Cani e gatti in aereo: tutto sulle nuove norme per volare con i propri animali

  • Postato il 13 maggio 2025
  • Di Panorama
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C’è chi dice che viaggiare con un animale sia come viaggiare con un bambino, ma senza i pianti. E poi c’è chi, a bassa voce e con sguardo infastidito, si lamenta comunque: perché c’è il cane, perché occupa spazio, perché “non si sa mai”. Ma quanto, davvero, può influire la presenza di un animale in un viaggio? Soprattutto oggi, con l’ENAC che ha deciso di spalancare (almeno idealmente) le porte delle cabine anche ai cani oltre i dieci chili?

La delibera firmata lunedì promette di rivoluzionare le abitudini di viaggio di migliaia di italiani. Niente più peso massimo di 8 o 10 chili: i cani, anche di taglia media o grande, potranno volare accanto ai loro umani, seduti in cabina. Ma come spesso accade, tra il dire e il decollare, c’è di mezzo la compagnia aerea. Perché la nuova normativa non impone nulla: lascia libertà di scelta ai vettori, e così la rivoluzione rischia di restare, almeno per ora, una bellissima intenzione.

Animali in aereo: rivoluzione o illusione?

La prima vera novità è simbolica, ma potentissima: il concetto che un animale non debba per forza finire in stiva. Una visione che accarezza chi vive il rapporto con il proprio cane o gatto come qualcosa di familiare, quasi genitoriale. E allora sì, il paragone con i bambini torna d’attualità. Perché se una madre può tenere il proprio figlio tra le braccia durante un volo, perché non si può fare lo stesso con un bulldog francese o un golden retriever, magari con cuffie antirumore e un po’ di camomilla nello stomaco?

Certo, la realtà è più complicata. I trasportini dovranno essere saldamente assicurati con le cinture, non potranno intralciare le uscite di emergenza né l’equipaggio, e soprattutto non si sa ancora se potranno occupare più di un sedile. E allora, anche per i cani “fuori misura”, il rischio di restare relegati in stiva è ancora altissimo.

Le compagnie: chi apre, chi chiude, chi fa finta di niente

È qui che entra in gioco il vero ago della bilancia: le compagnie aeree. Le low-cost, da Ryanair a Wizz Air, sono rimaste in silenzio e difficilmente cambieranno rotta. Le regole restano rigide, e gli unici animali ammessi in cabina sono (per ora) i cani guida.

Più aperta, ma ancora timida, la posizione di compagnie come Vueling o Eurowings, che già accettano animali fino a 8 kg. Forse estenderanno il limite, forse no. Nessuna di loro, almeno finora, ha annunciato cambiamenti radicali. L’impressione è che serva una spinta collettiva, una domanda forte da parte dei viaggiatori, perché qualcosa si muova davvero.

Viaggiare con un animale: idillio o incubo?

Ma torniamo alla domanda iniziale. Com’è viaggiare con un animale? Non basta la delibera dell’ENAC a rispondere. Serve raccontare, osservare, ascoltare.

Per alcuni, partire con il proprio cane significa sentirsi al sicuro. Una presenza familiare che placa l’ansia del decollo, riempie di senso l’attesa al gate, trasforma una camera d’albergo in una casa. Per altri, è una complicazione: carte, microchip, vaccini, controlli, e la paura costante che qualcosa vada storto.

E poi c’è l’altro lato: gli altri passeggeri. Se un bambino che piange viene (spesso ingiustamente) tollerato con fastidio, un cane che abbaia può generare fastidi, sguardi, polemiche silenziose o dichiarate. Anche quando è nel trasportino, anche quando dorme. Perché “gli animali non dovrebbero stare sugli aerei”, dice qualcuno. Come se il cielo fosse cosa da umani.

Eppure il mondo cambia. E la cultura del viaggio pure. Oggi, portare con sé un animale è una scelta consapevole, costruita con amore, regolata con precisione. Il passeggero con il cane non è più un’eccezione eccentrica: è un nuovo modo di pensare il turismo, la mobilità, la famiglia.

Verso un turismo davvero pet-friendly?

La verità è che siamo a un bivio. La norma c’è, la cultura forse ancora no. Ma i segnali sono chiari: gli animali non sono più accessori da spedire, ma presenze da rispettare. E il viaggio diventa, finalmente, un gesto condiviso, anche con chi non parla, non prenota e non ha documenti biometrici, ma guarda fuori dall’oblò con gli occhi pieni di fiducia.

Alla fine, quanto influisce un animale su un viaggio? Forse lo migliora. Forse lo rende più lento, più attento, più empatico. Forse ci costringe a prenderci cura, a fare una valigia anche per qualcun altro. In un tempo in cui tutto va veloce, non è già questa una forma di rivoluzione?

Autore
Panorama

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