Bublik fa discutere: ridicolizza il doppio, lo definisce per singolaristi falliti e prende Vavassori a esempio

  • Postato il 1 settembre 2025
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Alexander Bublik riesce sempre a far parlare di sé, e non solo per i risultati in campo. In occasione di una sua intervista rilasciata al giornalista Ben Rothenberg e pubblicata su Bounces il kazako ha parlato senza peli sulla lingua del doppio, affermando che non sia “vero tennis” e dichiarando che la specialità sia per coloro che non sanno giocare in singolare, prendendo a esempio l’azzurro Andrea Vavassori, recente vincitore insieme a Sara Errani del doppio misto dello US Open, definito da Bublik un’esibizione.

Bublik: “Ił doppio è per chi non sa giocare in singolare”

Dopo anni in cui si è visto affibbiare l’etichetta di “talento sprecato” l’estroso Alexander Bublik nel 2025 ha cambiato nettamente marcia, raccogliendo alcuni dei suoi risultati più importanti in carriera e togliendosi parecchie soddisfazioni, come la vittoria ad Halle sul n°1 al mondo Jannik Sinner che proverà a battere ancora nuovamente negli ottavi dello US Open. Oltre che per i suoi risultati il kazako, come suo solito, si è distinto anche per alcune dichiarazioni che hanno fatto un po’ discutere sul doppio: “Il doppio è divertente, ma capita che ti annoi perché in un certo senso non è vero tennis. È per chi non sa giocare in singolare: si comincia col doppio e poi si passa al padel o al pickleball” le sue parole in un’intervista rilasciata a Ben Rothenberg.

Bublik ha poi rincarato la dose, definendo come non seria la specialità e screditando i suoi protagonisti, nonostante lui stesso abbia preso parte più volte a tornei di doppio, raggiungendo anche la finale slam del Roland Garros, un traguardo che però non sembra aver entusiasmato più di tanto il kazako: “A me piace giocarlo come allenamento, magari per allenarmi in risposta oppure per fare coppia con qualcuno che mi sta simpatico. Ma, oltre ai soldi, non capisco perché prenderlo come una disciplina seria. E lo dico da finalista Slam. Per me vincere il Challenger di Torino è più importante di una finale di doppio al Roland Garros. Semplicemente perché è più difficile da ottenere. Quella volta a Parigi giocai il doppio per scherzo e mi ritrovai in finale. Ogni singolarista che lo prende sul serio per qualche settimana ottiene risultati importanti; è sempre stato così. Alla fine, è semplice: se non sai giocare in singolare, giochi in doppio; se non sai giocare in doppio, passi al padel, e così via”.

Il pensiero di Bublik sul doppio misto allo US Open e l’esempio Vavassori

Nonostante la sua opinione Bublik ha rivelato di andare d’accordo con i doppisti, come per esempio con Andrea Vavassori, definendo però allo stesso tempo “deliranti” gli specialisti che con i loro successi in doppio si sentono alla pari dei singolaristi: “Se i doppisti non se la prendono ci vado anche d’accordo. Anzi, è fantastico quando vedo ragazzi che dicono ‘Visto che non so giocare in singolare, gioco in doppio e ho vinto tre Slam’. Il doppio è una barzelletta, per questo molti singolaristi se la ridono. Conosco molti doppisti: Vavassori, ad esempio, è un bravo ragazzo e gli auguro il meglio. Lo stesso vale per Bolelli o Thompson. Poi ci sono altri doppisti che pensano di essere bravi come noi: ecco, questo è delirante”.

Proprio Vavassori viene preso a esempio da Bublik come giocatore che, resosi conto dei suoi limiti in singolare, ha deciso di specializzarsi con successo nel doppio: “Andrea è un bravo ragazzo, ha lavorato sodo. Ricordo che si allenava con suo padre nei Challenger quando li giocavo anch’io. È arrivato intorno al numero 150 in singolare, ha capito che non poteva andare oltre, è passato al doppio e ha vinto qualche Slam. È una bella cosa. E mi è piaciuto quando ha detto: ‘Sono contento di battere i singolaristi’”.

Bublik si è però detto felice del suo successo nel doppio misto, nonostante consideri il nuovo format dello US Open più vicino a un torneo d’esibizione che a uno ufficiale: “È un ragazzo con i piedi per terra che non si sbilancia troppo. Guadagnerà milioni giocando così e questo è un bene. L’evento del doppio misto allo US Open è stato divertente; ne ho guardato un po’. È un torneo d’esibizione e alla gente piace”.

Singolaristi e doppisti, due specie sempre più in contrasto

Bublik non è certo l’unico giocatore del circuito a pensarla così riguardo il doppio. Proprio la decisione dello US Open di modificare il format del misto e di invitare più singolaristi aveva evidenziato questa spaccatura tra le due categorie di giocatori, con gli statunitensi Reilly Opelka e Taylor Fritz che avevano bistrattato il doppio e i suoi protagonisti, salvo poi doversi ricredere – o almeno questo avrebbero dovuto fare – dopo le non entusiasmanti figure nello slam newyorkese nel doppio misto.

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