Bombardieri russi distrutti da Kiev, Di Liddo: “Risposta nucleare improbabile ma non impossibile. Mosca colpita come mai prima d’ora”
- Postato il 2 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali. Alcuni media e analisti militari stanno inquadrando l’operazione con cui Kiev ha distrutto 41 bombardieri russi come motivo per una risposta nucleare da parte di Mosca. Un attacco del genere rientra tra quelli per i quali la nuova dottrina varata a novembre dal Cremlino prevede una risposta di tipo nucleare?
La dottrina russa sull’impiego delle armi nucleari, sia strategiche che tattiche, non si basa solo su valutazioni tecniche ma anche politiche che derivano dall’impatto del danno ricevuto. In primo luogo prevede che un attacco nucleare sia svolto in risposta a un analogo attacco subito o quando le autorità hanno la certezza che ne stia arrivando uno. Secondo caso: l’uso del nucleare è previsto in risposta a un attacco convenzionale su larga scala che colpisca le infrastrutture strategiche e metta a rischio la capacità russa di difendersi. Terzo caso: l’uso dell’atomica è prevista in risposta un attacco convenzionale la cui entità mette a repentaglio l’esistenza stessa dello Stato russo. Nell’ultima revisione è stato introdotto l’utilizzo del nucleare contro un paese terzo che metta il paese attaccante nelle condizioni di portare un’offensiva come quelli citati in precedenza, ad esempio fornendo supporto logistico.
A questo proposito c’è chi dice che, vista la particolare complessità dell’operazione, Mosca può presupporre che Kiev sia stata aiutata.
L’Ucraina è in grado di condurre da sola un attacco di questo tipo. Kiev ha dimostrato più volta una capacità di intelligence e una creatività operativa fuori dal comune. Parliamo di un paese in guerra dal 2014 contro una potenza nucleare che ha tre volte e mezzo la sua popolazione e risorse infinitamente superiori. Difficile pensare che in questi anni non abbia fatto tesoro dell’esperienza. Quando ti trovi in quella situazione devi lavorare fuori dagli schemi. Dal punto di vista di droni e alta tecnologia, inoltre, l’Ucraina è un paese all’avanguardia.
Dicevamo delle possibili risposte.
Rispetto all’attacco di cui stiamo parlando i tre casi di cui dicevamo sono al limite: quello contro i bombardieri è stato un attacco convenzionale su larga scala che ha colpito uno degli elementi della triade nucleare russa – il fattore aereo, che per Mosca sarà molto difficile da ricostruire – ma la capacità nucleare del paese non è compromessa: Mosca ha ancora la possibilità di lanciare missili da sommergibili, dalle piattaforme al suolo e da altri tipi di velivoli come i caccia. Inoltre questo attacco, per quanto molto pesante, non va a mettere in pericolo l’esistenza stesso dello stato russo perché non ha colpito simultaneamente una serie di assetti strategici in grado di mettere in ginocchio il paese. Le faccio un esempio: se fossero stati colpiti impianti industriali delle principali 10 città russe, il sistema paese probabilmente non avrebbe retto. Ma non è accaduto.
Che valore ha allora questo attacco?
E’ stato un attacco importantissimo. Ha quasi privato la Russia di uno degli elementi della triade nucleare, non mai era accaduto nella Storia. Tutto ciò ha un significato politico: seppur in difficoltà, gli ucraini hanno dimostrato che sono ancora in grado di fare malissimo a Mosca e non hanno paura a colpire il deterrente nucleare. Chiaro anche il messaggio all’Occidente: continueremo a combattere.
Mosca come potrebbe rispondere?
Per o motivi che abbiamo appena citato si tenderebbe a escludere o a considerare minoritaria la possibilità che i russi rispondano con l’arma atomica. Tuttavia, per quanto iper-minoritaria ed estremamente residuale, questa possibilità non può essere escludere al 100%. In questo caso, più che remoto, i russi dovrebbero decidere se usare un’arma strategica o tattica. Ma anche in quest’ultimo caso Mosca se ne assumerebbe le responsabilità politiche, perché andrebbe a rompere il tabù nucleare sul quale si fonda la stabilità internazionale dal 1945 a oggi. Se viene sdoganato l’uso dell’arma tattica l’effetto domino sarebbe imprevedibile, e l’effetto sarebbe sia psicologico che politico. Pensi al conflitto tra India e Pakistan, entrambi paesi dotati dell’arma atomica; alle due Coree o al delicatissimo equilibrio tra Iran e Israele. Tutto questo i russi lo sanno, per questo nella valutazione della risposta il calcolo deve essere lucido. Gli stessi alleati russi, a partire dai cinesi, gli sconsiglierebbero di fare una cosa del genere. E la Russia senza la Cina questa guerra non può condurla come la sta conducendo.
Quindi una risposta verosimile quale potrebbe essere?
Una delle risposte più logiche e proporzionate potrebbe essere un bombardamento massiccio e condotto su larga scala con gli Oreshnik, un missile balistico intermedio quasi impossibile da intercettare come quello usato a Dnipro, armati con testate convenzionali invece che nucleari. In questo modo Mosca sposterebbe il discorso su un piano diverso e invierebbe un messaggio chiaro al nemico.
Mosca, che è in vantaggio nel conflitto, si è dimostrata comunque vulnerabile.
Per Mosca è uno smacco, indubbiamente, ma non è la prima volta: gli ucraini hanno condotto decine di operazione di sabotaggio in territorio russo contro le strutture energetiche, hanno invaso la regione di Kurk e quella di Belgorod, affondato l’incrociatore Moskva, danneggiato il ponte di Crimea, sono stati capaci di colpire il Cremlino con un drone. Il danno materiale causato da quest’ultima operazione è gigantesco, ma il vulnus politico forse è anche maggiore: Kiev dimostra di avere ancora la capacità di colpire e fare operazioni del genere il territorio russo. Per un sistema, come quello di Mosca, che si basa sul mito dell’invulnerabilità è danno importante.
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