Bombe robot e fanteria, così l'Idf si prende Gaza City
- Postato il 16 settembre 2025
- Estero
- Di Agi.it
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Bombe robot e fanteria, così l'Idf si prende Gaza City
AGI - Una vera guerra di fanteria, per quella che con molta probabilità rappresenterà la più grande operazione di terra nella Striscia di Gaza da quando è iniziato il conflitto. L'obiettivo dell'operazione Carri di Gedeone 2, è infatti la resa totale di Hamas e per raggiungerlo il governo guidato da Benjamin Netanyahu, insieme ai vertici militari, ha ritenuto imprescindibile l'invasione via terra, con le sue brigate che stringeranno piano piano un anello attorno alla città.
L'avanzata dei carri armati israeliani
A poco più di un'ora alla mezzanotte, unitamente ai bombardamenti dal cielo, arriva la notizia che i tank di Tsahal sono entrati in via Al-Jalaa, nel cuore di Gaza City, confermando le indiscrezioni che da inizio giornata davano centinaia di carri armati, mezzi corazzati e anche bulldozer israeliani lungo il confine Nord della Striscia pronti per la conquista. L'assalto è dunque partito, con due divisioni pienamente operative a Gaza City, la 162 e la 98, oltre alla 99 che sta circondando la città e si occupa di fornire protezione. E nei prossimi giorni è previsto l'arrivo anche della divisione 36.
Presenza dei comandanti in prima linea
A dimostrare l'enorme significato dell'operazione, la presenza in prima linea del capo di Stato maggiore dell'Idf, Eyal Zamir, e del capo del comando meridionale, Yaniv Asor, entrambi in prima linea nei combattimenti.
Il ruolo dei droni e dei veicoli senza pilota
Non manca, naturalmente, il supporto dell'aviazione, fornito da droni e aerei, ma il fulcro della missione, avviene via terra, anche attraverso l'utilizzo di una tecnica che sta rivoluzionando la guerra nell'enclave palestinese. Veicoli senza piloti guidati nel cuore di Gaza, per scardinare avamposti di Hamas, tunnel, trappole e limitando al contempo la perdita di soldati.
Esplosioni e 'bombe robot'
Un sistema che ieri sera ha dato vita a una serie di esplosioni, udite non solo all'interno della striscia, ma - come riferiscono fonti locali - anche nello stesso Stato ebraico. Boati, dunque, non solo derivanti esclusivamente dai raid dell'aviazione israeliana, bensì dall'unmanned M113, definite anche 'bombe robot'.
Tecniche di guerra innovative
Un metodo già utilizzato in Libano contro Hezbollah, ma anche nella stessa guerra di Gaza nell'operazione di Rafah, che prevede l'introduzione nei territori di veicoli M-113 telecomandati ripieni di materiale esplosivo con lo scopo di distruggere edifici e infrastrutture, per preparare il terreno in vista dell'ingresso di altre forze.
Dichiarazioni del portavoce dell'Idf
Il portavoce dell'Idf ha spiegato che questa tattica permette di distruggere infrastrutture e settori disseminati di trappole esplosive e postazioni sotterranee.
L'M113: da veicolo corazzato a robot
L'M113 (noto in Israele come "Zelda") è un modello di veicolo corazzato sviluppato per l'esercito degli Stati Uniti negli anni '60. Israele li ha gradualmente eliminati nell'ultimo decennio e li ha sostituiti con modelli più recenti come l'Eitan e il Namer. Ma una gran parte, sono stati convertiti in robot telecomandati, utilizzati per la ricognizione, lo sminamento o il trasporto di materiale, al fine appunto di ridurre significativamente le perdite dei soldati.
Nuove tecnologie nella guerra a Gaza
I rapporti sull'uso di M113 senza pilota fanno parte di una storia molto più ampia sulle nuove tecnologie nella guerra in corso a Gaza. L'Idf ha implementato - e utilizzato per la prima volta - diversi nuovi sistemi, dai nuovi mirini intelligenti ai mortai di precisione. Molte di queste tecnologie erano già in fase di sviluppo o erano state implementate nelle loro stazioni iniziali. La guerra ha accelerato la necessità e l'uso di questi sistemi per proteggere i soldati e fornire maggiori informazioni ai comandanti e un fuoco più preciso per eliminare le minacce.
La sfida di riutilizzare gli M113
Il Jerusalem Post spiega che Israele ha centinaia di M113 attivi e addirittura migliaia nei depositi. Trovare il modo di renderli rilevanti, piuttosto che lasciarli semplicemente prendere polvere, è stata una sfida. E l'offensiva di Gaza ne sta testando e mostrando i risultati.
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