Caldo estremo al Mondiale per club, l’incubo dei tifosi sotto il sole e senz’acqua: “È stata la peggior scelta della mia vita”
- Postato il 18 giugno 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Tifosi apatici, disinteressati e insofferenti per il caldo estremo. Alcuni sono stati vittima di insolazione. La prima fase del Mondiale per club sta promuovendo la versione peggiore di un calcio globale (e globalizzato) sempre più concentrato sul guadagno e meno su ciò che gli succede intorno, pure se riguarda gli spalti. Le prime partite si sono trasformate in un’esperienza “pessima e pericolosa” per i tifosi. Le lamentele di Marcos Llorente – per i 35 gradi registrati durante PSG-Atletico – trovano conferme nelle testimonianze degli 81mila presenti sugli spalti del Rose Bowl di Pasadena: “Non c’era modo di comprare l’acqua. Si poteva andare al chiosco che vendeva solo birra, ma non c’erano punti vendita d’acqua e nemmeno dei distributori. C’erano file chilometriche davanti alle fontanelle”. L’orario delle partite incide sulla prestazione dei giocatori in campo e sul benessere di chi paga il biglietto: tutto per una questione di business e per andare incontro alle esigenze televisive. Che ci siano 30 gradi e un tasso di umidità del 70% poco importa: “the show must go on”, come direbbero da quelle parti.
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File interminabili, insolazioni inevitabili
Per alcuni tifosi è stata “la peggior scelta della vita”. Testimonianze che raccontano disagi e situazioni mai viste: “La gente riempiva i bicchieri e se li buttava addosso a vicenda. Per fortuna c’erano quelle postazioni di nebulizzazione vicino ai bagni, quindi la gente si accalcava lì sotto, a turno”. La folla del Rose Bowl ha vissuto una giornata da incubo e sicuramente da non ripetere: “L’impianto sa come gestire quasi 90.000 tifosi, ma oggi ha faticato con 81.000, cosa che non capisco affatto”, denuncia un tifoso. Anche sotto i post della pagina Instagram dello stadio non mancano le lamentele per gli spalti esposti perennemente al sole, lo spavento e anche i malori: “Siamo scottati dal sole e ci fa male tutto; è stata un’esperienza pericolosa. Non avrebbe dovuto sorprendere il fatto che la temperatura fosse di 32 gradi e che ci sarebbero state 90.000 persone. 45 minuti di coda a ogni distributore d’acqua. Code così lunghe che si è creato un ingorgo tra i settori 13-20 prima e durante l’intervallo. Persino i vigili del fuoco di Pasadena, che portavano via le vittime di insolazione, hanno fatto fatica a passare. Sono stato a partite di calcio in tutto il mondo e non ci siamo mai sentiti così insicuri. Ce ne siamo andati durante l’intervallo”. Inoltre, i tifosi hanno raccontato di aver dovuto buttare nei cestini le bottiglie d’acqua piene prima di entrare nello stadio.
Cosa dice il codice Fifa
Bottiglia sì o bottiglia no? Il codice di condotta Fifa parla chiaro: “È possibile portare bottiglie di plastica vuote, trasparenti e riutilizzabili fino a un litro”, ma c’è un divieto esplicito per “tutti gli altri tipi di bottiglie (a parte quelle necessarie per scopi medicinali o biberon)”. Una regola che ha cambiato radicalmente le abitudini dei frequentatori dello stadio di Pasadena: generalmente è sempre stato consentito portare bottiglie d’acqua sigillate alle partite. Il Mondiale per Club invece deve rispettare le norme Fifa.
Il caldo alimenta il flop sugli spalti
Il soccer è il quinto sport più seguito negli Stati Uniti. Ma la passione non è uguale ovunque. Ad Atlanta il Mercedes Benz-Stadium era semivuoto durante Chelsea-LAFC. In California invece, a tre ore di distanza da Atlanta, il caldo frena l’entusiasmo e alimenta le polemiche. Nel mese di luglio la situazione potrebbe anche precipitare. Quello che sarebbe dovuto essere un nuovo torneo rivoluzionario, si è trasformato (almeno per ora) nello spot peggiore possibile del calcio globalizzato. “Sono molto meno propenso a partecipare ai Mondiali dopo questa esperienza mal gestita“, dice un tifoso. E se i presupposti climatici sono questi, che Mondiale 2026 dovremmo aspettarci in America?
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