Calci negli stinchi e allusioni sessuali nei confronti dei sindacalisti: condannato il padre del sindaco di Ortona (FdI)
- Postato il 26 giugno 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Calci agli stinchi del segretario Filcams Cgil dell’Aquila e battute sessiste contro la segretaria di Chieti, con riferimenti che non sono esattamente quelli che insegnerebbero alla Royal Academy of Arts. “Le faremo avere un pesce”, è stata la frase pronunciata nei confronti della delegata, e di certo non era un invito a una cena a base di prodotti ittici, bensì una metafora che alludeva ad altro. Quanto successo il 23 aprile nella sede di Aquila Spa, azienda di vigilanza di Ortona (Chieti), è costata ieri una condanna per comportamento anti-sindacale nei confronti del responsabile delle relazioni sindacali dell’impresa, Tommaso Di Nardo, nonché padre dell’amministratore delegato Angelo Di Nardo che nel frattempo, a giugno, è stato eletto sindaco di Ortona in quota Fratelli d’Italia. Angelo Di Nardo, secondo la ricostruzione del Tribunale di Chieti, era presente alla riunione ma non ha avuto un coinvolgimento diretto nell’aggressione; anzi, è intervenuto per allontanare suo padre.
I sindacalisti protagonisti della vicenda sono Andrea Frasca, che dirige la Filcams del capoluogo abruzzese, ed Elena Zanola, segretaria dello stesso sindacato a Chieti. Dall’altra parte, come detto, lo stato maggiore della società Aquila Spa. Che la riunione non sarebbe stata una passeggiata lo si era capito sin da subito, precisamente da quando Tommaso Di Nardo ha “invitato” Frasca a non partecipare, o al massimo a restare ma senza intervenire. Il segretario Filcams ha quindi preferito alzarsi e lasciare la stanza per non inasprire i toni augurando “buona salute” al dirigente aziendale, che probabilmente ha inteso la frase in senso provocatorio e si è ulteriormente agitato: “Mentre io mi stavo recando alla porta perché non avevo più intenzione di rimanere lì – si legge nelle dichiarazioni rese ai magistrati da Frasca – Tommaso Di Nardo mi si è avvicinato ad un centimetro dal volto continuando a gridare ‘zitto, devi stare a cuccia’”.
Ma è subito dopo che la situazione è degenerata: Frasca racconta infatti di essere stato inseguito anche fuori dalla stanza: “A quel punto lui mi si è messo faccia a faccia e ha cominciato a tirare calci. Ciò è avvenuto nel corridoio e i calci sono stati dati sulla caviglia destra”, si legge sempre nella ricostruzione offerta dal sindacalista al Tribunale e recepita nella sentenza. È lì che, sempre secondo la ricostruzione dei fatti, il figlio Angelo è intervenuto per riportare suo padre nella sala riunioni e porre fine all’aggressione. Ai giornali locali, l’azienda aveva parlato di un confronto acceso, negando però le aggressioni. Le circostanze riportate sono però state confermate da altri testimoni: anche chi non ha visto direttamente la scena dei calci, poiché rimasto nella stanza, ha comunque sentito Frasca lamentarsi e dire frasi del tipo “nemmeno i miei familiari si sono mai permessi di prendermi a calci”.
Se non bastasse già tutto quanto accaduto fino a quel momento, il vero colpo di teatro è arrivato dopo. Il tema al centro della discussione era il piano ferie dell’azienda e la sindacalista Zanola aveva detto che “non ce l’hanno”, riferendosi ovviamente al documento. Udita tale frase, Tommaso Di Nardo ha allora rispolverato il repertorio umoristico da commedia anni ottanta: “Tommaso Di Nardo ha sentito questa frase e ha detto ad alta voce davanti a tutti “noi ce l’abbiamo tutti, grosso e duro” mimando un gesto fallico con il braccio”, ha spiegato Zanola al giudice. E ancora: “Quando la riunione è terminata e abbiamo finito di scrivere il verbale – ha proseguito la sindacalista –, Tommaso Di Nardo si è avvicinato per stringermi la mano e io mi sono rifiutata perché gli ho ribadito che quel giorno si era comportato in maniera inaccettabile. A quel punto mi ha detto che non gliene fregava un cazzo che non gli stringessi la mano. Mentre ci avviavamo verso l’uscita della sala lui mi si è affiancato e mi ha detto che mi dovevano trovare un bel pesce”. Come detto, non era un invito a inserire prodotti di mare nell’alimentazione, ma un’ulteriore allusione sessuale.
Avendo ottenuto conferme anche su questo episodio, il giudice ha scritto che “le frasi e i gesti rivolti da Tommaso Di Nardo all’indirizzo della funzionaria sindacale Zanola non possono che essere qualificati come offensivi e sessisti, in ogni caso ingiustificabili”. Quindi il Tribunale ha accolto il ricorso, redatto dagli avvocati Carlo de Marchis e Silvia Conti, e dichiarato “il carattere antisindacale delle condotte imputabili a Tommaso Di Nardo e consistenti negli episodi di aggressione subita dal segretario della Filcams Cgil, Andrea Frasca e nelle provocazioni e nelle affermazioni sessiste subite dalla funzionaria dell’organizzazione sindacale ricorrente Elena Zanola”. Il giudice ha quindi ordinato a Tommaso Di Nardo di frequentare un “programma di adeguata formazione sui temi del codice etico, della violenza fisica e verbale concordato con tutte le organizzazioni sindacali rappresentate in azienda”. Oltre a questo, 10 mila euro di risarcimento in favore del sindacato.
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