Calessi: Meloni spiata, caccia ai complici del bancario di Bari

  • Postato il 12 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Calessi: Meloni spiata, caccia ai complici del bancario di Bari

Per conto di chi o in collaborazione con chi, Vincenzo Coviello, il 52enne di Bitonto, ex funzionario della filiale di Intesa San Paolo di Bisceglie per due anni, tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024, ha spiato i conti correnti di 3.572 persone, tra cui Giorgia Meloni, la sorella, i ministri Crosetto e Santanché, il presidente del Senato e una miriade di politici, magistrati, personaggi famosi? La presunzione di innocenza vale fino al terzo grado di giudizio. Ma questo si chiede la procura di Bari e su questo gli investigatori stanno lavorando, in un'indagine appena cominciata.

La pista è quella di eventuali complici o mandanti. Gli investigatori non credono, cioè, alla spiegazione della “curiosità” o della “mania di controllo”, sostenuta a caldo dall'indagato. Ed è scritto, a chiare lettere, nel decreto di perquisizione firmato dalla procura di Bari il 10 ottobre e consegnato per garanzia anche all'indagato. Per raccogliere elementi utili a far chiaro su questa vicenda, infatti, la procura ha fatto perquisire la casa, l'ex posto di lavoro e la macchina dell'ex funzionario di Intesa, sequestrando i telefonini in uso all'impiegato, i computer, i tablet, le chiavette usb e qualunque altro supporto informatico a sua disposizione. Gli investigatori cercano risposta a due domande. La prima è: perché ha compiuto 6.637 accessi abusivi, in ben 679 filiali dell'Istituto, nel giro di due anni, violando i dati privati di 3572 persone, tra cui la premier Giorgia Meloni? La seconda è: qualcuno lo ha aiutato, è stato destinatario o mandante di queste “ricerche”? Domande che aprono scenari che legano questa vicenda agli altri due casi su cui due procure stanno indagando (Perugia e Napoli): il caso Striano, il finanziere che ha compiuto migliaia di accessi abusivi in più banche dati, dalla postazione che aveva alla Direzione nazionale antimafia, e il caso dell'hacker della Garbatella, che ha violato le banche date della giustizia italiana.


È vero, infatti, che ci sono differenze (negli altri due casi l'indagato è un finanziere, che di lavoro doveva investigare, e un hacker), ma anche elementi comuni. Molti nomi, infatti, compaiono sia negli accessi di Striano, sia in quelli dell'ex banchiere (Meloni, Crosetto, Santanché). Fatto sta che nel decreto di perquisizione il primo capo di imputazione è l'articolo 110 del codice penale, ossia la circostanza per cui si applica la stessa pena, se più persone concorrono nel medesimo reato, a cui segue la contestazione del 256, ossia il «procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato» («Chiunque si procura notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete è punito con la reclusione da tre a dieci anni). Una bricconata di un impiegato annoiato, hanno detto o pensato in tanti. Ma la pista degli investigatori non è questa. La sicurezza del Paese- secondo gli inquirenti- stata messa in discussione. E non è detto lo abbia fatto da solo. Il sequestro degli strumenti informatici usati dall'ex funzionario, infatti, è disposto «perché», si legge, «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare (mandante/i degli accessi abusivi al sistema informatico del Gruppo Intesa e destinataria/e delle informazioni acquisite tramite l'accesso abusivo), poneva in essere le condotte di accesso abusivo» di cui si è detto e dunque di «accesso indebito ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale, dello Stato dovevano rimanere segrete».

E ancora, i magistrati parlano di «abuso delle sue mansioni di dipendente dell'Istituto San Paolo», assegnato alla sede distaccata di Bisceglie e di «abuso dei poteri», grazie ai quali «si introduceva nel sistema informatico e telematico». Tutto comincia dalla querela di un noto medico pugliese del 22 luglio 2024, informato dalla banca degli accessi al suo conto. Da qui comincia l'indagine che ha portato, il 10 ottobre, alla perquisizione dell'indagato, della sua casa, del suo ex posto di lavoro e al sequestro di telefoni e pc. La polizia giudiziaria si è avvalsa di un tecnico informatico. Spetterà a lui cercare nella memoria dei telefoni o dei pc la risposta alle domande che la procura di Bari si fa.

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Libero Quotidiano

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