Caivano, don Patriciello: “Meloni va applaudita e ringraziata. Mi accusano di essere fascista e omofobo ma sono un prete di tutti”

  • Postato il 25 settembre 2024
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Tante persone, non potendo prendersela con Roma che è troppo lontana, se la prendono con chi ha invitato Giorgia Meloni a Caivano. E quindi questo prete che sta davanti a voi è diventato fascista, omofobo, tra poco diventerà anche pedofilo. Appena faranno quest’altro passo, poi scatteranno tutte le denunce contro chiunque perché adesso poi non se ne può più”. Sono le parole di don Maurizio Patriciello, il prete anticamorra di Caivano (Napoli), che in qualità di consulente ha partecipato all’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, presieduta dal deputato di Forza Italia Alessandro Battilocchio.

Il parroco della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde respinge le accuse di essere filo-meloniano e sottolinea: “Io sono un prete di tutti, ma se questo è il prezzo da pagare, va bene. Non voglio niente da nessuno, tutte le volte che è venuto a Caivano qualche ministro e qualche parlamentare in parrocchia ci abbiamo rimesso anche i soldini per il caffè e per il dolcino. Vogliamo solo il bene di questo territorio che veramente è proprio maltrattato e bistrattato – continua con toni appassionati – Avevate a Caivano una discarica e adesso avete un gioiello. Dovete dire grazie, e mi rivolgo soprattutto a coloro che non sono di Fratelli d’Italia. Certo, si tratta solo di un gradino, la scala è lunga e alta, ma ringraziamo il Signore, diamo fiducia al popolo e sosteniamo padre Maurizio, anziché fargli i video e dire su di lui cose schifose accusandolo di essere fascista e omofobo”.

Il religioso parla della genesi del suo rapporto con la presidente del Consiglio e rifila una frecciata al presidente regionale Vincenzo De Luca: “Caivano per la seconda volta vede la propria amministrazione sciolta per infiltrazione camorristica, una cosa orribile. Quando la camorra entra nel santuario della democrazia e della civiltà quale un’amministrazione comunale, vuol dire che le cose veramente non vanno bene e bisogna porsi delle domande molto serie non solamente a livello comunale – prosegue – ma anche a livello regionale e nazionale. Quando De Luca l’anno scorso ha detto che a Caivano lo Stato non c’è, ha affermato una grande verità che io ho sottoscritto. Ma questa cosa la posso dire io che sono un prete, non la può dire il presidente della Regione, no, questo no. In quest’ultimo anno qualcosa è cambiato, c’è poco da fare. Chi dice il contrario sta mentendo a se stesso e anche alla nostra bella Italia”.

Poi gli elogi a Meloni: “Tutto è nato lo scorso anno conl’episodio dello stupro delle bambine. Ho scritto un messaggio a Giorgia Meloni il 25 agosto e non ci avrei mai giurato che il 31 agosto la presidente del Consiglio sarebbe venuta con mezzo governo. Io ho ricevuto Conte, Andrea Orlando, Galletti, Renzi, quindi non c’era nessun mio tentativo di mettere un timbro politico. Era semplicemente la richiesta di un parroco disperato alla presidente del Consiglio. Lei mi ha ascoltato con grande attenzione – conclude – e questa è una cosa molto bella che non succede sempre: si è messa in ascolto. Io le ho detto: ‘Noi sappiamo fischiare e sappiamo applaudire, ma siamo stanchi di fischiare, abbiamo troppo fischiato a tutti voi che siete a Roma. In queste periferie siamo stati abbandonati e ora abbiamo un grande desiderio di applaudire. Per cortesia prenditi i nostri applausi’. Lei ha fatto delle promesse, le ha mantenute e il mio compito è applaudire“.

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Il Fatto Quotidiano

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