Bolloli: la sinistra riparte da Prodi e Occhetto

  • Postato il 5 gennaio 2025
  • Di Libero Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni
Bolloli: la sinistra riparte da Prodi e Occhetto

C'è aria fresca a sinistra. Un insospettabile attivismo dalle parti del Pd, ma chi pensa a nuove leve coltivate nel vivaio del Nazareno si sbaglia: l'asso nella manica di Elly Schlein sono le “vecchie glorie” come Romano Prodi e Achille Occhetto, per l'occasione in prima linea contro la famigerata “tecnodestra”, nuovo spauracchio dell'opposizione ossessionata da Elon Musk. E sia detto con rispetto, ma i due guru dei compagni sono i leader di un tempo passato, perfino per i progressisti: la “gioiosa macchina da guerra” con la quale Occhetto si schiantò alle elezioni del '94 da tempo infatti è ferma ai box e pensare di rianimarla è impresa ardua. Loro comunque ci provano attaccando l'esecutivo in carica, sollecitando alleanze contro «il nuovo autoritarismo che cavalca la fumosa e fumogena suggestione della “democrazia illiberale”», ha scritto ieri l'ex segretario del Partito comunista in un commento su Repubblica, il quotidiano prima ossessionato dal pericolo del ritorno del fascismo e oggi dalla “tecnodestra”, o forse da tutti e due insieme.

Ha cominciato Ezio Mauro, hanno proseguito altri illustri commentatori della stessa area, tutti convinti che con l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump con a fianco il patron di X siamo finiti. «Forse non ce ne stiamo ancora accorgendo», continua Occhetto nella sua analisi, ma «il pianeta rischia di essere dominato da una tecnocrazia che si fa politica di cui l'immenso potere non si fonda sul consenso popolare. Ma che da un lato si sovrappone al controllo democratico e, dall'altro, trova la sua fallace legittimità innestandosi dentro nuove forme di potere “populista” sorretto da un popolo che da sovrano si fa suddito. Come vorrebbero su scala più mediocre i nostri cosidetti governanti». E quindi l'obiettivo per il compagno Occhetto è una grande rivoluzione delle sinistre unite, una sorta di nuovo campo largo nonostante i precedenti fallimenti, perché, aggiunge, «ci sono momenti storici in cui rivoluzionari, riformisti e moderati devono trovare il coraggio morale di unirsi. Per difendere la democrazia», evidentemente per lui minacciata da Giorgia Meloni e dal suo esecutivo.

 

 

 

Anche Prodi di recente è tornato a farsi sentire per dettare la sua linea. Il professore bolognese gode ancora di largo seguito e ci sarebbe il suo zampino dietro l'operazione centrista di una nuova Margherita, che però brucia un nome dopo l'altro e attende ancora di sbocciare. È quell'ala cattolica dei dem che sarà in prima fila il 18 gennaio a Milano all'evento organizzato dal senatore Graziano Delrio, che ha già scelto il nome per la nuova creatura: “Comunità democratica”.

Si sa che, oltre all'ex premier, parleranno alcuni padri nobili dei “cattolici adulti”, come Pierluigi Castagnetti e intellettuali d'area come Ernesto Maria Ruffini, l'ex numero uno dell'Agenzia delle Entrate già ospite il 9 dicembre a Roma dell'appuntamento voluto dagli ex Ppi Lucio D'Ubaldo e Beppe Fioroni con il bergogliano padre Francesco Occhetta. Ci saranno varie personalità del mondo culturale e politico sebbene Delrio tenga a chiarire che «“Comunità democratica” è una associazione e non una corrente del Pd». Insomma, la segretaria Schlein non deve temere fronde interne, dicono loro.

In sintesi, le elezioni politiche sono ancora lontane e il governo Meloni è il più stabile d'Europa però dall'altra parte stanno provando a organizzarsi in ogni modo: un nuovo centro a sinistra del Partito democratico, il federatore misterioso che viene evocato nei conciliaboli del Transatlantico, il papabile candidato di un futuro centrosinistra unito che tanto unito non è.

 

 

 

L'ultima grana è quella sarda, con la governatrice Todde che rischia la decadenza, ma il tema riguarda più i Cinquestelle che il Pd. Poi c'è il pasticcio campano, nel senso del presidente De Luca intenzionato a non mollare la poltrona e a candidarsi ancora nonostante i veti del suo partito, c'è la Puglia con Michele Emiliano e l'ex sindaco di Bari Antonio Decaro da non scontentare; ci sono i voti da riconquistare e i debiti ereditati da saldare. C'è, soprattutto, il popolo della sinistra da rimotivare e un progetto politico che sembra ancora incerto, diviso sulla politica estera, sulle ricette per il lavoro, sulle battaglie da fare. La segretaria Schlein ostenta tranquillità e annuncia che il 2025 sarà l'anno del rilancio per i dem, anche se poi evita di spiegare nel dettaglio in cosa consista questa svolta che finora non si è vista. Comunque alla fine Elly sta serena: può contare su due pezzi da novanta come Prodi e Occhetto.

 

 

 

Continua a leggere...

Autore
Libero Quotidiano

Potrebbero anche piacerti