Caos Lazio, perché il mercato è bloccato (e Sarri potrebbe dimettersi)

  • Postato il 27 giugno 2025
  • Di Panorama
  • 1 Visualizzazioni

Mercato bloccato per tutta l’estate, con corsa contro il tempo per riuscire a poter operare almeno nella finestra di gennaio 2026. La Lazio è nei guai e il presidente Claudio Lotito si trova ad affrontare una crisi mai vissuta prima nella sua era di presidenza iniziata nel luglio 2004. Tutta colpa di tre parametri economici di gestione dei conti del club che non hanno superato la fase di test da parte della Covisoc, organo di controllo della Figc, nel marzo scorso facendo precipitare la società in una situazione di stallo da cui non è semplice uscire.

Norme alla mano, la Lazio non può acquistare e tesserare calciatori per le finestre di calciomercato della stagione 2025/2026, comprendendo così sia quella estiva che quella invernale. Significa che non sono consentite nemmeno formule di prestito o a saldo zero, nemmeno in presenza di cessioni che possano coprire i costi. Uno stallo che suscita imbarazzo e che rischia di minare alla radice il rapporto con Maurizio Sarri che con grande entusiasmo aveva scelto di tornare a Roma dopo l’addio di un anno fa.

Lazio, perché il mercato è bloccato: gli indicatori non in regola

Nonostante le rassicurazioni da parte del presidente Claudio Lotito (“Non esiste alcun motivo di preoccupazione. La S.S. Lazio dispone di risorse proprie e di una struttura gestionale consolidata, che da oltre vent’anni affronta ogni passaggio con lucidità, responsabilità e rigore”), ad aver portato al blocco del mercato per la stagione 2025/2026 è stato il mancato rispetto di tre indicatori necessari secondo le norme della Figc: parametri considerati vitali per una gestione corretta e sostenibile delle aziende calcistiche.

Il primo indicatore è quello dell’indice di liquidità che fotografa la possibilità di una società di far fronte al proprio sostentamento nel breve periodo (dodici mesi), utilizzando le attività correnti facilmente esigibili nello stesso spazio temporale. Nelle regole della Figc il limite è posizionato a 0,80 e la Lazio non lo ha rispettato nei controlli di marzo. L’altro indicatore è quello del livello di indebitamento complessivo, considerato eccessivo al pari del cosiddetto costo del lavoro allargato, il rapporto tra le spese per di tesserati e dipendenti (oltre ai costi della rosa) e il fatturato del club.

Già in passato la Lazio aveva avuto problemi con l’indice di liquidità, riuscendo però a garantirsi la possibilità di fare mercato grazie a cessioni che sbloccavano l’operatività in ingresso purché fosse garantito il saldo zero. La situazione dell’estate 2025, invece, è diversa perché prima di settembre la Covisoc non tornerà ad analizzare i conti e, dunque, teoricamente non esiste margine per sistemare la situazione degli altri due parametri se non attraverso iniezioni di capitale da parte della proprietà (Lotito) in una misura che, da quanto emerge, non è però presa in considerazione dal patron.

Lazio, il tentativo di Lotito di anticipare le nuove norme Figc

Dal 2026 entreranno in vigore nuove regole e la Figc si adatterà a quelle Uefa che prevedono come unico riferimento quello del costo del lavoro allargato, semplificando di molto la situazione. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, sta cercando di forzare la mano perché la riforma delle Noif (le norme di funzionamento della Federcalcio) scatti non in inverno ma dal 1° luglio 2025 con l’avvio della nuova stagione. Così facendo, potrebbe limitare la necessità di apportare capitali freschi nella Lazio per avere restituita l’operatività piena, o almeno parziale, sul mercato.

Il rischio è che, per ottenere il risultato, debba passare per tribunali aprendo una vera e propria controversia con la Figc dagli esiti incerti anche solo a livello temporale. Nel frattempo il mercato è bloccato e questo obbliga anche a trattenere tutti i big non avendo la certezza di poterli eventualmente sostituire in caso di partenza.

Caos Lazio, perché Sarri sta ripensando al futuro

Alla situazione economica e normativa si aggiunge quella sportiva e umana. Maurizio Sarri ha accettato con entusiasmo l’offerta di tornare alla Lazio, già guidata da tecnico fino alle dimissioni nel marzo 2024. Una scelta d’amore, l’ha definita, e proprio per questo viene descritto come inquieto e amareggiato per la piega che ha preso la situazione. La ricostruzione della tempistica è semplice: la Covisoc avrebbe comunicato alla Lazio il blocco del mercato il 26 maggio 2025, notificando lo sforamento degli indicatori. L’accordo con Sarri è del 2 giugno. Una settimana dopo.

Sarri sarebbe stato a conoscenza dei problemi con l’indice di liquidità e della circostanza di dover affrontare un mercato legato a cessioni e reinvestimenti, magari con gli acquisti spostati ad agosto. Non di tutto il resto di un quadro che rende impossibile far decollare un progetto sportivo dalle ceneri di quello che, con Marco Baroni in panchina, ha lasciato la Lazio fuori dalle coppe europee dopo un ottimi girone d’andata.

L’idea di essere stato tenuto all’oscuro, oltre a oggettive difficoltà a poter incidere sulla squadra, spaventano l’ambiente laziale. Sarri è uomo abituato a non utilizzare le mezze misure, come ha dimostrato la scelta di dimettersi, rinunciando a soldi e contratto, quando nella primavera 2024 riteneva mancassero i presupposti per un corretto rapporto con lo spogliatoio e aveva problemi personali che ne condizionavano il lavoro. Un hombre vertical cui la Lazio si aggrappa. Per ora.

Leggi anche:

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti