Bolzano, neonati morti per Serratia marcescens: di cosa si tratta
- Postato il 16 agosto 2025
- Di Panorama
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Tra il 12 e il 13 agosto 2025, due neonati fortemente prematuri ricoverati nella terapia intensiva neonatale dell’Ospedale San Maurizio di Bolzano sono deceduti per una grave infezione da Serratia marcescens, batterio poco noto ma molto pericoloso. Si tratta di un batterio Gram-negativo, appartenente alle Enterobacteriaceae, noto per la sua pigmentazione rosso‑arancio, un tempo usata anche come marker biologico: la famiglia è quella delle più note salmonella ed escherichica coli, ma anche di klebsiella e shigella, e le conseguenze delle sua infezione possono essere -come in questo caso- drammatiche.
Serratia marcescens, noto fin dall’Ottocento perché descritto dal farmacista padovano Bartolomeo Bizio, è un patogeno opportunista: cioè un microrganismo che in condizioni normali convive con l’ospite senza provocare malattie, ma che può causare un’infezione in caso di pazienti con difese immunitarie basse, appunto neonati prematuri o malati ricoverati in corsie ad alta intensità di cura, ed è contraddistinto da un’elevata antibiotico-resistenza. Riesce a sopravvivere anche a trattamenti d’urto che in teoria dovrebbero essere efficaci, il che rende ancora più complicato curare i pazienti infetti. Le cure infatti richiedono spesso antibiotici mirati, somministrati solo dopo un’attenta analisi microbiologica del ceppo coinvolto. Proprio per queste sue caratteristiche è tra le prime dieci cause di infezioni ospedaliere, specialmente nei reparti di terapia intensiva. Il terribile episodio di Bolzano ha immediatamente fatto partire un’indagine della Procura e l’intervento dei Carabinieri del NAS, per verificare se siano stati rispettati i protocolli di sicurezza e prevenzione.
In ospedale questo microrganismo riesce a colonizzare facilmente strumenti medici, superfici e persino dispositivi che dovrebbero essere sterili, come cateteri, respiratori e anche i saponi liquidi. Nei neonati prematuri può causare sepsi, meningiti e polmoniti, con un tasso di mortalità che può raggiungere anche il 45%, come dimostrano diversi studi scientifici. La trasmissione di questo batterio avviene principalmente attraverso il contatto, diretto o indiretto: mani non correttamente disinfettate, superfici non sanificate o strumenti non sterilizzati possono diventare vettori. In alcuni casi, la stessa acqua del rubinetto o materiali monouso riutilizzati impropriamente possono contribuire alla diffusione dell’infezione. A Bolzano, subito dopo la morte dei due neonati, è stato attivato un piano straordinario di verifica e sanificazione in tutta l’area della terapia intensiva neonatale. I neonati non infetti sono stati temporaneamente trasferiti e il personale sanitario è stato rafforzato. In parallelo, sono in corso le indagini giudiziarie per capire come si sia potuto sviluppare il focolaio, se i protocolli di prevenzione sono stati rispettati e se ci sono state falle nella gestione dell’igiene. In situazioni come questa, è importante ricordare che la prevenzione è l’unico vero scudo contro infezioni ospedaliere di questo tipo. Il lavaggio corretto delle mani, la disinfezione degli ambienti, la gestione attenta dei dispositivi medici e la sorveglianza attiva da parte del personale sanitario sono elementi fondamentali per evitare tragedie.