Cannabis light, il bluff del decreto Sicurezza: “Sequestri in calo, ma imprenditori spaventati”. 3 su 10 hanno chiuso bottega

  • Postato il 7 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il decreto Sicurezza doveva stroncare la vendita della cannabis light, invece le bustine con le infiorescenze sono ancora in vendita e la maggior parte dei negozi non ha abbassato la saracinesca. Secondo le associazioni Canapa sativa Italia e Federcanapa, su circa mille esercizi commerciali il 20 o 30 per cento ha chiuso i battenti, mentre gli altri resistono nel terrore di sanzioni. Eppure, ad oggi, la “lunga guerra” delle destre al fiore verde appare congelata. Dopo il via libera al decreto sicurezza i sequestri di cannabis light sono perfino diminuiti, sostiene l’avvocato Carlo Alberto Zaina: “I provvedimenti amministrativi o penali, come i sequestri di prodotti a base di Cbd, sono in calo negli ultimi mesi. Del resto già il massimario della Cassazione ha recentemente criticato la fondatezza e la costituzionalità dell’articolo 18, che prevede il divieto di vendita e lavorazione del fiore della canapa”. Ecco l’ipotesi di alcuni addetti ai lavori: per evitare il ricorso alla Corte costituzionale e la bocciatura della norma sponsorizzata dal meloniano Alfredo Mantovano, l’unico modo è limitare più di prima provvedimenti amministrativi e denunce penali contro le aziende della cannabis light. Altro che giro di vite: per ora, il divieto del fiore sarebbe un bluff per spaventare il settore. “L’articolo 18 è, in realtà, un deterrente di mera apparenza per scoraggiare gli imprenditori, ma è stato applicato in modo concreto, sinora, eccezionalmente e sporadicamente. Pertanto non ha affatto mutato il quadro giuridico preesistente, né ha determinato, per ora, ricadute significativamente negative, sul piano penale, per commercianti o coltivatori”, dice Zaina.

L’attesa per la circolare ministeriale – Che il quadro sia immutato lo ha ammesso il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida l’11 luglio scorso, annunciando una circolare per rassicurare gli agricoltori sul piede di guerra: “Ciò che era lecito resta lecito e quello che era vietato continua ad esserlo. La norma si limita a ribadire il divieto già esistente” sulle infiorescenze della canapa. Un sofisma per ribadire che nulla è cambiato, anche dopo il bando del fiore via decreto. Non una cattiva notizia per le imprese. Lollobrigida infatti ribadisce un divieto sovente negato dai giudici: “Le sentenze di assoluzione nei processi avviati prima del decreto sicurezza continuano ad essere pronunziate, per gli imprenditori della light accusati di spaccio di droga – dice Zaina – In questi anni ho seguito quasi un centinaio di casi in tutta Italia e ben oltre il 90 per cento si è concluso con assoluzioni, credo sia una tendenza sempre più diffusa”. Il meloniano Lollobrigida ha tenuto a rassicurare gli agricoltori: “Il Governo, consapevole delle preoccupazioni espresse dagli operatori, ha previsto una circolare che verrà diffusa con un’interpretazione autentica. Voglio comunque affermare che sosterremo in ogni modo il settore agricolo-industriale legato alla produzione della cannabis”. Alla scrittura del documento lavorano i ministeri dell’Agricoltura, dell’Interno e il dipartimento antidroga di palazzo Chigi: il contenuto è blindato.

Frizioni con Coldiretti – L’obiettivo del governo è salvare gli agricoltori (come chiede Coldiretti) e bandire la cannabis light: una missione quasi impossibile, perché la vendita delle infiorescenze traina le coltivazioni della canapa, in netta crescita. Anche per questo l’associazione guidata da Ettore Prandini – vicinissima al governo Meloni – ha stroncato l’articolo 18 come una batosta per migliaia di aziende agricole. Che ricordano bene il discorso di Meloni all’indomani della vittoria elettorale: “Il nostro motto sarà ‘non disturbare chi vuole fare’. Chi fa impresa va sostenuto e agevolato, non vessato”. Ora invece sono gli agricoltori “amici” del governo a sentirsi “vessati” da palazzo Chigi. In Europa Forza Italia, con Flavio Tosi, ha chiesto il passo indietro sulla canapa, emulata dalla Lega nel consiglio regionale veneto. Le aule elettive di Puglia ed Emilia Romagna hanno chiesto ai loro presidenti – Michele Emiliano e Michele de Pascale – di valutare il ricorso alle Corte. Per ora non si muove nulla.

L’incertezza della sopravvivenza – Intanto, i provvedimenti sanzionatori sono diminuiti ma non spariti, specie nelle Marche. In Sardegna un’azienda agricola ha subito il sequestro di una piantagione di canapa. L’imprevisto è dietro l’angolo, come sa bene l’azienda Enecta: sito di e-commerce chiuso per due mesi, su ordine del ministero della Salute, per un prodotto a base di Cbd destinato agli animali. Risultato: fatturato a picco sull’orlo della sopravvivenza. Con il rischio di un risarcimento danni da parte dello Stato. Contro l’articolo 18 del decreto sicurezza le associazioni hanno depositato un’azione di accertamento nei tribunali civili di Firenze, Genova, Bologna, Milano e Trento. Nel capoluogo del trentino Alto Adige si attende la pronuncia dopo l’udienza dell’8 agosto. La speranza della associazioni è che il giudice rimetta il caso giunga alla Coorte costituzionale o alla Corte di Giustizia Europea.

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Il Fatto Quotidiano

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