Cantieri eterni e degrado: l’Italia delle eterne opere inconpiute
- Postato il 10 agosto 2025
- Di Panorama
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Era lo scorso millennio, era d’estate come adesso, e io percorrevo la strada che collega Grosseto a Siena. C’erano i lavori, la strada era tutta un cantiere, deviazioni, macchinari, gru, lavoratori, rallentamenti.
Sono passato l’altro giorno dalla stessa strada, mi capita spesso. C’erano i lavori, la strada era tutta un cantiere, deviazioni, macchinari, gru, lavoratori, rallentamenti. Come l’anno scorso, dieci anni fa, vent’anni fa…
Noi italiani siamo facili alle imprecazioni ma altrettanto facili a dimenticare e ad assuefarci, fino a ritenere normale ciò che accade da così tanto tempo.
Il paradosso della Grosseto-Siena
Il paradosso di quel cantiere eterno è che non è abbandonato. Non è come alcune opere autostradali dove le deviazioni restano e i lavori non si vedono mai.
Qui è il contrario: da quando ci passo, ossia dall’altro millennio, vedo gente che lavora. Sembra sempre che stiano per finire. Al punto da pensare che, oltre all’impresa incaricata, esista un’“impresa Penelope” che di notte disfa ciò che si costruisce di giorno, per allungare i tempi.
E temo che questa “impresa Penelope” abbia molti appalti in Italia.
Il problema dei controlli
Il caso riguarda la Maremma, una zona non malfamata e lontana da condizionamenti criminali. Ma dimostra che qualcosa non funziona, a partire dai controlli.
Non ci sono “difensori civici” che sorveglino le opere pubbliche, i tempi di consegna e l’uso delle risorse.
Il confronto con il passato
Si parla sempre del Sud come esempio negativo, ma il “sud borbonico” di tre secoli fa realizzò in poco più di sei mesi il Teatro San Carlo di Napoli, all’epoca il più grande d’Italia, con tanto di collegamento diretto al Palazzo Reale.
Paragonare la velocità di allora con le opere di oggi è umiliante. Gli antichi Romani o gli Egizi avrebbero probabilmente costruito le piramidi in meno tempo della Grosseto-Siena.
Il caso di piazza Venezia a Roma
Con raccapriccio guardo il cantiere di piazza Venezia, aperto per una fermata della metropolitana. Un’opera che bloccherà per anni il centro storico, raddoppiando tempi e costi di percorrenza.
Scavi a ottanta metri sotto il livello del Tevere per bypassare i resti archeologici: un lavoro che forse non vedremo completato in vita.
Un censimento dei cantieri infiniti
Bisognerebbe censire i cantieri incompiuti o eterni, quelli che avanzano di giorno e si disfano di notte. Un fenomeno che mette in ginocchio l’Italia da decenni.
E tutto questo si accompagna al degrado progressivo di coste, montagne e paesaggi che non sappiamo preservare.
Talamone: un gioiello che si spegne
In Maremma c’è Talamone, gioiello sul mare che si sta trasformando in cartolina sbiadita: rocca chiusa, acquario in degrado, coste erose, spiagge ridotte.
Garibaldi oggi tirerebbe dritto. Il Comune di Orbetello, da cui dipende, ha risposto alla frana delle coste con chiusure progressive delle spiagge libere, lasciando solo aree a pagamento sovraffollate.
L’ultima spiaggia libera è stata chiusa prima dell’estate, senza lavori. Poi, dopo le proteste, hanno aperto dieci metri di litorale: una presa in giro.
Un patrimonio in svendita
Questi sono piccoli esempi di un problema più grande: abbiamo ereditato un paradiso e lo stiamo trasformando in inferno, con la scusa di un purgatorio necessario per “rimetterlo in sesto”.