Canada, re Carlo III in Parlamento dopo settant’anni: ora l’ex colonia punta su di lui nella “guerra” contro Trump

  • Postato il 27 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tutto poteva aspettarsi dalla vita, re Carlo III, tranne che di venire trasformato nell’arma segreta da lanciare contro il presidente americano Donald Trump. Ma tanto è accaduto a Ottawa, nel Senato canadese, dove il sovrano, per la prima volta dal 1957, ha parlato al Parlamento in qualità di capo dello Stato seduto sul suo trono, ma senza corona. Nella guerra commerciale dei dazi lanciata da Washington, colui che è stato salutato come “il re del Canada” ha risvegliato l’amore per la corona di un Paese che fino ad oggi è stato diviso in due: ora quasi la metà dei canadesi sono pronti a salutare la monarchia e il ruolo del re. Ma l’annuncio di Trump di voler trasformare il Canada nel 51esimo Stato americano e l’introduzione di nuovi dazi ha stretto le fila dell’orgoglio nazionale, rafforzato da tanti segnali (velati) che la famiglia reale ha lanciato in questo ultimo periodo, indossando colori, medaglie e stendardi per richiamare l’identità dell’ex colonia. Poi è arrivato l’invito del nuovo presidente Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, che ha sganciato la sua bomba, chiamando Carlo III e Camilla ad Ottawa per salutare un Paese ora felice di dare un festoso benvenuto al re, di cui era pronto a sbarazzarsi fino a poco prima, pur di fermare le ambizioni di Trump sui suoi confini e sulla sua sovranità.

Accolti come eroi nazionali e simboli dell’indipendenza canadese, il re e la regina hanno organizzato al volo una visita di 24 ore, rimandata un anno fa per via della diagnosi di Carlo III che lo aveva costretto a cancellare ogni impegno per curare il cancro. Ma in un anno tutto è cambiato e la sua presenza nel paese degli aceri è diventata indispensabile per esercitare a pieno il suo soft power, con rinforzo. In abito blu, con una determinazione definita “coraggiosa”, per più di venti minuti il sovrano ha letto il discorso di apertura del Parlamento scritto dal governo canadese, in inglese ed in francese, aggiungendo qualche sfumatura personale per ricordare al mondo, e a Trump, che il Canada è “forte e libero”. Così il 76enne malato dagli occhi sempre rossi e un po’ smarriti è stato trasformato nello strumento usato per parlare alla Casa Bianca, cercando di sedurre il suo inquilino attraverso il suo punto debole. Messo in difficoltà dai dazi, il primo ministro inglese Keir Starmer in febbraio si presentò a Washington con un invito a Trump firmato dal re per una seconda visita di stato in Gran Bretagna nel tentativo di addolcire le bordate commerciali annunciate dal tycoon che, però, non ha mai fatto mistero del suo amore per la monarchia.

E chi oggi si aspettava che, rispettando la tradizione di neutralità tipica della corona, il sovrano si sarebbe astenuto da fare nomi e cognomi, sarà rimasto deluso perché Carlo III, diversamente da sua madre Elisabetta II, non si è mai nascosto troppo dietro alla diplomazia super partes, interpretando il ruolo del sovrano detto “ficcanaso” e apertamente impegnato. Con le medaglie dell’Ordine del Canada appuntate sul petto, ha chiamato Donald Trump per nome parlando di relazioni tra i due paesi fatte di “mutuo rispetto e comune interesse” senza troppi filtri. “Il primo ministro canadese e il presidente americano stanno definendo nuove relazioni tra di loro” ha scandito alzando lo sguardo per verificare le reazioni dei parlamentari seduti ad ascoltarlo. “Il Canada è pronto a fare coalizioni nuove”, ha aggiunto, parlando di un “momento di grande incertezza” e definendo la nazione “una forza per il bene”

Il sovrano si è seduto là dove sua madre era stata settant’anni fa per rinsaldare il legame tra il Canada ed il Regno Unito, con l’abito della sua incoronazione e indossando la corona. Oggi l’atmosfera meno “pomposamente reale” nascondeva una valenza politica ben più forte, considerando anche che Camilla, qualche ora prima, aveva fatto visita a un’associazione che supporta le donne ucraine che hanno perso i loro figli e i loro cari nella guerra contro la Russia. Una monarchia che rinuncia alla sua equidistanza dalla politica e si immerge in ruoli diplomatici che potrebbero diventare sempre più scivolosi, riuscirà a sopravvivere nell’incertezza e imprevedibilità di questi tempi inediti? Ora tutti attendono la reazione di Trump, con gli occhi puntati sulla sua piattaforma social per capire come l’avrà presa.

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