Brignone "butta via" le stampelle: primi passi sul tapis roulant dopo 70 giorni di fermo. Domani l'omaggio di La Salle
- Postato il 13 giugno 2025
- Di Virgilio.it
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Dopo 70 giorni finalmente non c’è una stampella a sostenere il peso del corpo di Federica Brignone. “E Dio solo sa quanto ho aspettato questo momento”, esclama la fuoriclasse di La Salle, che allo J Medical Center di Torino ha fatto un altro step nel suo percorso di recupero fisico dopo l’infortunio subito a inizio aprile sulle nevi dell’Alpe di Lusia. Così anche la prima passeggiata sul tapis roulant ha avuto un significato tutto speciale: Fede l’ha affrontata senza l’ausilio delle stampelle, tornando a camminare dopo due mesi abbondanti nei quali non poteva muoversi senza il sostegno di stampelle o altri apparecchi.
- Due mesi difficili, ora si entra in una fase nuova
- "Pazienza", parola chiave: Fede non vuole avere fretta
- Domani La Salle le affiderà le chiavi del paese
Due mesi difficili, ora si entra in una fase nuova
Tutto, insomma, procede secondo programma, anche se a dire il vero un programma “non c’è”, nel senso che Fede sa perfettamente che deve vivere alla giornata. “Quello che ho cercato di fare in questi due mesi è vivere non come una malata, ma come qualcuna in grado di fare quante più cose possibili, seppur limitata nei movimenti.
Certo, avrei voluto essere da qualche parte in giro per il mondo a fare surf o ad andare in bicicletta, ma la mia routine è stata un po’ tanto differente. Qualche giorno è stata veramente dura arrivare a sera senza essere stanca, ma quando mi sentivo in forze ho cercato sempre di fare qualcosa, anche uscire e andare a cena fuori.
Chiaro che in alcune giornate la noia è stata tanta, perché non potendo guidare e neppure andare in bagno da sola o spostare un piatto dalla tavola, beh, capite voi che c’è stato da stringere i denti. Non sono mai stata abituata a stare ferma, questi due mesi me li porterò dietro per tutta la vita”.
“Pazienza”, parola chiave: Fede non vuole avere fretta
Le prime camminate sul tapis roulant sanno un po’ di ritorno alla normalità, anche se la strada da percorrere è ancora piuttosto lunga e accidentata. “Pazienza rimane la parola chiave in questa fase della mia esistenza. Milano-Cortina resta l’obiettivo da raggiungere, ma voglio essere molto prudente e non mi sbilancerò certo adesso nel dire se potrò gareggiare o meno.
Adesso conta recuperare la mia salute, e già sapere di non dovermi operare al crociato è stata una buona notizia, perché se l’avessi fatto non avrei avuto la finestra temporale per rientrare in tempo per i giochi. Adesso so che devo lavorare per poter rimettere gli scarponi nel minor tempo possibile, e questa è una grande motivazione”.
Conterà poi trovare anche il giusto feeling mentale: “La fiducia nei miei mezzi andrà ritrovata e non sarà facile. Non dico che avrò paura del post infortunio, ma dal momento che sto pensando solo a quello che mi aspetta so bene che arriverà il giorno in cui la mia testa mi dirà che dovrò gestire con positività questo ritorno alle competizioni”. Tante colleghe e rivali le hanno manifestato la loro vicinanza, “e questa è una bella testimonianza d’affetto, perché mi hanno trasmesso tanto amore”.
Domani La Salle le affiderà le chiavi del paese
Domani, sabato 14 giugno, alle 18 Federica è attesa a La Salle, dove il sindaco Loris Salice e le autorità locali hanno deciso di omaggiare la “loro” campionessa affidandogli simbolicamente le chiavi della città. Sarà un momento emozionante e anche molto particolare per Fede, un ulteriore atto volto a celebrare una stagione super che l’ha vista trionfare sia in Coppa del Mondo, sia ai mondiali di Saalbach, col rimpianto di quell’ultima gara stagionale sulla Mediolanum che l’è costata l’infortunio e la grande paura di non riuscire a recuperare in tempo per Milano-Cortina 2026.
“Adesso avrei voluto fare tutt’altro, starmene al mare o cominciare a lavorare forte per la nuova stagione, ma è proprio il caso di dire che mai come ora debbo fare un passo alla volta per tornare a essere la Fede che ero prima di quel maledetto 3 aprile”. E una testimonianza in più d’affetto in questi casi non fa proprio male.