Canapa, i silenzi di Prandini e Coldiretti dopo le critiche al decreto Sicurezza. E i coltivatori sono indagati per droga
- Postato il 30 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Tace Coldiretti sulla canapa industriale, mentre gli agricoltori sono colpiti da sequestri e indagati per droga. Tanto da indurre la senatrice pentastellata Sabrina Licheri ad interpellare il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida: “Intere piantagioni di canapa distrutte” dalle forze dell’ordine, “prima ancora di verificarne l’effetto drogante”, ha denunciato la parlamentare. Rischiano 20 anni di galera, i coltivatori, per via del decreto Sicurezza ispirato dal braccio destro di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano.
Era il 14 novembre 2024, quando Matteo Prandini (presidente Coldiretti) annunciò “un’interlocuzione col sottosegretario”, auspicando la modifica dell’articolo 18, la norma per bandire le infiorescenze e radere al suolo il mercato della cannabis Light. Il numero 1 dell’associazione lanciò l’appello a Mantovano dal convegno romano di palazzo Rospigliosi, scandendo l’avviso per palazzo Chigi: “Non lasceremo soli i nostri imprenditori di canapa, a costo di arrivare nelle sedi giudiziarie”. Invece l’associazione degli agricoltori, vicina al governo Meloni, si tiene distante dai tribunali e da tempo è muta. Dietro le quinte, prova a mediare con il governo nell’interesse dei coltivatori. Fino ad ora, con scarsi risultati: basta parlare con gli imprenditori indagati e colpiti dai sequestri.
Eppure Prandini, al convegno novembrino di palazzo Rospigliosi nella Capitale, era stato chiaro: “Chiudere le attività produttive e soprattutto il futuro di migliaia di giovani noi lo riteniamo assolutamente inconcepibile”. Ne aveva ben donde: in gioco ci sono 30mila lavoratori, 150 milioni di gettito fiscale per un fatturato di 500 milioni l’anno. Di colpo, grazie al decreto del governo il 4 aprile, le imprese hanno dovuto annullare ordini di esportazione per il 90% del mercato delle infiorescenze. Anche per queste ragioni, il 23 giugno scorso il massimario della Cassazione ha sollevato seri dubbi di legittimità costituzionale.
Profondo scetticismo l’aveva espresso anche Coldiretti. La newsletter del primo agosto 2024, con la norma appena approvata in Commissione, titola: “A rischio la sopravvivenza di un intero settore”. Il catenaccio invoca la tutela di “tutte quelle aziende che hanno legittimamente investito nella canapa”. Il 12 settembre 2024 Montecitorio approva l’articolo 18 e la newsletter apre così: “La Camera affossa la sopravvivenza del settore”. L’ultimo acuto è del 14 novembre: “Ddl Sicurezza cancella filiera da mezzo miliardo, canapa italiana chiede modifica della legge”. È il giorno del convegno a palazzo Rospigliosi, con Prandini ad annunciare l’incontro, “in tempi brevi”, con Alfredo Mantovano. Da allora la canapa è sparita dai comunicati firmati Coldiretti. L’unica eccezione è a ridosso dell’approvazione del decreto Sicurezza, il 5 aprile, con l’auspicio della retromarcia a Chigi grazie ad “un confronto istituzionale, evitando di compromettere, definitivamente, un comparto agricolo strategico”.
Il confronto istituzionale, a dire il vero, era già iniziato il 14 novembre. Il presidente della commissione agricoltura – il fratello d’Italia Luca De Carlo – aveva espresso la disponibilità a mediare con il governo, per istituire un tavolo tecnico ed emendare il famigerato articolo 18. La soluzione è stata valutata: salvare gli agricoltori della canapa e mandare a picco i negozi di cannabis light, vietando solo l’uso ricreativo. Non se ne è fatto nulla. Ma il governo ha rassicurato i coltivatori in tutti modi. Il filo tra Chigi e Coldiretti, sulla canapa, pare sia ancora integro. L’associazione guidata da Prandini non ha cambiato idea: l’articolo 18 deve essere modificato per tutelare i coltivatori.
Ma è consigliato abbassare i toni, mitigare il dissenso pubblico. Sulla canapa qualcuno avrebbe preferito alzare la voce invece ha taciuto. Perché i tavoli di confronto, tra la sigla degli agricoltori e palazzo Chigi, sono numerosi ed evitare rotture è imperativo. Il 26 settembre sotto il vessillo Coldiretti è sceso in piazza il popolo del grano, contro i “trafficanti” colpevoli di prediligere il “prodotto straniero, per far crollare i prezzi di quello italiano”. Non una parola sul governo Meloni, nel comunicato dell’associazione: il bersaglio sono misteriosi “speculatori”. Mentre le grane degli agricoltori si moltiplicano, a leggere la newsletter di Coldiretti: dazi, Mercosur, concorrenza sleale contro coltivatori di riso e florovivaisti. Ma i responsabili sono solo a Bruxelles, mai a Roma.
L'articolo Canapa, i silenzi di Prandini e Coldiretti dopo le critiche al decreto Sicurezza. E i coltivatori sono indagati per droga proviene da Il Fatto Quotidiano.