Bologna distribuisce pipe gratuite per il crack per ridurre le infezioni tra i consumatori. Polemiche dal centrodestra

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il Comune di Bologna distribuirà pipe gratuite ai consumatori di crack. La misura ha l’obiettivo di ridurre le patologie secondarie – come sanguinamenti, tracheiti e infezioni – causate dall’utilizzo di strumenti sporchi o di fortuna. Sperimentata negli ultimi 18 mesi, l’iniziativa è stata confermata dall’assessora alla Sicurezza, Matilde Madrid. A distribuire le pipe fatte di alluminio saranno gli operatori di strada dell’Asp locale, affiancati da un’équipe sanitaria, che le forniranno anche negli spazi di Fuori Binario, in via Carracci, vicino alla Stazione Centrale. Nei primi sei mesi del 2025 sono state 293 le persone seguite da Fuori Binario, oltre 7.300 i contatti. Dal punto di vista economico, i costi saranno di circa 3.500 euro per fornire 300 pipe, e saranno sostenuti dal Comune.

Lo racconta l’edizione locale di Repubblica. Le persone prese in carico per dipendenza da crack dalla Ausl di Bologna nel 2025 sono state 518. Appena un anno prima erano 456, il 25% in meno, mentre il numero nel 2023 si fermava a 353. Nel 2024 erano state circa 70 le persone che si erano rivolte al Sert per iniziare un percorso di uscita dalla dipendenza. “Il crack – spiega l’assessora Madrid – è una sostanza con gravi effetti sulla salute. La riduzione del danno serve a intercettare i consumatori: il 55% sono italiani. Con strumenti adeguati si riducono patologie secondarie come sanguinamenti, tracheiti e infezioni, spesso causate dall’uso di materiali improvvisati e condivisi”. Per questo motivo il comune fornirà anche kit per il drug checking, il controllo e l’analisi delle sostanze prima del consumo. Per le persone che si rivolgeranno al servizio di via Carracci saranno disponibili anche spazi di decompressione, pasti, cineforum e laboratori. Lo scopo di queste attibità sarà costruire una relazione di fiducia con l’utente per poterlo accompagnare lungo i percorsi di cura. Bologna è capofila della Rete Elide, un network di enti locali per l’innovazione del consumo, nato nel 2023, che a novembre porterà alla Conferenza nazionale sulle dipendenze la richiesta di legalizzare le stanze del consumo, una realtà che al momento esiste già in oltre 100 città europee.

Il progetto del comune di Bologna, la cui giunta è a guida Pd, non ha lasciando indifferente il centrodestra. “Denunciamo Lepore e la sua giunta per incitazione al consumo e allo spaccio di droghe”, ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna. “Distribuire pipe gratis per consumare crack, usando soldi pubblici, è inaccettabile e pare una vera istigazione a delinquere. Il Comune sembra aiutare lo spaccio anziché combatterlo, in una città già ai primi posti in Italia per traffico di sostanze”. Il partito ha annunciato il ricorso alla Corte dei Conti per l’uso dei fondi comunali: “Bloccheremo con ogni mezzo questa follia. Lepore si comporta più da spacciatore che da tutore della legalità. Dopo la denuncia per istigazione a delinquere andremo alla Corte dei Conti: i soldi dei bolognesi non si possono sprecare così”. Parole simili sono arrivate anche da Marco Lisei, senatore vicino a Giorgia Meloni, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare: “Bologna ha deciso che con i soldi pubblici pagherà le pipe del crack per tenere così i tossicodipendenti nella gabbia della droga, una scelta che incentiva l’assunzione di cocaina ed eroina. Siamo di fronte a un Comune spacciatore“. Per Lisei non è da escludersi una denuncia per istigazione a delinquere nei confronti di Lepore e della giunta.

La destra proporrà anche un’interrogazione in comune e una al Parlamento Ue, per verificare la compatibilità con la normativa europea. Gli esponenti leghisti Anna Cisint, europarlamentare, e Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna, hanno definito la scelta una “follia” dal punto di vista umano e politico. In una nota congiunta, i consiglieri comunali Samuela Quercioli (Bologna Ci Piace) e Gian Marco De Biase (Al Centro Bologna) hanno dichiarato che la proposta “viola i principi costituzionali e mette seriamente in dubbio il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”.

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Il Fatto Quotidiano

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