Brunetta rinuncia all’aumento di stipendio
- Postato il 8 novembre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
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Brunetta rinuncia all’aumento di stipendio
Poteva essere la settimana migliore dell’anno per dirigenti del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro: l’Ufficio di Presidenza, infatti, aveva comunicato la decisione di aumentare gli stipendi dei vertici, a partire da quello del presidente Renato Brunetta. Ma, al termine di una giornata costellata dalle aspre critiche di tutto il mondo politico, l’ex ministro ha dovuto fare un passo indietro.
I 60mila euro in più all’anno per il presidente del Cnel hanno alzato un vero polverone, con l’opposizione in rivolta e gli stessi partiti della maggioranza che non hanno nascosto il loro disappunto. Da Palazzo Chigi infatti, sarebbe trapelata l’irritazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni per una scelta definita «inopportuna» e «non condivisibile». Molto più plateale è stata la reazione della Lega. La deputata del Carroccio Tiziana Nisini ha detto: «Gli aumenti in piena autonomia degli stipendi al Cnel, a partire dal presidente Renato Brunetta, sono da riconsiderare». Per questo, «presenteremo un’interrogazione e una norma in finanziaria che vada nella direzione inversa».
Dal canto suo, in un primo momento il Cnel aveva rivendicato la totale «regolarità e legittimità» dell’iniziativa. L’organo istituito dalla Carta infatti ha sfruttato la sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il tetto massimo per gli stipendi dei dirigenti pubblici, un tempo fissato a 240mila euro. «Il Cnel- si legge nella nota diffusa - non ha effettuato alcun “adeguamento”, ma si è limitato a dare doverosa applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n.135 del 9 luglio 2025, che ha ripristinato a decorrere dal 1° agosto u.s. il tetto retributivo dei 311.658,53 euro». Una motivazione che non ha convinto il centrodestra, figurarsi l’opposizione al governo. «Niente salario minimo, ma sono aumentati gli stipendi dei vertici Cnel e di Brunetta», è stato il commento caustico del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
Ancora più duro un altro ex premier, il capo di Italia Viva Matteo Renzi, che ha attaccato anche Meloni: «Io volevo abolire il Cnel, lei invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d’oro Renato Brunetta. Il ceto medio paga le tasse, il Cnel le spende con Brunetta». Non poteva poi mancare la consueta richiesta di “riferire in Parlamento” da parte del Partito democratico. Con la piccola variazione sul tema che, questa volta, i dem avrebbero voluto ascoltare il numero uno del Cnel. In serata, dopo la rivolta di tutto l’arco parlamentare, è arrivato il comunicato con cui Renato Brunetta ha annunciato la revoca dell’aumento degli stipendi. «Come presidente del Cnel non voglio in alcun modo che dall’applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte Costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell’istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l’azione del Governo», ha chiarito. «Per queste ragioni prosegue il comunicato - provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza, relativa al recepimento». «Lo faccio con senso di responsabilità e con l’intento di tutelare il prestigio del Cnel», ha chiosato Brunetta. Una decisione accolta positivamente da destra a sinistra; forse meno dai dirigenti del Cnel.