Cannabis: rischio di schizofrenia e perdita della memoria

  • Postato il 21 febbraio 2025
  • Salute
  • Di Panorama
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Cannabis: rischio di schizofrenia e perdita della memoria



“Non invecchia mai chi fuma l’erba della giovinezza”, cantava il simpatico Brusco. Un elogio goliardico della canapa. O meglio, della sua variante ricca di THC. La marijuana. Occhi rossi e risate frenetiche sono assicurate. E anche profonde riflessioni. Per Bob Marley qualche tiro era il miglior modo per conoscere se stessi, proiettando la mente verso dimensioni inesplorate. Un "nosce te ipsum" in salsa giamaicana. Ciclicamente in Italia si infiamma il dibattito sull’opportunità o meno di legalizzare tali sostanze. Ad oggi l’utilizzo della cannabis è consentito a scopo terapeutico. L’ obiettivo è quello di alleviare i disturbi legati a gravi malattie. Ridurre il dolore lì dove è possibile. Può essere prescritta per la sclerosi multipla o lesioni al midollo spinale. Ma anche per malattie reumatiche o per stimolare l’appetito in casi di anoressia.

Eppure, non manca il rovescio della medaglia. Soprattutto per chi ne fa un uso massiccio, diverse evidenze scientifiche mettono in guardia dagli effetti collaterali. Questa alterazione dello stato psicofisico, che tipo di danni produce sul nostro cervello? Recenti studi sottolineano due possibili conseguenze negative. Esagerare con la cannabis può andare a intaccare la memoria. Ma non solo. C’è anche il rischio di incorrere in casi di schizofrenia. Un primo contributo arriva dagli Stati Uniti. Ricercatori dell’Università del Colorado hanno seguito per anni un gruppo di circa mille individui adulti. Cosa li accomunava? Un consumo della cannabis sfrenato e continuo nel tempo. Il risultato è che in queste persone alcune aree cerebrali si attivavano di meno durante lo svolgimento di compiti di memoria. Gli autori del lavoro sono stati netti nelle conclusioni: “Accanto alla progressiva legalizzazione di questi prodotti, si è registrato un aumento considerevole della loro potenza e del loro tasso di utilizzo”, hanno dichiarato a margine. Ma l’aspetto preoccupante è un altro. Secondo gli esperti, infatti, “nonostante i tanti effetti negativi dimostrati, fra cui un numero maggiore di incidenti stradali, persiste la convinzione che si tratti di una sostanza innocua”.

A dar manforte a questi dati, ci pensa un’ulteriore scoperta. Stavolta i protagonisti sono i cittadini canadesi della provincia dell’Ontario. Il campione è molto ampio. I ricercatori hanno voluto indagare l’intera popolazione residente, pari a 13,5 milioni. L’analisi parte dalla data in cui è entrata in vigore la legalizzazione della sostanza per uso non medico. Il risultato? In questo lasso di tempo sono aumentati del 270% gli accessi al Pronto soccorso. Ma non solo; sono emersi numerosi casi di schizofrenia. E riguardano soprattutto coloro che ricorrono alla cannabis. Vi è la necessità, per gli autori del lavoro, di “pensare strategie di prevenzione mirate, specialmente per i più giovani che sono quelli più esposti a rischio”. Un punto su cui da anni insiste anche il nostro Istituto Superiore di Sanità. Che invita alla moderazione durante l’adolescenza. Ed è soprattutto al di sotto dei vent’anni che si è estremamente vulnerabili. Il pericolo è quello di lasciare “un’impronta negativa” sul cervello. O magari sviluppare sintomi psicotici anche diverso tempo dopo. Oltre a diventarne dipendenti. Forse ha ragione il buon Brusco: “Chi fuma ganja non la smette mai”.

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Panorama

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