Brunori schizza nella top ten mondiale di Spotify
- Postato il 22 febbraio 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
Brunori schizza nella top ten mondiale di Spotify
Il nuovo album del cantautore calabrese debutta tra i più ascoltati di Spotify, Brunori è il primo tra i cantanti italiani
«NON mi sono montato la testa» ha detto dopo aver incitato il suo pubblico all’urlo di «Popolo brunoriano» durante il primo incontro pubblico dopo il Festival di Sanremo. Eppure, Dario Brunori, reduce dal successo sanremese, potrebbe farlo. Dopo il debutto sul palco dell’Ariston in gara con “L’albero delle noci”, che gli è valso il terzo gradino del podio, l’omonimo album debutta nella top ten degli album più ascoltati a livello mondiale nella classifica di Spotify. Il suo nome, Brunori Sas, compare accanto ad artisti di fama mondiale come Drake, e mentre in Calabria al suo ritorno la gente fa la fila fino a tarda sera per un autografo sul disco e una foto ricordo, lui dal piccolo paesino della provincia di Cosenza (San Fili), si adagia al sesto posto della Top Albums Global Debut di Spotify.
L’album “L’albero delle noci” (Island Records) è frutto di due anni di lavoro, due anni «di sottrazione e di continua ricerca» che adesso gli vengono ripagati. Quello che ne è venuto fuori è «un disco sincero, che mi rappresenta totalmente – racconta lo stesso Brunori – commovente ma non in maniera retorica. Dieci tracce che esplorano il senso del tempo, la paura di perdersi e la bellezza di ritrovarsi. Alcuni brani li ho lasciati nella loro versione più grezza, registrati al cellulare, perché avevano qualcosa di speciale che sarebbe andato perso se li avessi rimaneggiati in studio».
BRUNORI, L’EXPLOIT SU SPOTIFY E IL NUOVO ALBUM
Tra i brani più «grezzi» contenuti in questo album, c’è “Fino ara luna”, una canzone in dialetto. Anche con il vernacolo, utilizzato per la prima volta, Brunori dà un tocco in più di calabresità. «Sognavo di fare un album tutto in dialetto – aveva raccontato in una nostra intervista – ora c’è una canzone con un grande potere evocativo. Il commovente canto di un anziano che ha perso il suo amore».
Nel disco è contenuto ovviamente anche il brano con cui ha gareggiato al Festival di Sanremo, “L’albero delle noci”. Una canzone che racconta la felicità, lo stravolgimento e la paura che porta il diventare padre. «È un evento che ti segna, cambia la prospettiva su tutto – ammette –. C’è la gioia immensa, a tratti incontenibile, ma anche il timore di non essere all’altezza, di non saper proteggere a sufficienza chi ami e di poter perdere quella felicità. L’albero delle noci nasce proprio da questo sentimento bifronte: una felicità così grande da farti quasi paura, un amore che ti espone, che ti rende vulnerabile».
BRUNORI, CASA E L’ALBERO DELLE NOCI
Ma l’albero delle noci esiste davvero, è a casa sua, lo guarda dalla finestra. E per lui rappresenta «un simbolo di radicamento e di continua evoluzione. È di fronte casa mia da oltre tredici anni: lo vedo cambiare con le stagioni, resistere al vento, rinascere ogni primavera – racconta – . Mi fa riflettere sul tempo che passa e sulla vita che si trasforma. Da quell’albero è nata la canzone, quasi spontaneamente, come se fosse sempre stata lì in attesa di essere scritta».
Il sesto posto nella classifica globale di Spotfy – primo tra gli italiani, dopo di lui in ottava posizione appare Willie Peyote – rappresenta un altro traguardo raggiunto dal cantautore calabrese che ha sempre sostenuto di voler partecipare al Festival di Sanremo senza l’obiettivo della vittoria ma con l’intento di far conoscere la sua musica. Intento perfettamente riuscito visti i risultati. Il terzo posto al Festival non solo ha dimostrato il valore della sua musica ricercata e della sua penna raffinata ma lo ha anche consacrato al grande pubblico come showman.
La sua simpatia ha contagiato tutti, ma proprio tutti. Come anche la sua eleganza su quel palco così importante, tanto che lo stylist Nick Cerioni, che ha curato tutti i suoi look, lo ha definito un sex symbol. Ma Brunori Sas ha anche dimostrato che il cantautorato non è morto. E lo ha fatto nella kermesse canora più importante d’Italia e conosciuta in tutto il mondo dove, negli ultimi anni però, i cantautori veri erano sempre più un miraggio, un ricordo lontano.
Il Quotidiano del Sud.
Brunori schizza nella top ten mondiale di Spotify