Cannes 78. “Enzo” è il film sull’adolescenza con Pierfrancesco Favino
- Postato il 16 maggio 2025
- Cinema & Tv
- Di Artribune
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Enzo, il film postumo di Laurent Cantet e diretto dal suo collaboratore Robin Campillo, ha aperto la Quinzaine a Cannes 78. Una coproduzione Francia-Italia che vede coinvolta la Lucky Red e l’attore Pierfrancesco Favino, nei panni del padre del giovane protagonista che dà titolo al film. I turbamenti d’amore dell’adolescenza, il rapporto genitori-figli e l’arte del disegno sono solo alcuni dei temi che vengono affrontati in questo film che non si discosta dal presente, dall’attuale e racconta, in lontananza, la guerra in Ucraina.

“Enzo”: per Favino un film lucido e necessario
Favino, volto italiano ormai noto al Festival di Cannes (basti pensare a Il traditore di Marco Bellocchio!), riguardo Enzo commenta: “Il film si interroga sull’idea di progressismo, sulla borghesia, su cosa significa appartenere ad ambienti che consideriamo intellettualmente vivi mentre ignoriamo le richieste di qualcuno, come un adolescente, che vuole diventare se stesso rompendo il legame con le proprie radici”. E aggiunge: “Penso che il regista, Robin Campillo, sia stato molto bravo a restituire tutto questo con la lucidità e la semplicità necessarie”.

Padre e figlio, due pianeti diversi
Enzo è un film di formazione. Lo è per il figlio quanto per il padre. Il primo non è più un bambino ma neanche un adulto. Vive un disagio dovuto all’età di passaggio, di scoperta, di desiderio e di insoddisfazione. Lui di stare sui libri non ha molta voglia. È un ragazzo pratico, ama la manualità (lavora come muratore in un cantiere e ama disegnare). Il padre è un professore universitario, uomo affermato e benestante. Con loro vivono la madre ingegnere e il fratello, uno studente modello con un percorso accademico avviato. Enzo è una sorta di alieno silente che si muove piano, con delicatezza, verso qualcosa che sente e che non conosce: l’attrazione verso un collega più grande ed eterosessuale, Vlad.

Il ruolo del romanticismo in “Enzo”
Il romanticismo raccontato in un modo del tutto differente dal solito (o dal modo recente di farlo) è un’altra componente di Enzo. E il regista Robin Campillo, in un incontro con la stampa italiana presente a Cannes, spiega: “Per Enzo, questo romanticismo si incarna nel personaggio di Vlad, una sorta di mentore nel cantiere e che gradualmente diventa l’oggetto del suo desiderio. Laurent e io non eravamo d’accordo sulla natura del desiderio di Enzo. Per Laurent, l’adolescente aveva una sessualità fluida che gli permetteva di esplorare tutte le esperienze, mentre per me, attraverso questa fantasia di un lavoratore straniero, Enzo stava scoprendo un nuovo lato della sua libido. La verità è che né Laurent né io ne sapevamo nulla”.
Una storia senza coming out
Questo è un film minimale, nel senso che non ha mai uno scatto eccessivo, in nessuna direzione. È un film sincero, che preserva la notevole dolcezza del suo protagonista, al limite del coming out. Come aggiunge lo stesso Campillo: “Questo film, come la vita stessa, non tenta mai di esprimere un giudizio sull’argomento. Il film non parla mai di coming out. Enzo sa fin troppo bene che Vlad non può ricambiare i suoi sentimenti. Ma il desiderio che attrae Enzo verso Vlad è una speranza più grande di una semplice questione d’amore o di sesso. Ciò che Enzo cerca è un compagno d’armi di fronte all’incertezza del presente, ed è per questo che questo desiderio non è privo di una certa virilità”.
Margherita Bordino
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