di fatto aveva la funzione di “polmone” logistico per la raccolta dei rifiuti: oggi sono in corso le demolizioni dell’impianto – operazioni quasi terminate – che faranno spazio alla nuova isola ecologica e alla costruzione di un centro del riuso.

Nel frattempo Amiu ha attivato le pratiche per allargare all’indifferenziato le funzionalità dell’impianto di Fegino, che nei piani dell’azienda dovrebbe diventare un nuovo centro di trasferenza per i rifiuti destinati al conferimento in discarica oggi e, in futuro, ad un impianto di chiusura del ciclo, come un termovalorizzatore o un chemical to waste. Chiaramente il progetto è ancora alle fase di approvazione, e anche in questo caso, quindi, non potrà subentrare per disinnescare la situazione di questi giorni, i cui contorni assomigliano sempre di più ad una vera e propria emergenza.

“Sono stata fatte scelte sbagliate fin dall’inizio – ricorda Paolo Petrosino, della Rsu Amiu di Usb – la scelta di demolire Volpara senza avere una alternativa pronta ha sottratto un cubaggio importante per la gestione dei rifiuti, lasciando di fatto l’azienda e il servizio di raccolta in mano alle necessità e anche alle bizze dei privati. Scelte sbagliate che la dirigenza di Amiu ha fatto su larga scala, partendo dalla decisione di investire svariate decine di milioni per il nuovo sistema dei bilaterali e dei cosiddetti bidoni intelligenti, che di fatto sta dissanguando il bilancio senza aver apportato migliorie di rilievo al servizio. E’ chiaro che mettendo insieme tutte queste situazioni, l’azienda risulta oggi indebolita e esposta –  ed è quello che come Usb diciamo da tempo – ad una privatizzazione che pensiamo essere sempre più imminente“.

Autore
Genova24

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