Bombardieri non ha pregiudizi sul referendum sulla riforma della giustizia
- Postato il 5 novembre 2025
- Di Il Foglio
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Bombardieri non ha pregiudizi sul referendum sulla riforma della giustizia
Pierpaolo Bombardieri non è uno di quelli che si nascondono dietro la formula del “vedremo”. Sul referendum per la riforma della giustizia, che separa le carriere e introduce il sorteggio per il Csm, non fa il tifo contro. E anzi, chi lo ascolta in questi giorni capisce che, al netto della prudenza dovuta al confronto interno con la sua organizzazione, il segretario generale della Uil non sarebbe affatto dispiaciuto se il “sì” dovesse prevalere.
Perché? Per una ragione di metodo e una di sostanza. Di metodo, perché Bombardieri è tra i pochi dirigenti sindacali che riconoscono che un sistema bloccato, autoreferenziale e incapace di rendere conto dei propri errori non tutela i lavoratori ma li espone. La giustizia lenta, politicizzata o inefficiente, per chi lavora, è un costo quotidiano: nelle cause civili, nei concorsi, nelle imprese che non assumono per paura di non potersi difendere.
L’idea di una magistratura più ordinata, con giudici e pubblici ministeri che svolgono funzioni diverse e controllabili, non suona come un cedimento al potere, ma come una riforma di civiltà. Di sostanza, perché la cultura della Uil è storicamente garantista. Da Bruno Trentin a Giorgio Benvenuto, la sinistra sindacale ha sempre considerato lo stato di diritto parte del welfare democratico, non un orpello borghese. Bombardieri, che su molti temi sociali ha posizioni radicali, sa però che sulla giustizia l’idea di modernizzazione coincide con l’idea di equità: meno correnti, più responsabilità individuale, più trasparenza. In queste settimane, il leader della Uil ascolta, misura le parole, prepara il confronto con la segreteria. Ma chi lo conosce sa che non crede al racconto di una riforma di destra: la legge Vassalli era di sinistra, e l’idea di una magistratura non corporativa è nel Dna del riformismo laico. Se il referendum dovesse passare, Bombardieri non lo leggerà come una sconfitta per i diritti, ma come un passo avanti per uno stato finalmente capace di trattare i cittadini – e i lavoratori – da adulti.
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