Boicottano Israele in nome dei diritti umani, ma tacciono sull’Iran

  • Postato il 19 giugno 2025
  • Di Il Foglio
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Boicottano Israele in nome dei diritti umani, ma tacciono sull’Iran

Al direttore - Il Senato accademico dell’Università Alma Mater di Bologna ha recentemente approvato una mozione per riaffermare il ruolo dell’Università come spazio critico e decoloniale, esplicitamente e attivamente schierato contro OGNI forma di oppressione, apartheid e violenza”. Non si riferiva alla violenza dell’Iran nei confronti delle donne o dell’oppressione di Hamas nei confronti delle libertà dei palestinesi e neppure alla violenza terroristica che i civili israeliani (di qualunque fede) sono costretti a subire da decenni. Si riferiva a Israele. Sarebbe tuttavia interessante conoscere l’opinione dei senatori della prestigiosa Università in merito a un episodio di apartheid recentemente accaduto in Italia. E su questo sarebbe bello anche conoscere il pensiero del governo e della federazione sportiva. Cos’è accaduto? Daniel Boaron, israeliano di 16 anni, ha conquistato la medaglia d’oro al Mediterranean Open di Ju Jitsu di Roma. Eppure non gli è stato permesso di salire sul podio, di sentire l’inno nazionale, di vedere la sua bandiera. La Polizia, a quanto pare, ha predisposto che la premiazione non si svolgesse “per evitare provocazioni”. La medaglia gli è stata consegnata in privato. Come lui, anche Nimrod Reeder (bronzo nella categoria -77 kg) e Mai Daniel (bronzo nella categoria -57), entrambi israeliani, non hanno potuto salire sul podio. In Italia l’apartheid nei confronti degli israeliani, persino dei ragazzini, è accettabile? 
Daniela Santus

  

Ogni volta che un’università in Italia propone di boicottare Israele l’unica domanda da porsi, oltre a queste che lei suggerisce, è una e soltanto una: se il tema di fondo è la difesa dei diritti umani, ci direste quand’è che avete promosso boicottaggi con l’Iran, prima di promuovere quelli contro Israele? La risposta non ci sarà. E tutti torneranno in piazza a intonare il famoso coro: libertà-tà-tà, ayatollah-tà-tà.

 

Al direttore - Quando Angelo Bonelli in procinto di marciare contro il genocidio degli ayatollah, stupendosi  e compiacendosi per primo della solennità del suo dire, afferma che “non si esporta la democrazia con le bombe”, dimentica che in Europa furono proprio le bombe degli Alleati a liberarci dal nazifascismo. 
Giuliano Cazzola

Non ci arrenderemo mai. Firmato Ali Khamenei, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte, Elly Schlein.

 
Al direttore - Quella che segue è una lettera aperta ad Albano Carrisi. Caro Albano. Ho letto con sconcerto che il 20 giugno si esibirà a San Pietroburgo. Mentre in Russia la vita scorre normale, nelle città ucraine la guerra imposta dal suo “amico russo” continua da tre anni a distruggere vite, case, speranze. Lei parla di “concerto per la pace”, ma in Ucraina le sirene antiaeree suonano ogni giorno, i bambini non giocano nei parchi, molte madri piangono mariti e figli. I russi bombardano scuole, ospedali, orfanotrofi, quartieri residenziali. La stampa ha documentato crimini orrendi a Mariupol, Bucha, Irpin. In nome della pace – quella vera – dovrebbe chiedere al suo amico russo di fermare i bombardamenti, di restituire i ventimila bambini deportati, di rispettare il diritto internazionale. Mattarella ha detto: “Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Federazione Russa”. Eppure lei, nel nome della pace, va a intrattenere chi ha riportato in Europa l’orrore della guerra. Forse non sa, o fa finta di non sapere, che in Russia dire “guerra” può costare 15 anni di carcere. Forse non ha visto la foto di una madre e delle sue figlie uccise mentre scappavano, o il corpo martoriato della giovane giornalista Viktoria Roshchyn, torturata a morte per aver raccontato la verità. La pace non si celebra ignorando la guerra. Si difende riconoscendo chi è la vittima e chi il carnefice. Non basta cantare per lavare via il sangue. In fondo, se Hitler l’avesse invitata a Berlino a suonare per la pace, ci sarebbe andato?
Alessandro Criserà

     
Un cittadino italiano che vuole la pace, quella giusta e duratura, non quella finta dei dittatori

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Il Foglio

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