Brian

  • Postato il 3 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Brian

Tutto era iniziato con una battuta contenuta in un trailer de “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, film del 1985 diretto e interpretato da Clint Eastwood, quando un cacciatore di taglie dice al suo compare: “Non è difficile stargli dietro. Semina morti sul suo cammino”. E’ così che Brian, il protagonista di questo curioso romanzo di Jeremy Cooper, storico dell’arte e appassionato di collezionismo, si avvicina a quella strana, inspiegabile passione chiamata cinefilia. Ovvero, stando al dizionario Treccani, “amore per il cinema, per la storia del cinema e il mito del cinema”, anche se nell’accezione comune la parola assume spesso connotazioni più morbose che bordeggiano l’ossessione. 

 

Germinato, pare, da una simile esperienza compiuta dall’autore negli anni Ottanta al National Film Theatre (oggi British Film Institute Southbank), Brian trova nell’esperienza di vedere film vecchi, di archivio, e discuterne con altri attestati sulla sua medesima lunghezza d’onda un qualcosa di liberatorio. Fino a quel momento la sua era stata la vita semplice e mesta dell’emarginato, del reietto, di chi non riesce a trovare un posto nella società. E come tutti i solitari Brian aveva imparato ad affezionarsi a una routine di gesti fissi piuttosto che a persone in carne e ossa. Giorno dopo giorno le stesse azioni, un panino mangiato sempre nello stesso bar italiano, il ritorno a casa, il bagno caldo e la serata davanti alla tv. Perfino il taglio di capelli ha seguito una scadenza rigorosa, ovvero ogni sei settimane. E i rari tentativi di spezzare questo schema si sono risolti tutti in un disastro.

 

“Nei primi anni della sua vita lavorativa aveva fatto il possibile per integrarsi, ma non sapeva cosa dire, a nessuno. All’interno di un gruppo si sentiva spinto ai margini e si rendeva presto conto che la sua presenza era per lo più irrilevante”.

 

Entrato con molta circospezione nel gruppo di habitué che regolarmente frequentano le proiezioni al BFI, Brian inizialmente ha molto timore a esprimere il suo parere, ma lentamente il timore, gli impacci che lo hanno sempre reso goffo si sciolgono e trova il coraggio di dire la sua, con serenità, entrando in una speciale confidenza soprattutto con uno di loro, Jack.

 

A rivelarsi singolare però, piuttosto che la storia, è il modo in cui Cooper ci racconta la vita di Brian e il suo tentativo, passo dopo passo, di rifarsi una vita imparando dal cinema “le infinite modalità di approccio, tutte interessanti, tutte meritevoli di discussione”.

     

Jeremy Cooper
Brian
Atlantide, 192 pp., 19 euro

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Autore
Il Foglio

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