Calendari (che cambiano), sponsor e caldo: così lo sport divora i suoi campioni

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Di Panorama
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La consolazione è che accade per l’ultima volta. Dal 2026 si cambia, almeno per il calcio e senza mettere tutti d’accordo visto che la riforma dei calendari internazionali voluta dalla Fifa per il prossimo quadriennio ha suscitato le ire preventive di club e sindacati calciatori. In ogni caso, ecco la sosta nazionali di ottobre con il suo carico di fatiche in campo e chilometri in aereo, salvo poi restituire i protagonisti alle rispettive squadre giusto in tempo per nuove fatiche e nuovi voli in giro per l’Europa. In attesa dei viaggi intercontinentali in Arabia Saudita per la Supercoppa italiane e a Perth, l’ultima trovata, per giocare Milan-Como che a San Siro non si può fare causa cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Milano Cortina.

Dibattito sterile, quello tra favorevoli e contrari del sovraffollamento dei calendari sportivi e calcistici in particolare. Sterile perché a comandare è il denaro, dunque sponsor e televisioni che vogliono moltiplicare per cento il prodotto così che ci siano margini di guadagno sempre maggiori. Cosa che interessa, ovviamente, anche gli atleti che si lamentano, minacciano serrate mai fatte ma alla fine mandano agenzie e procuratori a chiedere sempre più soldi per i loro stipendi o gettoni di presenza. Nel calcio come nel tennis, nel basket, negli sport motoristici e ovunque ci sia un business da sviluppare.

Sosta nazionali, tour de force per 172 giocatori della Serie A

L’ultima sosta di ottobre delle nazionali costringe a un tour de force un esercito di 172 giocatori di squadre della Serie A. Potevano essere di più, ma alcuni infortuni muscolari dell’ultimo momento hanno provocato la riduzione del contingente. A pagare il prezzo più alto sarà il Milan con 15 convocati in giro per il mondo. Letteralmente, nel caso dei rossoneri, visto che due titolari di Allegri come Santi Gimenez ed Estupinian si sfideranno con le rispettive nazionali a Guadalajara nella notte (italiana) tra martedì e mercoledì 15 ottobre. A oltre 10mila chilometri da Milanello e a sole cento ore scarse dall’impegno di campionato con la Fiorentina.

Problema che dovrà affrontare anche l’Inter di Chivu con il capitano Lautaro Martinez, impegnato in un’amichevole dell’Argentina con Porto Rico nella notte tra lunedì e martedì 14 ottobre (Chicago, 7.250 chilometri da Milano) con successivo big match all’Olimpico con la Roma addirittura sabato. I nerazzurri con la Juventus hanno salutato 12 giocatori consegnandoli ai rispettivi commissari tecnici. Poi ci sono Bologna, Roma e Genoa con 11 seguiti da Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Udinese con 11. Si salva la Cremonese, con solo due partenti, ma non è detto sia una buona notizia per Davide Nicola.

Sinner e gli altri campioni svuotati da caldo e fatica

Il problema non riguarda solo il calcio. Ovviamente. Nella Moto Gp c’è stato un fronte di ribellione quando gli organizzatori hanno prima inserito e poi moltiplicato le Sprint Race del sabato. Format odiato dai piloti e che secondo i critici ha causato anche incidenti ed infortuni nella prima fase, salvo poi diventare fisso e in un futuro non lontano essere forse replicato anche in Formula Uno dove già le mini-gare sono 6 dopo una prima fase sperimentale a 3.

Nel tennis lo svuotamento fisico dei campioni è diventato evidente nella settimana del Master 1000 di Shanghai, tra forfait (Alcaraz), malori e ritiro fino al ko che ha coinvolto Sinner, stravolto da umidità, mancato riposo e crampi. L’immagine del campionato altoatesino costretto a usare la racchetta come stampella per raggiungere il suo angolo ha fatto il giro del mondo alimentando il dibattito. Per lui è stato il settimo ritiro in carriera, un numero alto se è vero che Federer, Nadal e Djokovic (tutti insieme) sono arrivati a 18 in percorsi professionali ultra ventennali.

E’ vero che tutti, e in particolare i tennisti e gli atleti di primo piano, possono scegliere a cosa partecipare e cosa rifiutare, ma la realtà è differente: le pressioni degli sponsor e l’attrazione per guadagni facili batte tutto. Lo sport è diventato sempre più un business, basta saperlo e dirlo ad alta voce. Un meccanismo che divora i suoi stessi protagonisti.

Autore
Panorama

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