Calciomercato, la Serie A aveva proposto la chiusura il 14 agosto ma l’accordo è saltato – Il retroscena

  • Postato il 24 settembre 2024
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una volta era esaltante. Soprattutto in Italia, quando i colpi del calciomercato estivo erano tanti, facevano sognare prima i tifosi, poi anche gli allenatori. Ora non è che non sia più così, ma il meccanismo distorto degli ultimi anni ha portato a più lamentele che benefici. Anzi, veri e propri disastri. Chiedere, per esempio, a Daniele De Rossi, la cui Roma ha speso oltre 100 milioni di euro per il mercato, ritrovandosi però con casi spinosi come quello di Dybala da gestire e con tanti dilemmi tattici che non si sono risolti (come può coesistere con uno come Soulé?). E quindi? Esonero. Così, quasi dal nulla, dopo un confronto che ha portato la dirigenza ad allontanare chi l’anno scorso aveva ereditato la squadra da Mourinho.

“Il suo addio mi lascia perplesso, molto”, ha detto Gasperini prima della partita di Champions contro l’Arsenal. “Ma con questo tipo di mercato, il lavoro dell’allenatore diventa difficile: giocare a calcio non è inserire un numero di giocatori nuovi e basta. La Serie A è iniziata con qualche difficoltà per tutti”. Un’eco alle parole di molti allenatori (tra cui Vanoli) ma anche dei dirigenti. Come Marotta, che sempre in Champions, prima della gara contro il Manchester City era stato stranamente molto esplicito: “Spero che la Lega possa prendere spunto da queste difficoltà: il mercato deve andare di pari passo con l’inizio del campionato”. Ma perché non l’ha fatto?

A distanza di qualche settimana, emerge un retroscena: la Lega Serie A ci ha provato davvero. Con una proposta presentata ai cinque campionati top d’Europa: allinearsi sulla chiusura fissata per il 14 agosto (quindi prima della prima partita di campionato) estendendo la proposta anche alla Saudi Pro League. Che ha investito molto meno sul mercato europeo, quest’anno, ma resta un potenziale fortissimo acquirente per tutti i club.

Ma ecco cosa è successo: quasi tutti si sono trovati d’accordo, Liga esclusa. Le motivazioni non sono state chiarissime, ma è stato direttamente il presidente Tebas a rispondere all’amministratore delegato De Siervo e Butti (Head of Competition della Lega) dicendo che la Liga spagnola avrebbe preferito occuparsi di altro, soprattutto con i cambiamenti in atto per la Super Champions League. Nessun accordo, nessuna chiusura anticipata. Della serie: o tutti, o nessuno. Ma il segnale d’allarme delle società è stato mandato e si appaia a quello dei giocatori per le troppe partite che in qualche modo abbassano il livello dello spettacolo. Manifestazioni a cui, al momento, le Leghe si dimostrano più o meno sorde. Ma che dovranno necessariamente essere ascoltate.

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