Bosnia, chiesto mandato di cattura internazionale per il leader serbo Dodik. Ora si trova in Israele
- Postato il 27 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Milorad Dodik, accusato di attentato all’ordine costituzionale, non ha risposto alla convocazione da parte della procura e ora su di lui è stato emesso un mandato di cattura internazionale dalla procura, ricevuto dal tribunale di Stato di Sarajevo. Il leader nazionalista serbo-bosniaco e presidente della Republika Srpska – l’entità a maggioranza serba del Paese balcanico insieme alla Federazione croato-musulmana – attualmente si trova in Israele. Analoghi ordini di arresto e per le stesse accuse erano stati emessi il 17 marzo a carico del presidente del parlamento Nenad Stevandic e del premier Radovan Viskovic, che però non è uscito dal Paese. Questi provvedimenti riguardano il territorio della Bosnia-Erzegovina (anche se in Republika Srpska non viene osservato) ma non l’estero dal momento che non è stata coinvolta l’Interpol con un mandato di cattura internazionale. Entrambi infatti, pur destinatari di un mandato di arresto interno, hanno attraversato la frontiera di stato, evitando le procedure di controllo frontaliere prescritte dalla legge. Sia Dodik che Stevandic, ma non insieme, si sono recati in Serbia, con il primo che ha poi proseguito per Israele, mentre il secondo ha fatto ritorno in Bosnia-Erzegovina in maniera ancora sconosciuta.
L’uscita dalla Bosnia senza controlli – A fine febbraio, il parlamento della Republika Srpska ha adottato un provvedimento che vieta l’attività e la validità delle decisioni del tribunale e della Procura di stato di Bosnia-Erzegovina sul territorio dell’entità. Cosa questa che renderebbe invalide tutte le decisioni sui mandati di arresto. Arresto che non è stato eseguito finora nei confronti dei tre dirigenti serbo-bosniaci per timore di forti reazioni popolari e disordini nell’entità serbo-bosniaca. La polizia di frontiera bosniaca ha avviato nei giorni scorsi indagini per accertare il modo in cui Dodik è riuscito ad attraversare il confine fra Bosnia-Erzegovina e Serbia il 24 marzo, quando in serata ha partecipato con il presidente serbo Aleksandar Vucic a una cerimonia di commemorazione per le vittime dei bombardamenti Nato sulla Serbia nel 1999. Successivamente da Belgrado è partito per Israele. Sembra che Dodik e i suoi collaboratori abbiano passato la frontiera a un valico privo di ogni controllo di polizia. In Israele Dodik partecipa a una conferenza sull’antisemitismo, e il suo ritorno in Bosnia-Erzegovina è previsto per il 28 marzo. A fine febbraio il leader serbo-bosniaco era stato condannato a un anno di carcere e sei di interdizione da ogni attività politica per disobbedienza alle delibere dell’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt. Cosa questa che aveva causato la reazione del parlamento serbo-bosniaco con il divieto all’attività degli organi di giustizia e polizia in Republika Srpska.
I precedenti – Nei giorni scorsi Dodik aveva dichiarato che, l’unica via d’uscita alla profonda crisi della Bosnia-Erzegovina (BiH) è di scegliere tra la conclusione di un nuovo accordo istituzionale o di andare a una separazione fra le due entità che compongono il Paese. “La Republika Srpska (Rs) è in un’ottima posizione, e una per una le restituiremo le competenze che le appartengono. La Republika Srpska e il popolo serbo non hanno nulla a che fare con la Bosnia-Erzegovina, che è un Paese impossibile. E l’unica soluzione è o un nuovo accordo o separarsi“, ha detto Dodik in un post su Instagram, ripreso dai media serbi. Posizione da lui confermata in una intervista al quotidiano belgradese Politika, nella quale ha annunciato la sua intenzione di ricandidarsi nelle prossime elezioni alla presidenza della Republika Srpska. Ribadendo la sua convinzione secondo cui il Tribunale e la Procura di BiH sarebbero organi incostituzionali sotto il controllo di clan criminali, Dodik ha detto che contro la Republika Srpska si sta conducendo “un’azione ibrida organizzata con l’obiettivo di decapitarla politicamente e istituzionalmente”. Un piano diretto a “lasciare l’entità senza leadership politica, consentendone l’indebolimento, a favore di una sempre maggiore centralizzazione” della BiH. E tutto ciò, ha osservato, grazie alle decisioni illegali di uno “straniero” (l’Alto rappresentante internazionale in BiH, il tedesco Christian Schmidt, ndr) , che non ha alcuna legittimità e che crede di poter legiferare a suo piacimento e imporre delibere a danno dei serbi. Dodik ha poi confermato che il 9 maggio sarà sulla piazza Rossa a Mosca, per le celebrazioni solenni dell’80° anniversario della vittoria sul nazifascismo.
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