Bovalino c’è, per disabili, anziani e indigenti, ma a prendersene cura sono i volontari dell’Auser

  • Postato il 15 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La frase che più spesso ripete Antonio Pecorella, ex carabiniere in pensione, “qui c’è il nulla, non c’è un cinema, un luogo aggregativo, un’alternativa sana alla pericolosità della strada, abbiamo il nulla al quadrato”. Qui è Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, dove Antonio è tra i fondatori e animatori del circolo “Auser – Noi ci siamo”. Auser è una rete nazionale di associazioni di volontariato finalizzate soprattutto al sostegno e all’invecchiamento attivo degli anziani. Ma a Bovalino il circolo Auser fa davvero di tutto. “La mia giornata non ha un orario di inizio e di fine, perché l’Auser qui è punto attrattivo in generale, chi ha un problema si rivolge a noi”, racconta Antonio. “L’ultimo caso in ordine cronologico? Una famiglia di indiani che doveva portare la figlia nata con un problema cardiaco, e operata a Taormina in Sicilia, a fare un controllo: il viaggio gli sarebbe costato oltre mille euro quando il padre ne guadagna settecento. Abbiamo portato la famiglia all’ospedale, poi li abbiamo rifocillati al ristorante e riportati a casa”.

Pane, doposcuola, bocce: le mille attività del circolo

Le attività sono davvero molteplici. Anzitutto, la distribuzione alimentare: “Andiamo a prendere le derrate due volte a settimana al Banco Alimentare che dista 110 chilometri da qui, derrate destinate a una lista di quasi 120 famiglie, anche se a volte dobbiamo purtroppo alternare la distribuzione. Per noi ogni volta sono venti euro di benzina, ma la dividiamo. Però c’è anche la distribuzione del pane sfornato, un’idea nata durante il covid, grazie a due panificatori che ogni tanto ci regalano 10, 15 chili di pane che noi diamo alle famiglie”.

C’è, poi, il doposcuola per i ragazzi che non si possono permettere un’insegnante privata, “abbiamo insegnanti in pensione, tra cui mia moglie, che si occupano di loro”. E con gli anziani? “Ci ritroviamo due volte a settimana, per ‘idee’ di lettura a voce alta. E poi ci sono quelli che sono invece nelle Rsa: lì andiamo a Natale, Pasqua, l’estate, portiamo alcune attività, un maestro di musica, alcune canzoni, spesso quelle del loro tempo, poi condividiamo anche un dolce preparato dalle nostre volontarie”.

A Locri c’è, tra l’altro, un centro neurologico per persone nate con gravi malformazioni: “Qui”, spiega sempre Antonio, “abbiamo realizzato un campo di bocce per le persone che non camminano e un progetto con il gruppo paralimpico di bocce. A volte guardiamo un film insieme o ascoltiamo della musica e spesso, poiché c’è carenza di infermieri, li imbocchiamo per evitare che l’ultimo della fila mangi freddo”. Davanti al centro, i volontari hanno anche estirpato erbacce e messo a dimora alberi da frutta, “con il solo scopo che ne beneficino i ricoverati”.

Ma non è tutto: esiste anche un “servizio cimitero”, per chi non ha la macchina. Come funziona? Semplice: la domenica, dopo la messa, gli anziani che vogliono andare a visitare i propri cari al cimitero vengono accompagnati dal nostro personale. Un altro servizio ancora è l’accompagnamento a fare la dialisi, sempre per chi non sa come spostarsi: l’ospedale dalla stazione ferroviaria dista più di cinque chilometri. E poi d’estate, c’è un servizio in più: la cosiddetta sedia “JOB”, acronimo di “jammo ‘o bagno”. “Con tre volontarie portiamo in acqua la persona disabile su una sedia galleggiante”. Per i ragazzi c’è anche la possibilità di andare a un maneggio e vedere i cavalli, molti non li hanno mai visti.

Le istituzioni? Strette di mano e pacca sulle spalle

I soldi sono pochi e le forze anche, però il circolo accoglie anche chi fa il servizio civile, anche se ogni ragazzo assegnato ha un costo burocratico di circa 100 euro. Spesso poi arrivano ragazzi molto qualificati, “abbiamo avuto una sociologa, delle educatrici, due psicologhe che poi sono rimaste nell’associazione”.

E le istituzioni? Cosa fanno? “Le istituzioni ti stringono la mano, ti dicono ‘fai cose grandi, ti danno la pacca sulle spalle. Si tesserano, magari, ma qui c’è miseria e i soldi non ci sono”, commenta Antonio.

Anche se la sede del circolo viene concessa dalla Curia, le persone accolte sono di diverse religioni. E l’aiuto è anche verso chi arriva da lontano, “una volta c’è stato uno sbarco e ci siamo precipitati a portare nutella, biscotti e latte, oltre all’acqua”. Un’altra volta, invece, è arrivata la tristissima di una notizia di una giovane madre immigrata che si è tolta la vita. “Il sindaco non aveva la macchina per andare a fare il riconoscimento della salma, lo abbiamo portato noi insieme a due assistenti sociali, e poi li abbiamo riportati a casa”.

Come si fa a fare tutto? Dove trovare forze ed energie per tutti questi fronti? Per Antonio la risposta è semplice. “La moneta con cui siamo ripagati, ovvero il sorriso ed il grazie di queste persone. La sera ripensi a cosa hai fatto e piano piano ti addormenti. In pace”.

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Il Fatto Quotidiano

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