Camera USA, la leadership di Johnson vacilla dopo la legge bipartisan su Epstein
- Postato il 22 novembre 2025
- Estero
- Di Agi.it
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Camera USA, la leadership di Johnson vacilla dopo la legge bipartisan su Epstein
AGI - Dopo aver tentato di bloccare per mesi la pubblicazione dei file sul finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, il presidente della Camera del Congresso americano, Mike Johnson, teme di perdere il posto di leader dei repubblicani e di non essere più in grado di frenare i malumori dei compagni di partito.
È per questo motivo che Johnson ha proposto una mozione per rendere più difficile all'aula approvare leggi sgradite al governo - su cui i repubblicani possono apparire divisi - e allo stesso tempo indebolire la figura dello Speaker, come era successo al suo predecessore e compagno di partito, Kevin McCarthy. A preoccupare Johnson è la reazione dei repubblicani che hanno votato quasi all'unanimità la legge bipartisan che chiedeva al dipartimento di Giustizia la divulgazione di tutti i fascicoli del caso Epstein, e questo nonostante Johnson si fosse dimostrato apertamente critico.
All'interno dei repubblicani serpeggia un certo malumore. Johnson non gode più di grande popolarità, accusato di bloccare troppo i lavori e di indebolire i repubblicani. E il voto unanime è parso un segnale di scollamento verso la sua leadership. Lo stesso Trump era convinto che lo Speaker sarebbe riuscito a tenere unito il partito.
La strategia di Johnson: alzare la soglia
Adesso Johnson, secondo l'agenzia Axios, sembra intenzionato a chiedere una "soglia più alta" di voti per far arrivare in aula le "mozioni privilegiate" e le "petizioni di scarico". Le prime sono quelle che hanno priorità sulle altre e possono interrompere il normale ordine dei lavori perché si occupano di temi considerati urgenti. Per passare basta la maggioranza semplice dei presenti in aula: se i membri sono 430 (sui 435 previsti), basteranno 216 voti per accelerare procedure di discussione e voto di una mozione.
Le 'petizioni di scarico', invece, sono uno strumento che permette ai membri della Camera di forzare la discussione di un disegno di legge che altrimenti resterebbe bloccato in commissione. È quello che ha fatto il repubblicano Thomas Massie, forzando il voto in aula sull'Epstein Files Transparency Act. In questo caso sono serviti 218 voti. Entrambi sono modi per aggirare la leadership alla Camera o le commissioni.
La tentazione di rompere le file
Negli ultimi novant'anni mozioni e petizioni di questo tipo non sono state utilizzate con frequenza, ma da quando alla Casa Bianca è tornato Trump, e ha adottato misure che hanno messo in difficoltà i repubblicani con i rispettivi elettori, la tentazione di "rompere le file" di partito si è fatta più forte.
Per alzare la soglia di voto, come vuole Johnson, serve una discussione in aula e almeno 218 voti. Ma molti repubblicani non sono disposti a perdere questo strumento, che permette loro di mostrare dissenso e sostenere cause su cui il partito non appare compatto. Il risultato è che se Johnson vuole mettere più sotto controllo il partito alla Camera, deve "alzare" il numero dei colleghi pronti a seguirlo. Ma quello, come ha mostrato l'unanimità sui file Epstein, sembra lo scoglio più difficile da superare.
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