Boléro – Ravel tra flamenco e danza classica: applausi per Bernal e il mito Luciana Savignano

  • Postato il 20 dicembre 2025
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Boléro - Ravel

Genova. Applausi calorosi, anche se qualcosa di più ci si sarebbe aspettati all’ingresso in scena per il saluto finale del mito Luciana Savignano al Teatro Carlo Felice per il debutto di Boléro-Ravel, spettacolo a cura di Daniele Cipriani, che ne è anche produttore attraverso la sua Daniele Cipriani Entertainment, con il ballerino di flamenco Sergio Bernal protagonista. Savignano, classe 1943, étoile della Scala, è stata, tra le tante interpretazioni indimenticabili, colei che ha dato corpo e anima alla celeberrima coreografia del Bolero firmata da Maurice Béjart e di cui, per fortuna, si trova traccia ancora in rete. In platea diversi, purtroppo, non hanno colto chi avevano di fronte. Lo spettacolo ha sostituito in corsa Coppélia, originariamente previsto in cartellone, ma saltato a causa di un incendio che ha distrutto scenografie e costumi.

Un viaggio nella vita e nelle musiche di Maurice Ravel, di cui ricorre il 150esimo dalla nascita, raccontato da due strilloni (gli attori Alessandro Ambrosi e Marco Guglielmi su testo di Vittorio Sabadin e regia di Anna Maria Bruzzese) che fanno a gara a chi vende più giornali ripercorrendo le fasi della vita del compositore tra il mancato apprezzamento durante gli anni del conservatorio, alle prese con scandali e sperimentazioni a volte non capite, i tentativi falliti di arruolarsi per la prima guerra mondiale e i problemi di salute.

Il racconto intervalla quattro momenti dedicati alle composizioni di Ravel: la Rapsodie espagnole, con la coreografia e l’interpretazione di Sergio Bernal, mostra un Bernal in una versione meno “da bailaor” anche nel costume (bianco) e nell’atmosfera (sfondo azzurro) in cui mostra comunque una buona impostazione classica. Pregevole il momento in cui il ritmo delle nacchere è sottolineato dai movimenti rapidissimi delle gambe senza il classico zapateado (la battuta dei piedi per far rumore coi tacchi).

Pavane pour une infante défunte, firmata da Simone Repele e Sasha Riva, è stata una magia evocativa con Luciana Savignano, supportata da Luca Curreli e Jacopo Giarda, protagonista di un gioco di ombre basato soprattutto sui movimenti delle braccia sempre pregevolissimi, della grande danzatrice.

La Valse, coreografia di Francesco Nappa, interpretata da Anbeta Toromani e Alessandro Macario in prima assoluta, accontenta anche gli amanti del balletto più classico tra valzer ed evocazioni jazz restando sempre su livelli eterei sottolineati anche dal gioco con un lungo velo che cala dall’alto.

Infine il Boléro coreografato da Rafael Aguilar, con Sergio Bernal e i danzatori della Sergio Bernal Dance Company introdotto proprio dalla stessa Savignano, che ha impersonato Ida Rubinstein, anche recitando. L’accenno alla coreografia di Béjart mostra che il tempo, per Savignano, non passa e che la bellezza di quei movimenti è destinata a restare immortale. La versione di Bernal è diversa, ma non per questo meno apprezzabile. Le sottolineature di tacchi e ventagli durante l’esecuzione possono forse far storcere il naso ai puristi, ma l’esecuzione è perfetta da parte di tutti. Non c’è il tavolo, ma un cerchio di luce e il crescendo con i ballerini che si aggiungono è risolto in modo discreto usando anche gli sgabelli delle ballerine.

Apprezzabile anche la direzione di Paolo Paroni.

Repliche alle 15 e alle 20 sia oggi, sabato 20, sia domani domenica 21 dicembre.

 

Autore
Genova24

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